Sarà presentato oggi 15 ottobre alle 16,30 ad Agrigento il volume dello psicologo Giuseppe
Lombardo, “Contesti di cura. Condizioni e opportunità per la promozione della salute nei setting”.
Il libro, primo della collana “studi e ricerche” dell’ “Istituto Don Sorce”, esplora strategie e approcci
per promuovere salute e benessere in vari contesti, coinvolgendo operatori sanitari, sociali e scolastici, nonché cittadini e istituzioni.
Si tratta di un manuale che offre al lettore approfondimenti teorici e pratici (ricavati in larga parte dalla personale esperienza dell’autore) e alcune esemplificazioni relative a ricerche ed interventi realizzati.
Quando parliamo di “contesti” (cioè di setting), pensiamo a luoghi concreti della vita quotidiana: una scuola, un quartiere, un’azienda, un centro sportivo. Ogni setting ha le sue caratteristiche peculiari, la sua “personalità”, che influenza il modo in cui le persone si comportano, interagiscono e stanno bene (o male).
In parole semplici, un “setting” è il contesto in cui le persone vivono, lavorano o si ritrovano. Non è solo lo spazio fisico – le mura di una scuola o di un ospedale – ma è l’insieme di tutto ciò che caratterizza quel luogo: le regole che lo governano, le relazioni tra le persone, le risorse disponibili, il clima che si respira.
L’approccio dei setting parte da un’idea semplice ma rivoluzionaria: per promuovere la salute non basta dire alle persone cosa dovrebbero fare — come “fai più attività fisica” o “mangia meno grassi” —, ma occorre intervenire sui contesti in cui vivono, rendendoli naturalmente più favorevoli a scelte sane. Non si tratta solo di informare o educare, ma di creare condizioni che rendano le opzioni salutari le più facili, accessibili e naturali.
Una scuola, ad esempio, non è solo un edificio con aule e corridoi, ma un sistema fatto di regole, relazioni, ritmi e valori che incidono sul benessere di chi la vive. Promuovere salute in quel contesto significa comprenderne davvero il funzionamento: chi decide, quali risorse esistono, come viene percepita la scuola. Anche il progetto più valido può essere accolto con diffidenza se l’ambiente è vissuto come rigido o autoritario.
Lavorare sui contesti non vuol dire limitarsi a qualche incontro informativo o alla distribuzione di opuscoli: significa coinvolgere chi quel luogo lo abita ogni giorno — studenti, operatori, cittadini, lavoratori — riconoscendone i punti di vista, le esperienze e le competenze. Vuol dire analizzare bisogni e criticità, ma anche valorizzare risorse spesso nascoste. L’approccio di setting guarda non solo ai problemi, ma anche alle potenzialità di ogni ambiente.
Elemento chiave è la partecipazione: le persone devono poter esprimersi, contribuire e sentirsi parte di qualsiasi processo e del cambiamento; devono sentire di controllare condizioni e circostanze, nel proprio ambiente, che riguardano la salute, la qualità della vita e il benessere. Fondamentale è anche costruire alleanze tra scuole, servizi sanitari, enti locali e associazioni, creando reti durature e sostenibili nel tempo.
Un intervento centrato solo sui comportamenti individuali spesso si esaurisce con la fine dei finanziamenti o del progetto. Ma se si riesce a cambiare il contesto — ad esempio, rendendo una scuola più attenta al benessere di studenti e personale — il cambiamento resta e continua a generare benefici anche a lungo termine.
Pensare in termini di setting significa compiere un vero salto culturale: passare dall’idea che la
salute sia solo una responsabilità individuale al riconoscere che si costruisce insieme, negli ambienti
in cui viviamo. Vuol dire smettere di chiedersi “perché non si prende cura di sé?” e cominciare a
domandarsi “questo contesto rende facile o difficile stare bene?”.
Pensiamo, ad esempio, alla promozione dell’attività fisica; per incoraggiare le persone a muoversi di più, non basta dire che l’attività fisica fa bene: bisogna creare ambienti che la rendano facile, piacevole e sicura. Promuovere il movimento è infatti un impegno che riguarda molti aspetti: la sicurezza stradale, le politiche dei trasporti e la cura degli spazi pubblici. Servono piste ciclabili, aree verdi, zone pedonali e percorsi accessibili a tutti: servono “politiche” che ad ogni livello e in ogni contesto promuovano l’attività fisica.
Oltre a favorire un cambio di mentalità, è importante rendere l’attività fisica attraente e davvero praticabile: ad esempio, migliorando l’aspetto dei luoghi dove si cammina o si fa sport, aumentando la sicurezza nei quartieri e garantendo che gli spazi siano puliti, curati e piacevoli da vivere.
Quindi, per chi lavora nella promozione della salute — ma anche per cittadini, associazioni e amministratori — la sfida è non limitarsi a “fare attività in un luogo” (scuole, quartieri, aziende o ospedali), bensì trasformare quel contesto in uno spazio che promuove la salute e il benessere, nella quotidianità e concretamente.
È un percorso complesso, che richiede ascolto, competenza e perseveranza. Ma è l’unico modo per produrre cambiamenti reali e duraturi. Perché la salute si costruisce lì dove la vita accade.
Giuseppe Lombardo è stato Dirigente Responsabile dell’Unità Operativa di Educazione e
Promozione della Salute Aziendale dell’ASP di Caltanissetta e ha un ampio background culturale in
educazione e promozione della salute. Attualmente insegna “Teorie e tecniche della dinamica di
gruppo” presso l’IDS (Istituto Don Vincenzo Sorce) – Casa Rosetta, affiliato alla Pontificia Facoltà
di Scienze dell’Educazione e della Formazione “Auxilium” – Roma ed è Presidente della
Delegazione Regionale della Società Italiana Promozione della Salute (SIPS)
