Per recuperare la missione che la Costituzione affida alla scuola

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di Rocco Gumina

L’ultimo rapporto giovani realizzato dall’Istituto Toniolo intitolato La condizione giovanile in Italia. Rapporto giovani 2025 (Il Mulino, Bologna 2025) dedica una sezione alla scuola. L’indagine ha coinvolto più di duemila studenti italiani della secondaria di primo e secondo grado. Ritengo che la conoscenza degli esiti del rapporto risulti utile per chiunque si occupi di istruzione nel nostro Paese.

La ricerca permette di intendere in modo sistematico quello che molte volte avvertono gli insegnanti e l’intero personale scolastico nelle aule e nei corridoi. La prima consapevolezza che restituisce l’indagine è congiunta all’urgenza di recuperare la missione che la costituzione italiana affida alla scuola.

Da diverso tempo una certa retorica ultra-capitalista ha affibbiato all’istruzione il compito, quasi esclusivo, di formare professionisti competenti da immettere nel turbinio dei processi produttivi e mercantili. Secondo il dettato costituzionale, invece, la scuola ha per prima cosa la funzione di garantire l’uguaglianza fra i cittadini limando o superando condizioni di svantaggio e perifericità.

Così la scuola più che concentrarsi sulla formazione di tasselli del mosaico economicista dovrebbe sempre più tendere alla crescita di soggetti in grado di contribuire al miglioramento delle condizioni dei contesti familiari e sociali di appartenenza.

Un’altra questione rilevante affrontata dal rapporto è quella congiunta all’aumento della cosiddetta “dispersione implicita” che riguarda i livelli minimi di competenze in lingua italiana, matematica e lingua straniera raggiunti dai nostri allievi. Inoltre, nonostante il grande sforzo degli ultimi anni, l’Italia risulta ventitreesima sui ventisette Stati dell’Unione Europea circa il dato sugli abbandoni precoci.

Dall’indagine altresì emerge che il contesto familiare di appartenenza risulta cruciale per la buona riuscita del percorso scolastico. Di conseguenza chi vive in una casa con familiari laureati e dotata di spazi opportuni in cui studiare, di mezzi come computer e libri, possiede una marcia in più che la scuola quasi mai riesce a garantire agli studenti che ne sono privi.

Deve indurci a riflessione anche il dato collegato alla percezione delle competenze raggiunte dagli studenti. In genere i liceali sono maggiormente consapevoli della positività del loro percorso scolastico a differenza degli allievi degli istituti professionali i quali – sette su dieci fra questi – ritengono di non possedere competenze sufficienti.

Ciò ripresenta la storica frattura fra teoria e prassi, e quindi fra istituti di primo e secondo livello, tipica della scuola italiana che non fa altro che alimentare le diseguaglianze. Inoltre chi ritiene di avere solide competenze, a differenza degli altri e quasi paradossalmente, chiede all’istituzione scolastica e alla politica una maggiore assistenza in termine di bonus economici, supporti psicologici, tempo pieno.

Infine il dato più preoccupante mi sembra quello che affiora dalla convinzione che tantissimi studenti hanno dell’utilità del percorso scolastico ai fini della loro crescita. Difatti sei giovani su dieci sostengono che i risultati a scuola non riflettono il vero talento degli allievi dal momento che il sistema non consente di esprimere tutte le loro potenzialità.

In ultimo più dell’ottanta per cento degli intervistati chiede di promuovere sia momenti di confronto e ascolto tra studenti e insegnanti per favorire l’inclusione sia dinamiche di tutoraggio fra pari e pratiche didattiche destinate a rispondere alle loro specificità.

Quello che ci restituisce il rapporto dell’Istituto Toniolo ci pone davanti alcune sfide che attendono la politica, le istituzioni, le famiglie e i cittadini. La scuola deve, sul serio, tornare ad essere il motore del nostro Paese e perciò siamo invitati ad ascoltare i convincimenti dei nostri studenti i quali ci riportano alla realtà dei bisogni, delle attese e della missione della scuola italiana del XXI secolo.

Rocco Gumina

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