La Cisl Sicilia in un convegno a Palermo fa il punto sullo stato delle aziende confiscate: “La Sicilia in testa alle classifiche italiane per numero di imprese confiscate, ma poche rimangono in vita. Serve un patto di cooperazione partecipata per rilanciare queste realtà e affermare il primato dell’economia sana su quella del malaffare”
La Sicilia è la regione con il maggior numero di aziende confiscate in Italia: secondo gli ultimi studi la regione conta circa 882 imprese sottratte definitivamente alla criminalità. Di queste, una quota molto limitata risulta oggi realmente attiva sul mercato. Un’ulteriore parte, circa il 27% secondo stime recenti, potrebbe riprendere o riposizionarsi sul mercato, a condizione di interventi mirati e strutturati.
Molte realtà si trovano invece in stato di stallo, tra difficoltà economiche, giudiziarie e burocratiche, tutte condizioni che mettono a rischio la continuità occupazionale e la possibilità di un reale reinserimento produttivo. Le principali difficoltà riguardano la precarietà economica e strutturale delle aziende, la carenza di risorse e competenze per la gestione legale e trasparente, le resistenze opposte da parte del sistema del credito, l’assenza di modelli organizzativi efficaci che garantiscano continuità produttiva e tutela del lavoro.
Eppure gli strumenti per cambiare marcia ci sono, ma vanno messi in pratica e va innovato l’approccio sistemico e metodologico, perché “ogni impresa confiscata alla mafia che muore è una sconfitta per la società” ha detto Leonardo La Piana, segretario generale della Cisl Sicilia. Il sindacato confederale ha riunito all’Hotel San Paolo Palace di Palermo, esperti del settore, rappresentanti delle istituzioni, delle imprese e delle cooperative, per discutere del “valore sociale della partecipazione nei processi di rigenerazione delle aziende confiscate”, come recita il titolo del convegno.
Sono intervenuti: Pietro Barbera, viceprefetto aggiunto della Prefettura di Palermo, Virgilio Bellomo, responsabile del Dipartimento Legalità della Cisl Sicilia, Luciano Caridi, dirigente dell’Ufficio Aziende Sequestrate e confiscate 2 dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Antonello Cracolici, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia all’Ars, Nicola Gullo, docente di Diritto Amministrativo dell’Università degli Studi di Palermo, Luca Li Vecchi, componente del consiglio di presidenza di Confcooperative Sicilia e presidente della Soc. Coop. Verbumcaudo, Luciano Modica, componente del CdA di Banca Popolare Etica e Luigi Rizzolo presidente di Sicindustria.
“Le aziende confiscate alla mafia – ha detto La Piana – rappresentano non solo un simbolo di legalità riconquistata, ma una grande opportunità per il rilancio economico e sociale della nostra Sicilia. È fondamentale sostenere queste imprese con strumenti efficaci, che favoriscano la partecipazione attiva dei lavoratori e delle comunità locali nei processi di rigenerazione. Solo attraverso un impegno collettivo e una vera collaborazione tra istituzioni, sindacati, sistema del credito e realtà imprenditoriali potremo garantire la continuità produttiva di queste imprese e creare nuovi modelli di sviluppo basati sulla trasparenza, inclusione e responsabilità sociale”.
La Cisl Sicilia propone la creazione di un patto per la cooperazione partecipata che sostenga la nascita di cooperative di lavoratori e un modello di gestione condiviso, capace di “trasformare – come ha ribadito il segretario generale del sindacato confederale – il segno negativo del passato in un futuro di crescita e speranza per tutto il territorio”.
La Cisl Sicilia ha sollecitato l’utilizzo più esteso della “prevenzione collaborativa”, il nuovo strumento introdotto nel Codice antimafia per evitare la confisca dei beni. In particolare prevede che nel caso di infiltrazioni mafiose di lieve entità nell’impresa e in caso di disponibilità a collaborare da parte dell’azienda, si adottino modelli organizzativi per rimuovere le cause di infiltrazione e si attuino procedure di trasparenza finanziaria (ad esempio, comunicando determinate operazioni e utilizzando conti correnti dedicati). L’obiettivo è favorire il rientro nella legalità e salvare il tessuto economico, preservando al contempo la legalità del territorio.
“Vogliamo essere partecipi di questo percorso – ha aggiunto il segretario generale della Cisl Sicilia – con il coinvolgimento attivo nei processi e in eventuali tavoli di monitoraggio regionali e provinciali dedicati alle aziende in prevenzione collaborativa. Vogliamo garantire la massima trasparenza sulle decisioni strategiche che riguardano il futuro industriale e finanziario di queste imprese”.

