È il giorno del Capitano: la Real Maestranza sfila solennemente per le strade del centro storico guidata dal suo Capitano. È la rappresentazione, radicata nella storia della Città da più di 500 anni, di quell’umanesimo del lavoro che è stato il DNA del nostro popolo, laborioso e creativo, come nella qualità del lavoro delle dieci categorie artigiane che sfilano oggi e che esprimono nella produzione livelli di eccellenza ancora rinomati.
Quest’anno il Capitano è Gaetano Villanucci, 66 anni, nisseno da generazioni, portamento elegante e pizzetto di stile pirandelliano, figlio e nipote d’arte nella professione di pittore e decoratore, la più vicina alle arti della bellezza. È nella Real Maestranza da oltre 40 anni, in cui ha percorso tutto il cursus Honorum: nel 1987 eletto portabandiera e nel 1993 Alfiere Maggiore, dal 2009 al 2017 è stato Presidente dell’Associazione Real Maestranza.
Sposato con Provvidenza Romano, infermiera professionale, che in queste giornate solenni gli è accanto con grande garbo e discrezione, è padre di Roberta e Antonio, di cui è particolarmente fiero, anche perché coltivano una sua antica passione, quella per la musica.
Quest’anno ha voluto dare un segno di impegno sociale alla sua esperienza di Capitano: Alabardiere della sua categoria è stato eletto Daniele Bruccoleri, un giovane con sindrome di Down, simbolo di integrazione a pieno titolo di tutti i soggetti nella cultura del lavoro. Due giovani ospiti dell’Istituto Penale Minorile hanno partecipato al corteo della Real Maestranza indossando abiti da cerimonia donati dal Capitano insieme a Luigi Fiocco, il giovane Presidente dell’Associazione, icone della possibilità che il lavoro possa essere un percorso di liberazione.
La presenza dei giovani nella Real Maestranza quest’anno è stata il segnale più interessante, che ha conferito un senso nuovo alla tradizione: insieme alla categoria dei Pittori e Decoratori, hanno sfilato i giovani allievi del corso professionale “Stucco e Decoro” dell’Agenzia My EAP, in cui Gaetano Villanucci è docente.
Insieme a Gianni Taibi, indimenticato Gran Cerimoniere e anima della Real Maestranza scomparso lo scorso anno, Villanucci aveva coltivato il desiderio di fondare una Accademia, una scuola di alta specializzazione, in cui i maestri artigiani della Maestranza potessero insegnare e tramandare alle giovani generazioni i segreti delle loro arti, punti di forza proprio di quel “made in Italy” che rimane una eccellenza sui mercati internazionali, senza concorrenti sul piano della qualità.
Il nodo lavoro, sviluppo e prospettiva di futuro dei giovani e della Città è la questione fondamentale della nostra vita sociale, tutti i giorni dell’anno. Sciogliere questo nodo positivamente determinerà la possibilità di continuare a vivere per il nostro territorio, ritrovare un avvenire possibile, costruire occasioni di sviluppo e di crescita economica, sociale e culturale.
Sarebbe importante se proprio dalla Real Maestranza, che rappresenta l’eccellenza del lavoro e dell’imprenditorialità artigianale, partisse una assunzione di responsabilità, in prima persona, senza attendere provvidenze dall’alto, per avviare progetti di produzione e commercializzazione dell’opera dei nostri artigiani, anche a partire dalla forza della tradizione secolare che si ripropone ogni anno nei giorni della Pasqua.
I maestri artigiani che sfilano in processione nei giorni della Pasqua sono stati nel passato la classe dirigente dell’economia della nostra città, le forze della sua capacità produttiva, i fautori della sua ricchezza e del suo prestigio.
Sarebbe uno spreco se oggi queste risorse umane inestimabili venissero valorizzate soltanto nelle celebrazioni pasquali, quasi a comporre una coreografia rituale in una città sempre più burocratizzata, assistita, improduttiva, rassegnata, che langue per tutto il resto dell’anno in un’agonia socio-economica che spinge sempre più verso la desertificazione.
I tanti giovani che hanno sfilato insieme al Capitano Villanucci sono rimasti qui, a Caltanissetta, a vivere e a lavorare: non possiamo permetterci di deludere il loro coraggio e annientare la loro speranza di futuro anche soltanto con l’indifferenza di cui, purtroppo, da decenni siamo maestri.
Questi giovani sono l’occasione di un futuro positivo, non possono essere lasciati soli.

