I magistrati hanno scioperato anche a Caltanissetta per l’80% e hanno discusso in una assemblea aperta le ragioni della loro protesta
Principi costituzionali e affanni della vita quotidiana: è il sistema giustizia in discussione, al centro della mobilitazione dei magistrati che anche a Caltanissetta il 27 febbraio hanno scioperato all’80% e hanno voluto discutere in pubblico delle loro ragioni, convocando una assemblea aperta alla società civile, sul piazzale del Palazzo di Giustizia. Presenti avvocati, i vertici della Camera Penale, giornalisti, studenti e una folta delegazione della CGIL che nei giorni scorsi aveva espresso in un comunicato solidarietà e sostegno all’azione di protesta dei magistrati.
Caltanissetta è un distretto particolare, in cui si sono svolti processi importantissimi nella storia non solo giudiziaria del nostro Paese, in un territorio in cui la presenza della criminalità mafiosa, nelle sue diverse declinazioni, è sempre attiva ed efferata, per cui il sistema-giustizia diventa un caposaldo fondamentale della fisiologia democratica della società e se non funziona come dovrebbe è un peso che si aggiunge alla cappa soffocante del sottosviluppo che concorre alla desertificazione del territorio.
Non è soltanto la riforma della giustizia proposta dal Governo, in discussione in Parlamento, al centro del dibattito e della protesta, con il macigno della separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti, e soprattutto il controllo del potere esecutivo sui pubblici ministeri, in violazione dei principi fondativi dello stato di diritto che da tre secoli proprio sulla separazione e indipendenza dei poteri dello Stato costruisce le garanzie del suo equilibrio.
Il problema di fondo è un sistema-giustizia che non riesce a garantire ai cittadini la tutela dei propri diritti, nell’ambito civile ma anche penale, con processi dalla durata indefinita e imprevedibile, compresa la minaccia delle prescrizioni che finisce per diventare una variabile determinante e strumentale nell’esito dei processi.
“La riforma che è in corso di approvazione non affronta in alcun modo i veri problemi della giustizia. Il vero problema sono i processi lenti, che sono dovuti alla carenza di magistrati – ha dichiarato il giudice Santi Bologna, presidente dell’ANM di Caltanissetta – Solo a Caltanissetta l’organico è scoperto del 20%. In Italia ci sono meno di 12 magistrati ogni 100.000 abitanti mentre la media europea è di 21. In queste condizioni garantire un sistema giudiziario efficiente diventa un’utopia”.
“Per fare bene la separazione delle carriere – dichiara Gaetano Bono sostituto Procuratore Generale – ci vogliono una serie di condizioni indispensabili per garantire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, che in questa riforma non ci sono. Il testo dice poco, delinea una riforma quasi al buio, per cui un domani il legislatore ordinario potrà scrivere tutto e il contrario di tutto, con il rischio reale di determinare una limitazione dell’indipendenza della magistratura”.
Nel corso dell’assemblea si sono alternati gli interventi dei rappresentanti della Camera Penale, la nuova Presidente Renata Accardi e l’ex Presidente Sergio Iacona, il prof. Vecchio, docente di diritto pubblico comparato presso l’università Kore, il Sostituto Procuratore Bono, rappresentanti del sindacato e degli studenti, a sottolineare quanto la questione-giustizia non sia un tema per addetti ai lavori, ma sia il segno della salute democratica del Paese e abbia sempre più bisogno dell’attenzione della società civile.
(nella foto da sinistra: Calogero Cammarata giudice, Luigi Lo Valvo PM, Santi Bologna giudice, Chiara Benfante PM)
