La cripta della Cattedrale di Caltanissetta, gremita di fedeli, studiosi e curiosi, ha ospitato ieri il convegno “Il culto dell’Arcangelo Michele dal Gargano all’Europa”, patrocinato dal Comune, rappresentato per l’occasione dalla assessora prof. Giovanna Candura, e dalla Diocesi. A dare il benvenuto è stato mons. Gaetano Canalella, parroco della Cattedrale. La dott. Valentina Curione, introducendo il relatore, ha collocato questo incontro al centro dei festeggiamenti in onore dell’Arcangelo e ha ricordato i 400 anni di devozione a San Michele in città, a partire dall’apparizione del 1625 a fra Francesco Giarratana.
Il prof. Renzo Infante, docente dell’Università di Foggia, ha iniziato il suo intervento partendo dalle Scritture, ufficiali e non, che ci raccontano di San Michele, in particolare i passi del Libro di Daniele e dell’Apocalisse. Da lì ha guidato i presenti in un affascinante itinerario che ha mostrato come la devozione micaelica non sia un fenomeno isolato, ma un tessuto che collega tra loro numerosi santuari in Europa e nel mondo, dalla Puglia alla Normandia, dal Piemonte fino alla Terra Santa. Ha ricordato che San Michele non appare mai alle folle, ma parla attraverso i sogni, raggiungendo i cuori e le menti in maniera personale e intima.
Figura potente e carismatica, capo degli eserciti celesti, San Michele Arcangelo è raffigurato con la spada e l’armatura, nell’atto di schiacciare il demonio sotto i piedi. Il suo nome – “Chi è come Dio?” – è un grido di fede e un monito contro l’orgoglio umano. Patrono di poliziotti, marinai e medici, è una figura affascinante e che sembra aver sfiorato davvero tutta l’Europa, in un volo che ha due date principali, l’8 Maggio e il 29 Settembre: date che a distanza di centinaia di chilometri e di centinaia d’anni ricorrono frequentemente nella storia.
Nel suo viaggio attraverso i secoli, il prof. Infante ha raccontato anche un antico gesto che ancora oggi resiste: quello di portare con sé una piccola pietra raccolta dal santuario, dedicato a San Michele, sul monte Gargano. Una tradizione che un tempo accompagnava i pellegrini e che oggi continua tra i giovani studenti o lavoratori che lasciano la propria terra, con una pietruzza nello zaino come segno di protezione e di memoria.
Il prof. Infante è professore associato di Storia del Cristianesimo e delle Chiese presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Foggia. Ha conseguito la Licenza in Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico di Roma (1979), il Dottorato in Teologia Biblica alla Pontificia Università Gregoriana (1982) e la Laurea in Filosofia a Bari (1992). Ha svolto ricerche in Germania e a Gerusalemme, e la sua attività scientifica spazia dall’esegesi biblica alla storia della devozione cristiana antica, con particolare attenzione alla Daunia tardoantica e medievale. È autore di numerose pubblicazioni, tra cui I cammini dell’Angelo nella Daunia tardoantica e medievale (2009) e Le Feste d’Israele nel Vangelo secondo Giovanni (2010).
L’incontro ha confermato come la devozione a San Michele non sia solo memoria storica, ma un patrimonio vivo che attraversa i secoli e i continenti. Il messaggio finale è stato chiaro: creare occasioni di confronto culturale e spirituale, soprattutto quando a guidarle sono studiosi di rilievo, significa custodire e rinnovare una tradizione che appartiene a Caltanissetta, ma che parla al cuore del mondo intero.
