Svelati i nuovi affreschi della cattedrale, Maria e il Dio che si fa Storia per noi

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Giornata storica il 27 settembre, per la cattedrale di Caltanissetta, per la diocesi e per tutta la città: “svelati” gli affreschi sulle volte del transetto, ciclo pittorico dedicato a Maria, opera dell’artista campano Salvatore Seme, che è riuscito a realizzare un’opera estremamente impegnativa, confrontandosi, con coraggio e grande umiltà, con gli affreschi del Borremans, che dal 1732 decorano la volta della navata centrale, e con quelli di Nicola Arduino, che nell’immediato dopoguerra li restaurò e dipinse ex novo, sul catino absidale appena completato, la scena solenne della Pentecoste.

Era stato il Venerabile mons. Giovanni Jacono, sin dall’inizio del suo episcopato, un secolo fa, a volere l’ampliamento della cattedrale, facendo costruire i due transetti della croce latina, il presbiterio e l’abside con la cupola, un’impresa iniziata nel 1924 con la posa della prima pietra e completata nell’immediato dopoguerra.

Nel luglio del 1943 però la cattedrale era stata devastata dai bombardamenti anglo-americani: la volta sfondata e gli affreschi del Borremans colpiti pesantemente e il pittore piemontese Nicola Arduino era riuscito a restaurarli con un intervento pittorico che ben si armonizzava con la storia secolare degli affreschi fiamminghi che per due secoli avevano identificato artisticamente la cattedrale.

Oggi il lavoro del M° Seme è riuscito a congiungere, anche nello spazio fisico, le due stagioni pittoriche degli affreschi, con un’opera contemporanea che non stride con il contesto in cui è inserita, armonizzando colori, sfumature e criteri di composizione pittorica, in una continuità cromatica che favorisce la valorizzazione delle differenze, di impostazione e di contenuto, della sua opera pienamente contemporanea.

Infatti nelle sei scene del ciclo di affreschi, dedicati a Maria nella cattedrale che a lei è dedicata, il mistero dell’Incarnazione, in cui il Creatore si fa creatura attraverso una sua creatura: Maria, è plasticamente rappresentato anche nella sua dimensione storica, ricca della presenza del popolo di Dio, soprattutto nelle due scene centrali della Natività e della Crocifissione, icone delle due principali solennità liturgiche, in cui il popolo affluisce dinamicamente, eterogeneo, colorato, colto nella sua umanità più autentica, a rappresentare l’essenza del cristianesimo, unica religione in cui Dio ha voluto entrare nella storia e condividerne le contraddizioni per riscattare l’umanità dalla sua finitudine.

Interessante l’itinerario biblico che i sei affreschi propongono: ogni volta è stata divisa in tre porzioni: le lunette, con le scene dell’Annunciazione a sinistra e della visitazione di Maria ad Elisabetta a destra, una prima sezione con la Natività a sinistra e la Crocifissione a destra, mentre la terza sezione è stata dedicata agli episodi di Maria e Gesù nel Tempio: a sinistra la presentazione di Gesù appena nato e a destra Gesù dodicenne che insegna nel tempio, ritrovato dopo tre giorni di assenza dalla famiglia. Giuseppe, un passo indietro a Maria, presenza discreta, amorevole, sponsale, protettiva e incoraggiante per la madre di Gesù.

Al centro delle tre sezioni una fascia con i medaglioni dei ritratti degli otto vescovi che si sono succeduti alla guida della diocesi nei 180 anni della sua storia, a incardinare nella storia della Chiesa locale la maestosità dell’iconografia, mai fine a se stessa. Fra i ritratti ci sono anche le insegne episcopali: la mitria, la croce e il pastorale, e sulla mitria è stata dipinta l’Ave Maria, “come a sottolineare che il ministero del vostro vescovo e il destino del nostro popolo è nelle mani di Maria, l’insegna della Madonna, che ispira, conduce, incoraggia, sospinge i pastori di questa diocesi e con essi tutto il popolo di Dio” ha spiegato il Vescovo Mario nella sua omelia.

Nell’affresco di Gesù al Tempio, in un angolo, uno specchio dipinto riflette l’altare e la croce gemmata che lo sovrasta, a collegare le immagini della Sacra Scrittura con la contemporaneità vissuta del tempio principale della Chiesa nissena.

Angeli ai lati di tutti i quadri, anche uscendo dalle cornici e dagli schemi, legami di unione tra cielo e terra, ad evocare spiritualmente l’Arcangelo Michele, che con Maria condivide l’intitolazione della chiesa.

Grande solennità e sincera emozione nella celebrazione eucaristica, alla presenza di tutti i sacerdoti diocesani, dei tre vescovi figli della diocesi nissena, mons. Antonino Migliore, vescovo emerito di Coxim in Brasile, mons. Giuseppe La Placa vescovo di Ragusa e mons. Salvatore Rumeo vescovo di Noto, icone viventi di una Chiesa piccola ma dai grandi orizzonti, generatrice di esperienze spirituali importanti nel contesto della Chiesa universale.

Con sincera commozione, nella sua omelia, il Vescovo Mario, che con quest’opera lascia un segno importante nel presente e nel futuro della Chiesa nissena, ha sottolineato i fili che intrecciano la devozione a Maria, la sua vita personale e il suo ministero:  “Sin dai tempi del mio Seminario mi sono consacrato a Maria. Il 27 settembre di 22 anni fa vi chiesi una Ave Maria al giorno per me e per il mio ministero. Oggi per me è come un rendere gloria e onore a colei che ha guidato finora la mia vita, ha ispirato i miei pensieri, le mie scelte, ha suggerito i passi da compiere, ha modellato la mia anima: Maria Santissima. Ecco perché in questo giorno in cui inauguriamo il ciclo pittorico del transetto della nostra cattedrale, il mio cuore con commozione esulta di gioia”.

“E di fronte alla scena maestosa della Natività – ha proseguito il Vescovo – la Crocifissione, il senso del nostro ministero, che ha come scopo il dono totale della vita, perché il vescovo, il pastore, come ciascuno di noi sacerdoti, c’è non per se stesso ma per servire, c’è non per avere ma per donare la vita, perché non c’è amore più grande di questo: donare la vita.

Siamo figli di una storia che si deve compiere giorno dopo giorno, se ci lasciamo guidare da Maria, se a questa storia ci consegniamo in novità di vita saremo aurora di speranza e alba di pace”.

Numerosi i ringraziamenti per un’opera di grande impegno realizzata senza richiedere nessun contributo pubblico né promuovere collette tra i fedeli: il Vescovo e i sacerdoti del Capitolo della cattedrale si sono tassati personalmente, due parrocchie nissene, S. Lucia e S. Pietro hanno offerto generosi contributi e la Banca di Credito Cooperativo G. Toniolo e S. Michele ha sopperito con la copertura della spesa rimanente con grande disponibilità e generosità, come da sempre avviene, ha sottolineato il Vescovo nel ringraziare personalmente il Presidente della BCC dott. Salvatore Saporito.

Decisivo l’apporto professionale delle maestranze tecniche, la ditta Alma di Leonardo Torregrossa, che ha costruito ponteggi complessi e ne ha garantito la massima sicurezza, consentendo all’artista di lavorare ad un’altezza considerevole e realizzando anche la rigenerazione degli intonaci del transetto per predisporre la migliore tenuta della pittura affrescata.

Un popolo nelle sue diverse componenti, con le sue competenze e i doni diversi di cui è capace, ha costruito insieme un’opera che durerà nei secoli, identificando nell’arte questa stagione ricca e complessa della Chiesa nissena, che non ha rinunciato alla speranza.

le foto degli affreschi sono di Lillo Miccichè

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