San Michele: reportage di una visita domenicale al nostro Santo Protettore

Lillo Ariosto
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Caltanissetta, domenica mattina, presto. L’aria ancora estiva si mescola alla lenta sonnolenza cittadina. Incontriamo sulla piazza dove si affaccia la nostra Cattedrale un amico di tantissimi anni addietro. Un monello, oggi nonno e bisnonno, con cui sul piano di Santa Flavia abbiamo condiviso, nei cosiddetti “favolosi anni ’60”, fatti e misfatti di una tarda infanzia fatta di quotidiane avventure e birbonate per nostra fortuna andate sempre a buon fine, amiamo pensare grazie alla vigilanza armata di qualche santo.

Ed è proprio da quel Santo che ci stiamo recando, per una delle nostre abituali periodiche visite fatte senza un apparente motivo. Non è così, dal momento che qualche tempo fa al nostro Protettore ci siamo affidati in un momento – forse il più drammatico – della nostra esistenza.

Lo troviamo fuori della sua cappella, alla destra dell’altare maggiore, sul suo fercolo da cui ci guarda, circondato da altri fedeli che come noi lo ammirano e lo ringraziano, confidando nel suo perenne aiuto per gli affanni e le ansie della vita. Lunedì prossimo 29 settembre sarà la giornata della sua Festa. Lo andiamo a trovare come se ci recassimo da un amico più grande, a noi carissimo, da cui ci sentiamo difesi. Lo guardiamo con il rispetto e il riguardo dovuto, conservando la devozione religiosa che da sempre ci lega a lui.

Nel mondo cattolico, nel giorno della sua festa, si celebra la sconfitta di Lucifero e la vittoria del bene sul male, simboleggiando il ruolo di Michele come difensore della fede. La comunità caltanissettese – pur conservando come Patrono il San Salvatore – nel 1625 volle elevare a suo Protettore Mì-Ka-El (Chi è come Dio) in seguito all’evento miracoloso che lo vide protagonista.

In quel momento dilagava una orrenda epidemia di peste. Le mura della città erano serrate con vigilanza armata alle porte. L’otto maggio di quell’anno al frate cappuccino Francesco Giarratana apparve un guerriero, con spada sguainata, nell’atto di respingere un appestato che tentava di introdursi furtivamente dentro le mura. Quel guerriero si rivelò essere l’Arcangelo Michele. Con quel gesto aveva salvato la città dal terribile morbo. Il giorno appresso nella zona detta delle Calcare verrà rinvenuto il corpo dell’untore.

Su quel luogo sarà eretta una cappella e poi una piccola chiesa. La gente di Caltanissetta nelle parole dello storico Giuseppe Pitrè lo elesse a Patrono Protettore “…lieta di riconoscere dalla mediazione del Santo l’immunità sua dalla peste…”. Forse in questo riconoscimento può farsi risalire un primo segno di identità cittadina di un popolo policromo asservito da duecento anni alla dominazione feudale che si chiuderà solo due secoli dopo.

L’Arcangelo Michele è il principe della corte celeste. E’ il capo supremo dell’esercito che combatte contro Satana e i suoi sostenitori. Si prende cura dei vessati dall’oppressione dei potenti. La sua spada è il simbolo della speranza di potere reagire e combattere contro il male e la schiavitù da Satana. E’ il Santo che unisce le tre maggiori religioni monoteiste, l’ebraica, la cristiana, l’islamica.

Nella tradizione islamica Mika’il è l’Arcangelo incaricato di assegnare la giusta ricompensa a chi in vita ha vissuto nel bene. Michele nella iconografia occidentale viene rappresentato come un giovane cavaliere alato, armato di spada o di lancia nell’atto di trafiggere il drago-Satana. Viene raffigurato in una interpretazione dinamica, a capo di legioni di angeli-combattenti. Protagonista dell’Apocalisse, dove guida la guerra degli angeli contro Satana e i suoi demoni, sconfiggendoli in una battaglia celeste. È colui che annuncerà il Giudizio Universale con la sua tromba. E’ il pesatore di anime e il dispensatore di giustizia.

Molteplici le sue apparizioni. Dalla annunciazione di salvifiche vittorie in battaglie ad altrettanto salvifiche sconfitte di malattie e morbi. Lungo le direttrici delle sue più celebri manifestazioni, seguite dall’erezione di santuari a Lui dedicati, si origina la Via Micaelica che unisce il nord Europa – dall’inglese Saint Michel Mont sull’omonimo isolotto nel distretto di Penwith in Cornovaglia (quasi una copia del più celebre Mont Saint Michel in Normandia) – al sud del continente sul monte Gargano in Puglia, per arrivare in medio oriente sul monte Carmelo in Palestina.

Innumerevoli le rappresentazioni di San Michele nell’arte. A Caltanissetta una mirabile impresa decorativa rimane quella del fiammingo Guglielmo Borremans, affrescata sulla volta della Cattedrale di Santa Maria la Nova con il suo “Trionfo di San Michele sugli spiriti ribelli”.

E’ lì – infine – che indirizziamo lo sguardo, dopo avere rivolto ancora una volta le nostre preghiere al nostro Protettore, con il cui nome abbiamo affidato al momento della nascita nostro figlio. Lasciamo così Santa Maria la Nova serenamente, con la abituale personale insicura sicurezza riservata a noi mortali, gridando in silenzio dentro di noi “Viva San Micheli Arcangiulu”.

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