Federica Falzone presenta il suo libro di scrittura terapeutica al Liceo “R. Settimo” per “Libriamoci”

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di Enza Spagnolo

Venerdì 21 Febbraio all’interno della manifestazione Libriamoci, la prof. Loredana Scintilla ha presentato nell’Aula Magna del Liceo Classico Ruggero Settimo di Caltanissetta il libro di Federica Falzone “Qualsiasi cosa accada, tu scrivi”, Oligo Editore,2024.

Federica Falzone è psicologa, vive e lavora a Piacenza. In questo libro racconta e si racconta in un diario che l’ha accompagnata nel percorso difficile che ha dovuto affrontare dopo la diagnosi di sclerosi multipla.

Con parole dettate da una grande forza interiore, Federica ricerca un nuovo equilibrio, con la volontà di affrontare con realismo la nuova condizione che la pone di fronte a grandi sfide con sé stessa.

Qualsiasi cosa accada, tu scrivi” diventa l’espressione di una scrittura salvifica che permette di entrare dentro ciò che le è accaduto in modo improvviso e irruento e di scandire il tempo di una riflessione e di una necessaria accettazione.

Il tempo della scrittura segue la trama dei pensieri in cui Federica ricostruisce una sua nuova dimensione per non perdersi, ma per recuperare tutta la forza necessaria ad affrontare la malattia e le cure.

Nel lungo racconto parla di sé e delle sue paure senza filtro, una confessione autentica. L’amore della famiglia e degli amici sono un balsamo e un incentivo a non abbattersi. La cura dell’amore va di pari passo con quella farmacologica e la cura di sé e una nuova concezione del tempo diventano espressione di un atteggiamento diverso nei confronti della vita.

Federica Falzone ritorna nei luoghi a lei cari, quelli del Liceo Classico che ha frequentato da studentessa in veste ora di scrittrice e di Ambasciatrice AISM, Associazione Italiana Sclerosi Multipla.

La presentazione ha visto diversi interventi tra cui quello della prof. Enza Spagnolo, critica letteraria e curatrice del romanzo di Federica Falzone Il mare che ci abita dentro,TraccePerLaMetaEdizioni,2023.

In questo romanzo Federica Falzone sperimenta un racconto a due voci, una femminile e una maschile che si alternano, si intrecciano, fino a fondersi. I pensieri di Isabella e di Lorenzo muovono le loro azioni nella costruzione di un progetto di vita volto ad affermare il desiderio di realizzazione personale e lavorativa. I giovani si interrogano sui loro desideri, compiono scelte difficili, divenendo sostegno reciproco nei momenti in cui la realtà mostra il suo volto aspro. Con coraggio e tenacia vogliono realizzare se stessi senza rinunciare ai loro sogni, decidendo di partire dalla propria terra per cercare lavoro al Nord.

Il linguaggio che Isabella e Lorenzo utilizzano è quello del cuore e le loro parole nello sviluppo della storia costruiscono nuove trame di relazioni e di affetti che consolidano esperienze lavorative in una città, che se dapprima è sentita come estranea, diverrà sempre più familiare.

La storia parte dall’esperienza biografia di Federica che, come i protagonisti del suo romanzo, ha lasciato la città di Caltanissetta dopo la laurea in psicologia per cercare opportunità lavorative in altre città del Nord.

I libri di Federica affrontano temi di grande attualità con un linguaggio e una struttura narrativa interessante e coinvolgente.

Durante l’incontro l’autrice ha letto la nota contenuta nel testo del prof. Trabucchi «La lettura del testo della dottoressa Falzone mi ha ricordato alcune parole chiave che caratterizzano mio impegno professionale: la fedeltà alla persona che soffre, il dovere di svilupparela ricerca per combattere la sofferenza, l’attenzione alla complessità che caratterizza la vita di ognuno, in particolare quando la malattia ne diviene compagna dolorosa, l’impegno per un’accurata formazione di chi è al servizio delle persone fragili nella famiglia e nei servizi. Per tutto questo, grazie dottoressa Federica».

Di seguito un estratto della voce narrante dell’autrice: «Continuo a ripetere nella mia mente, in silenzio, con fermezza nei pensieri: “Io ho la sclerosi multipla, io ho la sclerosi multipla”. Lo faccio mentre lascio lo sguardo tra il cemento e la cupola di una chiesa che non riconosco, lo faccio mentre aspiro questa sigaretta che non dovrei fumare, sul terrazzino dell’ospedale che da qualche giorno è diventato la mia casa e dove comincio a riconoscere i passi nel corridoio, i tempi del mattino, i suoni dei carrelli, il cambio delle luci. Continuo a ripetere “Io ho la sclerosi multipla” e quel pronome assume un peso notevole, perché stavolta quella malattia parla a me. Sembra passato tanto tempo da quando ho deciso di non sottovalutare i sintomi, i formicolii, le parestesie, l’addormentamento degli arti, i dolori, i problemi alla vista. Sembrano essere trascorsi mesi, eppure solo pochi giorni fa mi presentavo al pronto soccorso in bici, con la mia borsetta; io che ho sempre evitato medici, visite, controlli, stavolta capisco di non poterne più fare a meno. Mi sembra così poco, perché è stato tutto rapido e improvviso. Mi sembra così assurdo perché l’ultima foto presente nella galleria del mio telefono era stata scattata ore 10 prima sulla costa ligure, ero lì sorridente e inconsapevole, camminavo senza sapere che le mie gambe stavano già per cedere»

Enza Spagnolo

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