dal Consiglio Regionale di Italia Nostra Sicilia riceviamo e pubblichiamo:
Nel superbo Teatro Antico di Catania è in corso di realizzazione un intervento di integrazione, in muratura, dei settori centrali della cavea mancanti dei gradoni. Un intervento di parziale “ricostruzione” assai controverso. Un intervento per il quale non è stata richiesta la dovuta autorizzazione alla Soprintendenza di Catania.
Ma ecco cosa affermano il Direttore del Parco Archeologico di Catania e il Soprintendente in una recente intervista rilasciata a Claudia Procentese per Fanpage.it: “Si sta procedendo alla sostituzione delle gradinate in legno su palafitte di ferro, non più sicure, con gradinate in pietra della stessa tipologia di quelle già realizzate”, spiega il direttore del Parco archeologico di Catania e della valle dell’Aci, Giuseppe D’Urso, ribattendo sui dubbi riguardanti l’intervento invasivo. “Delle gradinate esistenti – dice – sono poche quelle originali in blocchi unici, anche le altre sono realizzate con materiale lapideo assemblato con la stessa tipologia di quelle che stiamo realizzando ora. Dovranno essere fugate e con il tempo tenderanno ad uniformarsi dal punto di vista del colore. A parte le prime file, dove ci sono ancora i blocchi originali, il resto è realizzato con lo stesso sistema. Le vecchie gradinate, ogni anno soggette a manutenzione per la parte lignea, si erano ammalorate, piuttosto che andare a ricrearle di legno, che non c’entrava completamente con il contesto, abbiamo optato per aumentare la parte già ricostruita”. E sui permessi alla Soprintendenza aggiunge: “Dal punto di vista strutturale – risponde D’Urso – abbiamo chiesto ad un ingegnere, per verificare la fattibilità tecnica dell’operazione. Il rup, responsabile unico del procedimento, che segue il lavoro è un archeologo, siamo nella zona A del Parco, abbiamo fatto una comunicazione nell’ambito del comitato tecnico-scientifico”.
La Soprintendenza di Catania – contattata da Fanpage.it sulla questione – rimanda tutto al Dipartimento Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana “perché non rilasciamo dichiarazioni in quanto organo tecnico periferico, colloquiamo con il nostro Dipartimento, non con la stampa”, precisa la soprintendente per i Beni Culturali e Ambientali di Catania, Ida Buttitta (https://www.fanpage.it/cultura/restauro-gradinate-nel-teatro-antico-di-catania-e-polemica-invasivo-chi-lo-ha-autorizzato/ ).
Che dire? La tutela, la conservazione di un bene storico-monumentale, di un bene archeologico, per noi di Italia Nostra, è prioritaria. E valorizzare non significa alterare o danneggiare ciò che resta di un monumento per organizzare spettacoli contemporanei. In Sicilia, in questo particolare momento storico, valorizzare un monumento, un bene culturale significa soprattutto “fare cassa”. Questa è la linea politica dettata della Regione Siciliana per i nostri beni culturali.
E questo intervento sulle straordinarie vestigia del Teatro Antico di Catania appare, più che altro, come un intervento improprio e, per di più, illegittimo: un direttore di Parco archeologico non può agire autonomamente se deve realizzare un intervento di restauro o di modifica di un monumento. Gli articoli 146 e 28 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio parlano chiaro. Così come è chiara, in ordine alla modalità e alla qualità degli interventi, la Carta del Restauro. Dunque, per qualunque intervento su un bene culturale, su un bene archeologico è sempre necessaria l’autorizzazione della competente Soprintendenza. Autorizzazione rilasciata a seguito di uno studio, di un progetto specifico, ovviamente elaborato anche con l’auspicabile consulenza tecnico-scientifica di un archeologo.
Prof. Leandro Janni, presidente regionale di Italia Nostra Sicilia