Caltanissetta è l’ultima in Italia per qualità della vita dei bambini. Il dato, della classifica annuale del Sole24Ore, è particolarmente allarmante perché non si tratta di una parte della società identificata da condizioni di disagio o di emarginazione, per intenderci, nella quale intervenire con misure di solidarietà sociale, ma si tratta di una condizione generale, che riguarda tutti i cittadini da 0 a 10 anni, e quindi incide deprivando tutte le generazioni future di cittadini nisseni, obbligati a crescere avendo meno opportunità di formazione, di sviluppo fisico, psichico e culturale, rispetto a tutti gli altri bambini italiani.
Il dato è utile soltanto se ci si interroga su come può essere superato, su quali indicatori della vita dei nostri bambini occorre incidere, quali servizi generali si devono mettere in campo, e subito, senza dare il tempo a queste deprivazioni di condizionare definitivamente la vita di questa generazione di nisseni.
A Caltanissetta i bambini da 0 a 4 anni sono 2021 (dati ISTAT 2023), ma gli asili nido pubblici possono accoglierne soltanto 136 (di cui 36 lattanti). Negli ultimi 15 anni il numero di posti nei nidi comunali è stato progressivamente diminuito, (chiudendo i plessi ex-ONMI, Fontanelle, Due Fontane), con una scelta motivata soprattutto dai costi per il personale, a carico dei Comuni, su cui si è preferito risparmiare. Forse altrettanti posti sono disponibili nei nidi privati, naturalmente con un pagamento superiore.
Negare ai bambini l’esperienza educativa dell’asilo nido è il primo passo di una discriminazione formativa che peserà negativamente e definitivamente sulla qualità del loro sviluppo successivo. Se non si parte da questa emergenza di povertà educativa generalizzata rimarremo sempre ultimi, come quest’anno.
Quante scuole materne sono a tempo pieno “reale”, con mense a attività diversificate per tutti i bambini nisseni? E accolgono veramente tutti i bambini dai 4 ai 6 anni?
Durante il periodo estivo quali e quanti sono i centri di aggregazione per i bambini che li accompagnino in percorsi formativi attraverso il gioco, lo sport, il contatto con la natura, l’espressione artistica e la creatività?
Quante scuole elementari offrono un tempo pieno che sia in grado di svolgere a scuola tutte le attività educative e di impegnare i bambini anche in esperienze sportive, creative, musicali, nelle ore pomeridiane? Naturalmente integrando gli organici con figure professionali nuove, non spremendo gli insegnanti al di là dei loro compiti già definiti.
Nella città di Caltanissetta quanti e quali sono gli impianti pubblici che offrono ai bambini la possibilità di praticare sport tutto l’anno con guide qualificate? E non parliamo poi della piscina perché sarebbe come sparare sulla Croce Rossa…
I bambini nisseni possono trovare nei loro quartieri spazi attrezzati all’aperto per non marcire in solitudine davanti ai dispositivi tecnologici e vivere la socialità nel gioco in sicurezza? Due Parchi Robinson, periodicamente vandalizzati, due ville pubbliche più un giardinetto nella zona di espansione, che spesso diventano luoghi poco sicuri e mal frequentati, senza una vigilanza ed una animazione specializzata.
I bambini nisseni possono frequentare laboratori creativi, teatrali, musicali, per coltivare i propri talenti, a parte le esperienze private, certamente meritorie, ma che non sono accessibili a tutti.
I bambini nisseni possono contare su biblioteche a loro dedicate, nei loro quartieri, in cui avvicinarsi alla lettura in maniera piacevole, attraente, guidati da educatori specializzati?
E i bambini di origine non italiana, ormai più di un migliaio sui quasi 4.000 residenti a Caltanissetta, come vivono l’integrazione con il tessuto sociale, con i bambini nisseni, quali attività extrascolastiche possono svolgere, cosa si fa per far loro superare le barriere psicologiche, culturali, che li mettono costantemente a rischio di emarginazione, facendo maturare in loro, spesso, l’ostilità?
Solo rispondendo a queste domande mettendo in campo un nuovo ventaglio di servizi e di opportunità aperte a tutti riusciremo a capovolgere la classifica che vede Caltanissetta ultima in Italia.
Superando anche una logica “amministrativa” secondo la quale, tutt’al più, i servizi pubblici sono per i “disagiati” e invece chi può pagare si rivolga al privato. Così facendo la segregazione sociale si approfondisce, e facciamo crescere generazioni divise e contrapposte.
Il ben-essere di una società dipende da come facciamo crescere i nostri bambini, da come li educhiamo a stare insieme a tutti, a cooperare, a competere pacificamente, a sentirsi liberi solo se non si rimane da soli.
Dovrebbero essere queste le priorità assolute dei bilanci pubblici, queste le preoccupazioni principali di chi è impegnato nella società e nella politica. Senza se e senza ma