L’Amministrazione comunale si è data la pagella per le manifestazioni natalizie: con un lungo comunicato-stampa Sindaco e assessori si compiacciono per il successo di “Caltanissetta Città del Natale” che per circa un mese ha realizzato una cinquantina di eventi diversi “che hanno animato non soltanto il centro storico ma l’intera città creando entusiasmo e partecipazione, ci riempie di orgoglio e soddisfazione” come ha dichiarato il Sindaco Walter Tesauro.
L’investimento è stato rilevante, circa 200.000 euro complessivamente, che potrebbero essere adeguati ad un progetto di promozione del territorio che aveva l’ambizione di proporsi non soltanto come “effimero” ma come occasione preziosa di marketing territoriale.
Ma il progetto non c’è stato. Se si scorre tra i documenti comunali, l’elenco che viene denominato “Prospetto degli spettacoli”, si legge una lista di manifestazioni assemblate senza un filo conduttore, con diverse sovrapposizioni di orari, senza, soprattutto, una coerenza con quel “Natale” che è stato utilizzato come parola-brand in modo non sempre appropriato.
Diciamo subito cosa è andato bene, a nostro avviso.
La Musica: una ventina di concerti, sinfonici, bandistici, da camera, corali, in teatro e nelle chiese più suggestive, tutti di alto profilo qualitativo e molto partecipati e graditi dal pubblico. Sicuramente sono stati gli eventi più a basso costo, ma hanno espresso valorizzazione dei talenti del territorio, in una città in cui esiste un Teatro importante e da decenni un Conservatorio che ha formato generazioni di musicisti, alcuni dei quali di notorietà nazionale ed internazionale, e che ha espresso nelle manifestazioni musicali grandi potenzialità sulle quali si potrebbe investire efficacemente. Il titolo del Natale nisseno avrebbe potuto essere “Caltanissetta città della Musica” e avrebbe caratterizzato la nostra città a livello regionale con originalità e qualità. Spendendo la metà dei soldi.
Bene anche i Presepi Viventi, che hanno coinvolto parrocchie, volontari e scuole, coerenti con lo spirito del Natale, entrati nella tradizione anche come laboratori di legame sociale e di operosità condivisa-
È stata seguita invece prevalentemente un’impostazione più festaiola del Natale, piena di stereotipi consumistici, un Natale senza pensieri, tutto luminarie, luna park e Babbo Natale.
Ma il cuore dei disillusi, dei rassegnati, degli individualisti sempre più apatici in una città in declino, si può riscaldare con questi strumenti?
O non si accentua invece, per contrasto stridente, lo scarto tra l’essere e l’apparire? Tra la facciata luminosa e le stanze dove viviamo quotidianamente in solitudine? Una solitudine che non è personale, ma è civile, sociale, culturale, è assenza di riferimenti condivisi, di rappresentanza credibile, di fiducia nel prossimo.
Indossare le paillettes sugli stracci non ha mai reso elegante nessuno, casomai patetico, come quel “sentimento del contrario” dell’umorismo pirandelliano. Paradossale overdose di amarezza.
Ha prevalso, in questa impostazione tutta quantitativa, l’egemonia del cattivo gusto, la logica effimera degli “eventi”, figlia peraltro di una logica privatistica che ha visto alcuni assessori muoversi come proconsoli di relazioni da stabilire o da consolidare ad intra ed ad extra rispetto alla città, senza coinvolgere nel progetto, che si sarebbe avuto il tempo di elaborare mesi prima, la società civile, le associazioni, le consulte. Si è agito invece a senso unico, dal Palazzo verso gli amici e i conoscenti vecchi e nuovi, con una quantità inedita e spropositata di “affidamenti diretti” per presunti meriti artistici di originalità ed unicità, che non ha precedenti nemmeno nella storia più oscura della prima Repubblica.
Qualche esempio di criticità. Il Mercatino di Natale: appaltato a novembre (questa volta dopo una gara) ad una ditta “chiavi in mano”, ha disseminato una decina di stand lungo l’isola pedonale di corso Umberto, con pochissimi prodotti artigianali, quasi nessuno legato al territorio, la cui funzione quasi esclusiva è stata quella di illuminare il tratto di strada. Una città capoluogo avrebbe potuto costruire una grande vetrina per tutte le produzioni di eccellenza dell’artigianato di tutti i comuni della provincia, e sono tante, e attrarre così anche i visitatori legati a quei comuni che avrebbero trovato a Caltanissetta una rappresentazione di coesione territoriale dell’economia, come da decenni non avviene più. Ma questa impostazione avrebbe richiesto visione politica dell’attività economica e amministrativa, e la carenza in questo campo è emersa clamorosamente, delegando alla burocrazia compiti e impostazioni, senza un pensiero progettuale complessivo.
Altri particolari significativi. L’incredibile scivolone sulla censura all’opera dell’artista Foresta alla mostra a Palazzo Moncada, con giustificazioni maldestre, che hanno aggravato il discredito culturale di cui l’Amministrazione si è coperta e inferto uno sfregio immeritato all’iniziativa di un gruppo di giovani che avevano voluto mettersi in gioco per organizzare l’evento.
Che dire poi della serata di fine anno? Quattro giorni di “guerra civile” con i commercianti di via Libertà, (ormai i residenti si erano rassegnati), sequestrati per dare vita ad un evento di nessuno spessore musicale, disertato da nisseni e cittadini dei paesi limitrofi, nonostante l’eroico sacrificio del Sindaco Tesauro nella veste inedita di DJ intorno alla mezzanotte. Nessuna promozione né informazione dell’evento (a parte la pagina FB del Comune), nonostante siano stati investiti 20.000(ventimila) euro per un mese di promozione degli eventi del Natale, di cui non si è vista traccia fuori dal perimetro cittadino.
E infine l’arredo urbano e l’illuminazione. La piazza è stata invasa da manufatti luminosi clamorosamente sovradimensionati rispetto allo spazio che li conteneva, con una ruota da luna park che ha deturpato per un mese la visione di una delle piazze più belle della Sicilia (forse i nostri amministratori non lo sanno). Ruota (accesa anche durante le processioni e l’apertura del Giubileo) che è costata alle finanze comunali 16.000 euro e ha operato con biglietti a pagamento (5 euro adulti e 3 euro bambini) senza rilasciare scontrino, in assoluta controtendenza rispetto a quanto avviene per le attrazioni delle fiere, in cui i giostrai pagano il suolo pubblico e non ricevono contributi dall’amministrazione. Ma è noto come l’egemonia culturale sul variegato mondo dell’ambulantato fieristico sia esercitata, storicamente ormai, da alcuni capibastone del centro-destra e questo giustifica tutto, “politicamente”.
Del resto, perché sorprendersi se l’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato la legge finanziaria 2025 distribuendo in media 1 milione di euro per le proposte di ciascun deputato, di maggioranza e di opposizione, accontentando i territori con piccoli interventi, magari attesi da anni, al di fuori di qualsiasi logica di progetto e di sviluppo per la Sicilia.
È la logica antica del trasformismo, con cui ci si assicura il consenso con poca spesa mentre le grandi decisioni di indirizzo si prendono in sedi che non sono più quelle del confronto democratico nelle istituzioni.
Come reagire? Come diventare, tutti i giorni, ora che il Natale è finito, candele accese di positività, di speranza operativa, di costruzione tenace, irriducibile, di un futuro possibile che non sia la strada dell’emigrazione per i nostri ragazzi?
Il Natale ci chiedeva questa “conversione”, dall’indifferenza all’impegno, dall’egoismo alla solidarietà, dalla lamentazione corrosiva alla progettualità condivisa e “politica”, vissuta come condizione irrinunciabile del nostro essere cittadini e nisseni.
Ma non possiamo aspettare che si “converta” chi governa e amministra, nel bene e nel male, la nostra città e la nostra regione. Dipende da noi, ogni giorno, costruire una via d’uscita, per andare avanti.
Chi se la sente di prendere questo impegno?