Nel quartiere Angeli di Caltanissetta, una partita di calcetto diventa strumento di lotta contro la piaga della droga.
Un’azione davvero ammirevole, promossa da un’associazione che ha a cuore l’ordine, l’identità e quel sentimento di appartenenza alla nazione — valori che possono sembrare un po’ datati, ma che tornano a risuonare con una freschezza sorprendente.
Il Comune approva, esprime il suo plauso e chissà, magari distribuisce anche borracce con l’effige dell’aquila.
Del resto, è la stessa amministrazione che solo qualche giorno fa ha accolto Emanuele Filiberto di Savoia con tutti gli onori del caso: una sorta di contatto diretto con la storia, purché non sia troppo attuale.
E così, tra una gara sportiva con finalità educative e una visita dinastica, Caltanissetta riscopre il fascino discreto del Novecento.
Ordine, rigore, attività sportiva: manca solamente il sabato, e siamo al completo. Si dice che lo sport sia un collante sociale. Sarà. Ma a volte rischia di trasformarsi in uno sguardo al passato: ti proietti nel futuro, e ti ritrovi con una camicia nera senza nemmeno rendertene conto.