Dopo il Giubileo dei Giovani: “coltiviamo i semi di speranza nel cuore dei giovani”

Ludovico Falzone
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Esperienze ed emozioni al rientro dal Giubileo dei giovani di Roma: la testimonianza di Padre Daniele Lombardo e dei suoi ragazzi

di Ludovico Falzone

Si è concluso domenica 3 agosto il Giubileo dei giovani a Roma, evento atteso da tutta la comunità cattolica del mondo, che ha lasciato un segno indelebile non solo nelle vite delle ragazze e dei ragazzi protagonisti, ma come esempio di organizzazione logistica da imitare. Negli ultimi giorni si è stilato un sondaggio di questo Giubileo dei giovani, dati allettanti, che sono stati enfatizzati anche dalla politica.

Nella fase organizzativa di questa settimana giubilare, si erano previsti circa 500.000 pellegrini, ma la giornata di sabato 2 agosto, alla Città dello Sport di Tor Vergata, ha smentito questo dato, registrando più di un milione di partecipanti. Di questo avevano tenuto conto le autorità, che hanno attrezzato tutte le strutture per poter soddisfare i bisogni di tutti i giovani, soprattutto per affrontare la veglia nella notte tra il sabato e la domenica. Infatti, la fitta rete di migliaia di persone delle forze dell’ordine, dei vigili del fuoco, dei volontari della Protezione civile e del Vaticano hanno prestato assistenza costantemente, assicurando sicurezza, ordine e il corretto funzionamento di strutture temporanee, come la rete idrica di 16 chilometri. Per contrastare il caldo e la sete, sono state messe a disposizione migliaia di stazioni di acqua potabile e decine di nebulizzatori d’acqua per rinfrescare i partecipanti.

Papa Leone XIV sta portando avanti con impegno e devozione l’eredità di Papa Francesco, –che aveva annunciato il Giubileo dei Giovani nel 2023 durante la GMG a Lisbona – riscuotendo tanto successo tra i giovani, che hanno già compreso la cifra stilistica di questo nuovo Pontefice.

Le immagini di questo evento mondiale hanno ricordato a tutti quei momenti vissuti nel 2000 in occasione del Giubileo dei giovani proprio nella stessa area universitaria di Tor Vergata a Roma, occasione in cui Papa Giovanni Paolo II con un filo di voce aveva dato il suo saluto a più di 2 milioni di persone.

Rispetto a quella data, l’organizzazione è stata più articolata: sono stati allestiti cinque ampi settori destinati all’accoglienza, all’interno di un’area di circa 96 ettari — quasi un chilometro quadrato — situata nella zona universitaria. Il palco principale, che ha ospitato l’esibizione del trio canoro de “Il Volo”, alto 23 metri e poggiato su una pedana di 5 metri, era circondato da schermi e supportato da 179 torri dotate di impianti per le riprese, l’illuminazione e la diffusione di contenuti audio e video. Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha parlato dell’«allestimento tecnologico più grande mai realizzato prima d’ora in tutto il mondo».

Oltre ad un bilancio meramente tecnico e organizzativo di questo giubileo, certamente l’opera più edificante è data dalla ricchezza umana e spirituale che ciascun ragazzo ha potuto trarre dall’incontro con l’altro, sia esso coetaneo o guida del gruppo o parte del clero. Ha segnato, quindi, un punto di svolta da cui ricominciare, per riprendere quel sentiero della fede, che spesso non è ben illuminato, soprattutto durante le fasi della vita adolescenziale, e non solo, in cui albergano interrogativi esistenziali, ai quali non si riesce a dare risposta.

Abbiamo chiesto alla guida del gruppo giovani di Caltanissetta, Padre Daniele Lombardo, direttore dell’Ufficio di Pastorale Giovanile per la Diocesi di Caltanissetta, di raccontarci le esperienze e le emozioni vissute insieme ai giovani durante questo pellegrinaggio verso Roma.

 “Il Giubileo dei Giovani, che si è celebrato in questi giorni, ha messo in cammino centinaia di migliaia di giovani da tutto il mondo, ha segnato le loro vite, ha inciso nella memoria e nel cuore di tanti. Un evento mondiale che, attorno al tema centrale della speranza, ha intrecciato vari momenti di incontro, di riflessione, di celebrazione, di spiritualità molto forte, e anche di divertimento.

I giovani in cammino per le strade di Roma, tra le fatiche del pellegrinaggio, in molte occasioni hanno mostrato il volto di una chiesa più viva che mai, che può contare sulla freschezza delle nuove generazioni, sul loro protagonismo già nel nostro oggi. L’ufficio di Pastorale giovanile della nostra Diocesi ha organizzato un pellegrinaggio che ha visto la partecipazione di sessantatré giovani e cinque sacerdoti. Abbiamo preparato nei mesi precedenti questo gruppo con incontri che sono serviti a far aggregare i vari membri, affinché tutti prendessero coscienza del valore del pellegrinaggio, mettendo proprio l’accento su alcune parole chiave come quelle della riconciliazione, e quindi anche il sacramento della riconciliazione.

La Porta Santa, con la sua soglia da attraversare, è il simbolo delle scelte esistenziali e del coraggio di affrontarle.

 Con il nostro pellegrinaggio abbiamo fatto anche due tappe molto belle e significative. Assisi prima di tutto, sui passi di San Francesco e di Santa Chiara, ma anche di Carlo Acutis, un giovane che presto sarà santo.

Siamo andati insieme anche a Collevalenza, al Santuario dell’Amore Misericordioso, sui passi di Madre Speranza di Gesù. A Roma poi abbiamo visitato la Chiesa di San Bartolomeo, Santuario dei nuovi martiri del XX e del XXI secolo, e nell’occasione abbiamo reso omaggio alle reliquie di Pier Giorgio Frassati, giovane universitario che, come Carlo Acutis, sarà presto canonizzato.

Abbiamo concluso il nostro pellegrinaggio con la veglia a Tor Vergate, la Messa del giorno seguente, durante la quale Papa Leone ci ha ricordato il valore dell’amicizia, l’importanza del coraggio delle scelte e dell’essere testimoni di speranza, tutto questo ponendo al centro Cristo nella vita di ciascun credente. Durante la Messa, ci ha anche ricordato il valore della fragilità, che ognuno porta con sé, soprattutto i giovani. La fragilità, ci ha detto Papa Leone, è parte della meraviglia che siamo.

Torniamo certamente felici e carichi con una esperienza unica in più.

Adesso a noi il compito di dare continuità a queste emozioni e di creare percorsi per continuare a coltivare i semi di speranza che sono stati posti nel cuore di ogni giovane.”

È stata presente anche la giovane Celeste (in video), proveniente da Calascibetta, che ha condiviso con la nostra testata l’esperienza di questo pellegrinaggio e gli incontri preziosi che ha potuto fare durante il suo cammino nel segno della figura di Don Pino Puglisi.

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