Intervento di Massimo D’Alema, ex presidente del Consiglio e oggi Presidente della Fondazione ItalianiEuropei, durante l’incontro ospitato a Villa Mussio di Campiglia Marittima, in provincia di Livorno.
“Nel 1948 – spiega D’Alema – l’Irgun compì un massacro della popolazione palestinese di un villaggio che si chiamava Deir Yassin.
E questo massacro creò una grande impressione, perché chiaramente era un massacro volto a terrorizzare i palestinesi e a farli scappare, per occupare le loro case, la loro terra”.
“Un gruppo di personalità mandò una lettera al New York Times.
Il primo firmatario era Albert Einstein, ma in realtà la lettera era stata scritta da Hannah Arendt, una delle più grandi esponenti del pensiero liberal-democratico di tutti i tempi.
In questa lettera si diceva che quello che accadeva in Israele faceva emergere il pericolo che un insieme di nazionalismo, fondamentalismo religioso e razzismo anti-arabo portasse Israele verso una nuova forma di fascismo”.
“Quella lettera appare a me, per molti aspetti, profetica.
In Israele, anche per la responsabilità delle classi dirigenti europee negli ultimi anni, è cresciuta una spinta fondamentalista che parte dall’idea che la terra tra il mare e il Giordano sia la terra degli ebrei e l’idea che gli arabi debbano essere spazzati via”.
“Questa esasperazione del conflitto non nasce il 7 ottobre di due anni fa, è cominciata ben prima.
Tutto questo è avvenuto nella noncuranza delle classi dirigenti innanzitutto europee.
Gli americani sono sempre stati complici di Israele, ma l’Europa ha sempre esercitato un freno”.
“È stata l’Europa che volle lanciare il grande progetto di due Stati.
Fu il Consiglio europeo a Venezia, presidenza italiana, Giulio Andreotti.
Vedete com’è la vita?
Ho passato la giovinezza a combattere la Democrazia Cristiana e passo la vecchiaia a rimpiangerla.
Io ho nostalgia della politica, quella con la P maiuscola”.
“I palestinesi vengono cacciati dalle loro case e i coloni sono armati per legge, vanno in giro con le armi.
Questa è la vita quotidiana dei palestinesi prima del 7 ottobre.
Ha preso campo in Israele una destra estremista, fanatica, che ha trovato nella tragedia del 7 ottobre l’occasione per una resa dei conti finale.
L’obiettivo è chiaramente un obiettivo di tipo terroristico, cioè non combattere Hamas, ma spingere i palestinesi ad andarsene”.
“Hanno uccisi ad oggi 271 giornalisti nella Striscia, preferibilmente insieme alle loro famiglie: ammazzo te ma anche i tuoi bambini.
Vorrei rassicurare tutti che gli israeliani non fanno questo per errore.
Hanno delle tecnologie molto avanzate attraverso le quali individuano le persone che vogliono uccidere.
Quando viene sterminata una famiglia non è per errore, ma è perché si vuole sterminare una famiglia”.
“Noi, in Europa, abbiamo un accordo con Israele sulla base del quale i prodotti israeliani vengono liberamente nel nostro Paese.
Questo accordo reca all’articolo 2 la condizione del rispetto dei diritti umani.
Di tutto può essere sospettato Netanyahu, meno che di essere uno che rispetta i diritti umani”.
“Mentre avveniva tutto questo, il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini è andato lì a congratularsi con Netanyahu.
Io ho avuto come un rigurgito, ma evidentemente avrò delle sensibilità eccessive”.
Sul piano internazionale, la denuncia è netta:
“Putin è un assassino, e io sono d’accordo, ma è la stessa Corte [Penale Internazionale] che ha emesso il mandato di cattura verso Netanyahu.
E allora non capisco: noi europei pretendiamo di predicare i diritti umani e il diritto internazionale, ma se non siamo coerenti con noi stessi nessuno ci prenderà più in considerazione”.
“Noi non ci rendiamo conto di quale accumulo di odio e di rancore contro l’Occidente si stia determinando, non solo tra i palestinesi, ma nel mondo arabo in generale.
Fra un anno, due anni, tre anni metteranno le bombe nei treni.
Sono le immagini di quello che accade a Gaza che segnano una generazione nel segno dell’odio.
E questo odio lo pagheremo noi se non ci muoviamo al di là dei principi per tutelare la nostra sicurezza e il nostro futuro”.