Non cambia la “Costituzione materiale” del potere in Sicilia. Oggi la Procura della Repubblica di Palermo ha chiesto gli arresti domiciliari per 18 persone: politici, manager sanitari, imprenditori, con accuse pesantissime: associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione.
Spiccano i nomi di Salvatore Cuffaro, già Presidente della Regione, già condannato a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, oggi segretario nazionale della Democrazia Cristiana, Saverio Romano, parlamentare nazionale e leader regionale di Noi Moderati, Carmelo Pace, deputato regionale della DC. Insieme a loro risultano coinvolti Vito Raso (storico collaboratore e autista di Cuffaro), Carmelo Pace (deputato regionale della Dc), Roberto Colletti (ex manager dell’ospedale Villa Sofia), Alessandro Mario Caltagirone (Direttore generale dell’ASP di Siracusa ed ex Direttore generale dell’ASP di Caltanissetta), e diversi imprenditori e funzionari pubblici, tra cui Antonio Abbonato, Ferdinando Aiello, Paolo Bordonaro, Marco Dammone, Giuseppa Di Mauro, Vito Fazzino, Antonio Iacono, Mauro Marchese, Sergio Mazzola, Paolo Emilio Russo, Giovanni Tomasino e Alessandro Vetro.
La politica che governa il sistema sanitario, nomina i manager e i direttori generali delle ASP, concorre con loro alla gestione degli appalti e degli interessi miliardari che ruotano intorno ad essi, ed esige in cambio nomine, posti di lavoro, voti di scambio, contributi in nero dagli imprenditori.
La sanità non gestisce fatturati di merci, ma la salute dei cittadini, il diritto fondamentale tra quelli garantiti dalla nostra Costituzione, la condizione irrinunciabile per una esistenza dignitosa, per questo sono doppiamente odiosi i reati che sono stati contestati ai 18 indagati, se pensiamo alle liste d’attesa per i servizi specialistici, ai tagli alle strutture sul territorio, all’abbandono dei soggetti più fragili, portatori di disabilità, di disagio psichico, privi di tutela e di “santi in paradiso”, agli anziani che rinunciano alle cure perché non possono sostenerne i costi.
La cosiddetta “aziendalizzazione” del sistema sanitario, (così come si sta tentando di fare con la scuola pubblica), non ha portato con sé maggiore efficienza né una migliore qualità dei servizi, e il peso determinante della politica, dissimulato dietro le figure dei cosiddetti manager, che alla politica rispondono, ha inquinato con la corruzione e il malaffare un campo che dovrebbe essere preservato, per definizione, da ogni inquinamento e condizionamento.
La corruzione non diminuisce i costi, anzi, li aggrava, e quindi paghiamo due volte come cittadini, sulla pelle dei più fragili, i tagli ai servizi e l’inefficienza del sistema.
La soluzione a questa deriva non può essere solo giudiziaria, quando si scoprono i misfatti. La politica è il campo in cui si esercita la cittadinanza, e un popolo che per metà non va più a votare rinuncia ad essere cittadino e diventa, piaccia o no, automaticamente complice.

