Vietata l’esposizione di un’opera di Alberto Antonio Foresta nella mostra collettiva a Palazzo Moncada
L’artista nisseno Alberto Antonio Foresta ha rivelato poche ore fa, in un post sul suo profilo facebook, un inquietante retroscena che ha riguardato una sua opera che avrebbe dovuto essere esposta nella mostra collettiva che si inaugura oggi 27 dicembre a Palazzo Moncada.
Questo il post dell’Artista:
“𝐋𝐈𝐁𝐄𝐑𝐀 𝐋𝐈𝐁𝐄𝐑𝐀 𝐏𝐀𝐋𝐄𝐒𝐓𝐈𝐍𝐀
Questa è l’opera che avrei dovuto presentare in anteprima oggi alla mostra collettiva all’interno del Festival Trame Contemporanee a cura di PROGETTO COLLETTIVO (Matteo Mazza, Jessica Rosalia Romano e Salvatore Maggiore). A seguito dell’invito ricevuto dal curatore Matteo, che esplicitamente mi indicava la libertà tematica totale della mostra, dopo aver proposto il tema su cui si sarebbe svolto il mio intervento all’interno di una delle sale della Galleria Civica di Palazzo Moncada, nello specifico il mio puntuale e personale punto di vista sull’attuale guerra in Palestina, mi è stata comunicata l’impossibilità a presentare tale tema attraverso un’opera, in quanto esiste un regolamento dell’attuale Amministrazione Comunale di Caltanissetta che vieta, o sarebbe più indicato dire censura, che all’interno della mostra si possano esporre opere su temi legati a guerre specifiche, o rappresentazioni in cui vengano esposte “bandiere”.
Tale impedimento ha scaturito in me profondo rammarico e delusione, portandomi alla conclusione di non partecipare alla mostra. Reputo questa vicenda interessante (e grave) da più punti di vista, la mia opera non è stata mai visionata da nessuno, e non sarebbe comunque dovuta essere visionata, ma a prescindere viene occultata la possibilità di narrare alcuni temi, cosa profondamente grave che viola la libertà di pensiero di un Artista.
Chiedo pubblicamente all’Amministrazione Comunale di fare chiarezza su questo punto, qualora vi fossero delle imprecisioni nel mio racconto me ne scuso in anticipo, ma qualora venisse confermata, mi domando se sia opportuno impedire ad un Artista di esporsi su un tema ideologico, politico, sociale che di si voglia, a discapito della libertà che lo stesso dovrebbe avere.
Gentilissimo Sindaco Walter Tesauro, Assessora alla Cultura Giovanna Candura riflettiamo insieme sul concetto di ARTE, che da sempre non ha il ruolo di accondiscendere e rassicurare il pubblico con il bello o con il consueto, ma di stimolare, di provocare e determinare un dialogo. Se esiste questo regolamento è il caso che venga rivisto, perché non solo lede la libertà espressiva di un’artista, ma anche il principio del bene comune: vietando l’esposizione della mia opera si è al contempo vietata la visione della stessa da parte del pubblico; che probabilmente sarà ben lieto di non trovarsi nessuna bandiera all’interno del palazzo, nessuna citazione che rimanda alla guerra o ad un’iconografia non convenzionale, ma che cosi non avrà gli strumenti per poterla contestare o apprezzare.
LIBERA, LIBERA PALESTINA Ghiaccio e Bandiera 2024 Installazione:
– L’opera è un blocco di ghiaccio con all’interno la bandiera della Palestina, che nel corso dei giorni viene liberata e torna alla terra.
(In immagine la riproduzione digitale dell’opera.)
La mia installazione sarà presentata ufficialmente durante un altro evento nei prossimi mesi, evento a cui l’amministrazione comunale sarà invitata a partecipare”.
Ineccepibile e garbatissima la posizione dell’artista. Inaccettabile e indecoroso il comportamento di chi ha determinato l’esclusione della sua opera, sulla base di un regolamento che sarebbe interessante sapere quando è stato adottato, con quale atto amministrativo, proposto da chi. è molto strano che finora nessuno ne sia stato a conoscenza, e in ogni caso è una clamorosa e volgare violazione del diritto alla libertà di espressione che qualifica l’arte in tutte le sue manifestazioni.
La Costituzione italiana, agli articoli 21 e 33 garantisce libertà di pensiero e di espressione “senza autorizzazioni o censure” (art. 21), garantendo che “l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento” (art. 33). L’unica limitazione prevista riguarda le “manifestazioni contrarie al buon costume” e non sembra questo, assolutamente, il caso dell’istallazione di Alberto Foresta.
Una pubblica amministrazione che consenta o promuova comportamenti in contrasto con il dettato costituzionale si rende responsabile di un vulnus gravissimo e ingiustificabile all’ordinamento democratico del Paese e fomenta una deriva intollerante, autoritaria, violenta contro le libere manifestazioni del pensiero.
Dopo un’orgia natalizia di facili evasioni, (peraltro costose per le casse comunali), una manifestazione artistica che avrebbe dovuto valorizzare i talenti nisseni viene così volgarmente sfregiata da una censura preventiva, senza peraltro avere visionato l’opera in questione, che presume un’idea di arte rispondente ai gusti e agli interessi di chi gestisce il potere, e vuole un’arte puramente decorativa, rassicurante, anestetica delle contraddizioni del presente, funzionale al pensiero unico.
Un’arte di regime.