Dialogo tra “compagni”. Dialogo tra uno zio e un nipote: compagni nell’anima. Scrivo per quelli che non mi leggono!

Tonino Cala
Tonino Cala 181 Views
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da “Racconti apolidi” di Tonino Calà

  • Lo zio Pino, il caro compagno zio Pino, patrimonio ricco e lucida testimonianza di esperienza e di saggezza della vita, mi ripete sempre come un mantra: “Io credo nel mistero della fede!”. E mi sorride.
  • Ed io, incuriosito, gli chiedo: “Ma come zio, tu non sei credente, da sempre sei comunista, non credi nelle religioni né vai in chiesa e mi dici di credere nel mistero della fede?”.
  • E lui, con chiara e determinata convinzione, mi dice: “Io credo nel principio di amare e onorare il padre e la madre, in vita e non dopo che sono morti. Credo anche nell’altro principio di comportarsi bene nella società: “Ama il prossimo tuo come te stesso!”. E quando incontro i giovani dico loro: “se potete fare il bene fate il bene”.
  • Ed io: “Ma questi sono precetti cristiani, di cosa parli?”.
  • E lui: “Non lo so, sento che sono giusti ed umani. Sono umano, Siamo umani! Da tantissimi anni sono comunista e non mi sento un “animale”, come hanno detto dei comunisti che mangiavano i bambini. Adesso che ci penso: anche tu hai mangiato i bambini? Si vede, che sei bello grosso. Confessati: quanti bambini hai mangiato, svergognato comunista!”. E giù una bella e fragorosa risata.
  • Ed io, convinto come lui: “La penso come te compagno Pino. Siamo umani e non mangiamo i bambini! Facciamo il bene per nostra coscienza, perché è la coscienza che lo vuole e non perché temiamo il giudizio di Dio e il suo castigo. Non crediamo al ricatto divino per andare in paradiso. Dio non è un affare di convenienza: ti do il paradiso se ti comporti bene in vita! Il bene si dimostra con i fatti e con i comportamenti e non certamente con le belle parole e i buoni propositi! Qualcuno asseriva “che di pie intenzioni sono lastricate le vie dell’inferno”. Forse, il tuo credo nel mistero della fede vuol significare che hai fede nella vita?
  • E lui: “Bravo, è proprio così. Credo nella vita: vai avanti e non ti fermare! Faccio il bene perché me lo chiede la mia coscienza! Mi fa sentire bene fare il bene. Ma noi non siamo ingenui e capiamo benissimo chi fa il male ed è cattivo. Conosciamo anche i mediocri e i venduti, gli opportunisti e i superficiali. Peggio per loro! Pochi di questi si salveranno! Se saranno capaci di ravvedersi”.
  • Ed io: “L’altro giorno ho incontrato per strada un ragazzo di 12 anni che mi diceva che tutto oggi si fa per i soldi: che con i soldi si compra l’amicizia, l’amore, il lavoro e tante altre cose! Gli ho risposto con quel detto paesano che tanto volte ho ascoltato: “E cosa fai dopo che hai accumulato tanto denaro, lo porti con te nel tuo loculo al cimitero, quando anche tu morirai?
  • E lo zio: “Cosa ti ha risposto, il povero ragazzo!”
  • Ed io: “Mi ha risposto che è meglio godere oggi che pensare al dopo, quando si muore”.
  • E lui: “Non è sbagliato godere e guadagnarsi i soldi con il proprio lavoro. La questione è diversa. Vedo in Tv tanti furbi che rubano e fanno affari a danno degli altri. Pensano solamente ad arricchirsi. Non sanno però che i furbi vanno per fregare il prossimo e poi rimarranno fregati. Ne ho visti tanti fallire, ammalarsi e morire. Ho 92 anni, so per la vita che ho vissuto e parlo per esperienza!”.
  • Ed io: “Allora siamo “compagni nell’anima” e non crediamo al denaro come fanno gli altri! Ci basta così poco per vivere: non facciamo sogni di gloria! Ci basta il sole dell’avvenire? Se non è una finta illusione!”.
  • E lui: “Si caro nipote, anzi compagno nell’anima. Siamo fatti per essere compagni. Come il nostro caro e dolce Enrico e il tuo amato Sandro. Loro erano compagni nell’anima e hanno lottato per la giustizia e per la libertà di tutti gli uomini e di tutte le donne.

Questo il dialogo quotidiano tra me e lo zio Pino. Semplice, composto, seduti comodamente in poltrona e riscaldati dalla stufa. Fuori il freddo che certo non scoraggia il dialogo anche divertente e pieno di sorrisi tra me e lo zio comunista. I compagni sanno ridere e sorridere, godono la vita e si fanno rossi in volto, come quando il sangue, per via della bassa temperatura, colora le gote soddisfatte dal freddo o d’estate accaldate dal sole cocente.

E poi penso a Don Bosco e alla sua esortazione pedagogica fatta ai suoi ragazzi: “State buoni se potete!”. Ma i ragazzi sono inevitabilmente vivaci e non è semplice che stiano tranquilli. Ci vuole tanta pazienza con i ragazzi! Anche noi siamo stati ragazzi. Anche se Don Bosco non era compagno ci piaceva il suo modo di fare, di avere comprensione e pazienza con i ragazzi. Anche lo zio comunista che faceva il barbiere e che dovendo tagliare i capelli ai più piccoli si dotava della necessaria pazienza: “Perché, cosa vuoi, sono ragazzi, suvvia, si sa che sono ragazzi!”.

Educatori e comunisti, socialisti nell’anima, come Antonio Gramsci, il compagno della libertà che lottò per il riscatto della povera gente. Già, in questo tempo fasullo dove conta solamente il dio denaro, le carriere professionali e politiche, il mercato delle merci, il consumismo, il potere.

Noi ancora e testardamente: comunisti nell’anima!     

da “Racconti apolidi” di Tonino Calà

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