3 P: Padre Pino Puglisi

Francesco Daniele Miceli
3 Min Leggere


Quando l’amore spezza le catene
Ci sono eroi che non sanno di esserlo e che non appaiono mai come tali. Sono uomini semplici, capaci di
trasformare la loro quotidianità in un segno eterno. Oggi, 15 settembre, Palermo ricorda Padre Pino Puglisi,
il prete ucciso dalla mafia nel giorno del suo compleanno nel 1993.

Lo chiamavano “3P”, e chi lo ha conosciuto racconta che non lottava ma amava, non faceva proclami ma seminava sorrisi, non si dichiarava antimafia ma era antiviolenza. La sua forza stava proprio in questa disarmante normalità: viveva il Vangelo come missione, senza clamori, e per questo divenne scomodo.

Nato e cresciuto a Brancaccio, quartiere povero e martoriato di Palermo, vi tornò come parroco di San Gaetano, accompagnato da un paio di suore che lo aiutavano nella vita di ogni giorno. Professore al liceo, spiegava ai ragazzi che bisognava essere “rompiscatole” portandosi in classe delle scatole di cartone da distruggere, perché solo chi rompe gli schemi può cambiare davvero il mondo.

Sognava di strappare alla mafia i sotterranei di via Hazon, un vecchio deposito trasformato in rifugio dei clan, per restituirli ai bambini come luogo di incontro e gioco.
Voleva una festa del patrono semplice, senza soldi sprecati, senza spettacoli appariscenti: “Il santo non ne
ha bisogno”,
diceva. E il suo oratorio, sempre aperto, divenne un approdo per i figli di nessuno e per la
Palermo che credeva nella speranza. È lì che la sua opera diventava rivoluzionaria: perché un bambino che
studia, che canta, che gioca, che scopre la bellezza di un’amicizia non diventerà mai soldato della
criminalità.

E così, silenziosamente, Puglisi toglieva terreno alla mafia, educando alla libertà, educando all’amore. Quanto può essere grande l’amore? Talmente grande da far tremare i potenti. E così i boss decisero di eliminarlo, proprio il giorno del suo compleanno, per dimostrare chi comanda. Non sapevano che, uccidendolo, l’avrebbero reso eterno.

Oggi la sua tomba, nella Cattedrale di Palermo, accanto a principi e sovrani, custodisce la memoria di un parroco mite e tenace, rappresentata da una grande spiga di grano: il chicco, se non muore, rimane solo, ma se muore porta molto frutto. E in fondo, Don Pino era figlio di un ciabattino: in quella bottega avrà imparato che riparare scarpe significa rimettere qualcuno in cammino. Così lui ha fatto con le anime del suo quartiere, aggiustando i passi smarriti, restituendo orizzonti. Nulla di eclatante, solo una valigia di amore capace di far rinascere la vita, anche laddove tutto sembra perduto.

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