Ci sono incontri che cambiano il corso delle cose, amicizie che aprono orizzonti, intuizioni che diventano storia. Così fu per Gianni Taibi, indimenticato nisseno che ha speso la vita per la Real Maestranza e per il legame con le tradizioni. Uomo caparbio, appassionato, visionario. Un giorno, tanti anni fa, incontrò un sacerdote catanese: mons. Giovanni Lanzafame. Da quell’incontro semplice e fortuito germogliò un’idea ardita: gemellare la Real Maestranza, protagonista del mercoledì Santo nisseno, con la capitale mondiale delle processioni pasquali, Siviglia.
Era il 2005 e quel gemellaggio fu fatto. Un gemellaggio che divenne pellegrinaggio, scambio, ricchezza e… incontro. In terra andalusa, molti nisseni, furono rapiti dalla forza di quei “Pasos” e, soprattutto, da una presenza, tra queste immagini della Passione, che a Caltanissetta ancora mancava: una Madonna non trafitta da una sola spada, ma da sette, simbolo dei sette dolori di Maria.
Durante quel gemellaggio, il destino mise sulla loro strada lo scultore Mariano Sánchez del Pino. E l’idea divenne subito progetto: perché non donare anche a Caltanissetta una Madonna dei Sette Dolori? In pochi giorni la comunità raccolse i fondi e, il 27 giugno 2006, la statua arrivò in città: Maria Addolorata con sette spade, sette lacrime, una corona e una luna d’argento ai piedi. Dopo una breve esposizione in Cattedrale e una sosta a San Giovanni, la Madonna ha trovato la sua casa definitiva nella chiesa di San Marco Evangelista, oggi custodita con devozione dall’associazione guidata dalla “zia” Pina Petrantoni, che era presente in quel viaggio di vent’anni fa.
Non una sola spada, quella di Simeone, ma sette. I sette dolori che accompagnano la vita di Maria: la profezia di Simeone, la fuga in Egitto, la perdita di Gesù al tempio, l’incontro sulla via del Calvario, la crocifissione, la deposizione e la sepoltura del figlio.
Un simbolo potente, che rende la Vergine vicina a tutte le madri: quelle che perdono un figlio, quelle che lo vedono partire, quelle che temono di perderlo pur avendolo ancora in vita.
È un culto antichissimo, ci racconta l’antropologo palermitano Angelo Cucco, reso ancora più forte nel 1200, quando a Firenze sette mercanti, dopo l’apparizione di una Madonna vestita di nero con sette spade, decisero di lasciare tutto per vivere come gli apostoli. In Sicilia questa devozione si intrecciò con i riti del Venerdì Santo, e ancora oggi le “Sette Spade” compaiono in tante città e paesi: Militello Rosmarino, Barrafranca, Ferla, Alcara Li Fusi, Centuripe, Cianciana, Paternò, Santo Stefano di Camastra, Leonforte, San Marco d’Alunzio (dove le sette spade prendono forma su un antico quadro), Milo, Santa Caterina di Villarmosa, Catania (alla Fornace), Tortorici… in quasi tutti i casi nel cuore della Settimana Santa. Fanno eccezione alcune realtà, come Palermo e Licata, dove la Madonna Addolorata con le sette spade ha una festa tutta sua, a parte.
Quest’anno la processione a Caltanissetta sarà Domenica 21 Settembre. La Madonna percorrerà Via Ferdinando I con le note della banda musicale, i devoti, i fedeli… Ogni anno, da quasi vent’anni, un seme diventa fiore: dagli incontri germogliano le devozioni, dai gesti semplici nascono riti che, ripetendosi, si fanno consuetudine. E quando la consuetudine si lega al cuore, diventa tradizione.
E nel quartiere periferico, dove sorge la chiesa di San Marco, la Madonna con le sette spade si fa presenza. Specchio di molte donne, ieri come oggi: delle madri profughe che fuggono con i figli, delle madri che piangono in silenzio, delle madri che stringono forte un dolore che non ha parole. Nel pianto di una sola madre si nasconde la forza di tutte le madri.