I Comuni non sostengono le Case Rifugio: la Cooperativa Etnos di Caltanissetta ricorre al Tribunale

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La cooperativa sociale Etnos, che da anni gestisce case rifugio a indirizzo segreto per donne e minori vittime di violenza, si trova ancora una volta a dover ricorrere alle vie giudiziarie per ottenere il pagamento di servizi socio-assistenziali già erogati.

Il caso riguarda il Comune di Piazza Armerina, al quale Etnos ha richiesto il rimborso delle rette relative all’accoglienza di una madre con due figli minori, ospitati nella Casa Rifugio dal 14 maggio al 30 novembre 2023, per un totale di 179 giorni. L’importo dovuto ammonta a 33.294 euro, cifra che la cooperativa ha anticipato indebitandosi per garantire la tutela del nucleo familiare in un momento di estrema fragilità.

Il Comune ha rifiutato di assumersi la responsabilità economica, scaricando la competenza su altri enti. Una situazione che ha portato Etnos a rivolgersi al Tribunale di Caltanissetta, avviando un procedimento che avrà la sua prima udienza soltanto il 9 ottobre 2025. Tempi lunghi che aggravano ulteriormente le difficoltà delle realtà sociali impegnate in prima linea.

«Non è accettabile – afferma Fabio Ruvolo, presidente della cooperativa Etnos – che famiglie in fuga dalla violenza vengano accolte dalle nostre strutture e poi abbandonate da chi avrebbe il dovere di farsene carico. Ogni volta ci troviamo costretti ad anticipare somme ingenti, ad accumulare debiti e ad attendere anni prima di ottenere risposte da una giustizia lenta. È un modello che penalizza le cooperative sociali e, soprattutto, le persone più fragili».

Il problema non è solo economico ma sistemico: le case rifugio continuano a supplire alle mancanze delle istituzioni, garantendo sicurezza e protezione immediata, mentre la politica non affronta con chiarezza la questione delle competenze e delle responsabilità finanziarie.

Etnos ribadisce la necessità di una presa di coscienza da parte degli enti locali e delle istituzioni regionali e nazionali: «Non si può pensare – conclude Ruvolo – che la protezione delle donne e dei bambini vittime di violenza resti appesa alla buona volontà e alla capacità di indebitarsi delle cooperative sociali. Serve un modello chiaro, sostenibile e rispettoso della dignità delle persone accolte e di chi ogni giorno lavora per proteggerle».

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