“Contesti di cura” il libro di Giuseppe Lombardo si presenta oggi ad Agrigento

redazione
redazione 72 Views
7 Min Leggere

Sarà presentato oggi 15 ottobre alle 16,30 ad Agrigento il volume dello psicologo Giuseppe
Lombardo, “Contesti di cura. Condizioni e opportunità per la promozione della salute nei setting”.

Il libro, primo della collana “studi e ricerche” dell’ “Istituto Don Sorce”, esplora strategie e approcci
per promuovere salute e benessere
in vari contesti, coinvolgendo operatori sanitari, sociali e scolastici, nonché cittadini e istituzioni.
Si tratta di un manuale che offre al lettore approfondimenti teorici e pratici (ricavati in larga parte dalla personale esperienza dell’autore) e alcune esemplificazioni relative a ricerche ed interventi realizzati.
Quando parliamo di “contesti” (cioè di setting), pensiamo a luoghi concreti della vita quotidiana: una scuola, un quartiere, un’azienda, un centro sportivo. Ogni setting ha le sue caratteristiche peculiari, la sua “personalità”, che influenza il modo in cui le persone si comportano, interagiscono e stanno bene (o male).
In parole semplici, un “setting” è il contesto in cui le persone vivono, lavorano o si ritrovano. Non è solo lo spazio fisico – le mura di una scuola o di un ospedale – ma è l’insieme di tutto ciò che caratterizza quel luogo: le regole che lo governano, le relazioni tra le persone, le risorse disponibili, il clima che si respira.

L’approccio dei setting parte da un’idea semplice ma rivoluzionaria: per promuovere la salute non basta dire alle persone cosa dovrebbero fare — come “fai più attività fisica” o “mangia meno grassi” —, ma occorre intervenire sui contesti in cui vivono, rendendoli naturalmente più favorevoli a scelte sane. Non si tratta solo di informare o educare, ma di creare condizioni che rendano le opzioni salutari le più facili, accessibili e naturali.

Una scuola, ad esempio, non è solo un edificio con aule e corridoi, ma un sistema fatto di regole, relazioni, ritmi e valori che incidono sul benessere di chi la vive. Promuovere salute in quel contesto significa comprenderne davvero il funzionamento: chi decide, quali risorse esistono, come viene percepita la scuola. Anche il progetto più valido può essere accolto con diffidenza se l’ambiente è vissuto come rigido o autoritario.
Lavorare sui contesti non vuol dire limitarsi a qualche incontro informativo o alla distribuzione di opuscoli: significa coinvolgere chi quel luogo lo abita ogni giorno — studenti, operatori, cittadini, lavoratori — riconoscendone i punti di vista, le esperienze e le competenze. Vuol dire analizzare bisogni e criticità, ma anche valorizzare risorse spesso nascoste. L’approccio di setting guarda non solo ai problemi, ma anche alle potenzialità di ogni ambiente.
Elemento chiave è la partecipazione: le persone devono poter esprimersi, contribuire e sentirsi parte di qualsiasi processo e del cambiamento; devono sentire di controllare condizioni e circostanze, nel proprio ambiente, che riguardano la salute, la qualità della vita e il benessere. Fondamentale è anche costruire alleanze tra scuole, servizi sanitari, enti locali e associazioni, creando reti durature e sostenibili nel tempo.

Un intervento centrato solo sui comportamenti individuali spesso si esaurisce con la fine dei finanziamenti o del progetto. Ma se si riesce a cambiare il contesto — ad esempio, rendendo una scuola più attenta al benessere di studenti e personale — il cambiamento resta e continua a generare benefici anche a lungo termine.
Pensare in termini di setting significa compiere un vero salto culturale: passare dall’idea che la
salute sia solo una responsabilità individuale al riconoscere che si costruisce insieme
, negli ambienti
in cui viviamo. Vuol dire smettere di chiedersi “perché non si prende cura di sé?” e cominciare a
domandarsi “questo contesto rende facile o difficile stare bene?”.

Pensiamo, ad esempio, alla promozione dell’attività fisica; per incoraggiare le persone a muoversi di più, non basta dire che l’attività fisica fa bene: bisogna creare ambienti che la rendano facile, piacevole e sicura. Promuovere il movimento è infatti un impegno che riguarda molti aspetti: la sicurezza stradale, le politiche dei trasporti e la cura degli spazi pubblici. Servono piste ciclabili, aree verdi, zone pedonali e percorsi accessibili a tutti: servono “politiche” che ad ogni livello e in ogni contesto promuovano l’attività fisica.

Oltre a favorire un cambio di mentalità, è importante rendere l’attività fisica attraente e davvero praticabile: ad esempio, migliorando l’aspetto dei luoghi dove si cammina o si fa sport, aumentando la sicurezza nei quartieri e garantendo che gli spazi siano puliti, curati e piacevoli da vivere.

Quindi, per chi lavora nella promozione della salute — ma anche per cittadini, associazioni e amministratori — la sfida è non limitarsi a “fare attività in un luogo” (scuole, quartieri, aziende o ospedali), bensì trasformare quel contesto in uno spazio che promuove la salute e il benessere, nella quotidianità e concretamente.
È un percorso complesso, che richiede ascolto, competenza e perseveranza. Ma è l’unico modo per produrre cambiamenti reali e duraturi. Perché la salute si costruisce lì dove la vita accade.


Giuseppe Lombardo è stato Dirigente Responsabile dell’Unità Operativa di Educazione e
Promozione della Salute Aziendale dell’ASP di Caltanissetta e ha un ampio background culturale in
educazione e promozione della salute.
Attualmente insegna “Teorie e tecniche della dinamica di
gruppo” presso l’IDS
(Istituto Don Vincenzo Sorce) – Casa Rosetta, affiliato alla Pontificia Facoltà
di Scienze dell’Educazione e della Formazione “Auxilium” – Roma ed è Presidente della
Delegazione Regionale della Società Italiana Promozione della Salute (SIPS)

Condividi Questo Articolo