La location sintetizza il senso della storia di questo angolo di Sicilia dell’interno in cui ieri sera è stato presentato l’ultimo romanzo di Roberto Mistretta: “La profezia degli incappucciati” (Fratelli Frilli editori): il murale su Salvatore Quasimodo, vissuto ad Acquaviva dal 1912 al 1913, che campeggia sulla facciata del Palazzo Comunale ricorda come gli autori della grande letteratura italiana e internazionale siano passati da queste contrade, in cui hanno maturato la loro visione del mondo che hanno poi trasfigurato nella loro produzione poetica e letteraria. Oggi questi paesi vivono pesantemente la desertificazione, economica e sociale, ma mantengono accesa la lampada della cultura e la sua capacità di esprimere quello che vive, i valori, le energie positive, le complessità negate dalle “versioni ufficiali” che leggono le trasformazioni sociali.
Sullo sfondo del murale di Rosk (anch’esso street artist siciliano conosciuto e apprezzato in tutto il mondo), si è ragionato delle vicende del Commissario Bonanno, il protagonista di una serie di noir di Roberto Mistretta, alle prese questa volta con uno strano omicidio maturato nel mondo complesso delle confraternite, dove sociabilità popolare e poteri nascosti si intrecciano misteriosamente.
Dopo i saluti istituzionali del Sindaco Salvatore Caruso e dell’assessore alla Cultura Antonio Tagliarini, con il dott. Massimo Castellana nel ruolo del moderatore, il prof. Pino Caruso ha presentato il romanzo, che ha vinto la 40° edizione del Premio Alberto Tedeschi-Giallo Mondadori, sugellando la piena affermazione di Roberto Mistretta nel campo della letteratura noir, genere in espansione, che oggi vanta esponenti di grande prestigio letterario, dopo che all’inizio degli anni ’60 Leonardo Sciascia ha “sdoganato” il giallo dal recinto di genere minore e popolare, per riscattarlo come perfetta struttura narrativa capace di rivelare, in filigrana, le dinamiche nascoste e indicibili del potere.
Roberto Mistretta ha dialogato a lungo con il pubblico, con l’arguta affabilità che lo caratterizza, riuscendo a coinvolgere i presenti e a trasfondere nella conversazione la sua vasta e completa esperienza letteraria, che lo ha visto curatore di diverse antologie noir (“Giallo siciliano” e “Accura“), del doppio volume “Gelo” nel Big Giallo Mondadori con prefazione di Giancarlo De Cataldo, oltre che di saggi storici di grande impegno civile, come il pluripremiato “Rosario Livatino. L’uomo, il giudice, il credente“, o l’ultimo “I miei giorni a Brancaccio con Padre Puglisi“.
Da queste esperienze letterarie emerge come in Sicilia e non solo, a diversi livelli, la violenza sia una delle chiavi di lettura delle contraddizioni della contemporaneità ma anche come l’intelligenza che sa leggere sotto la superficie delle cose come appaiono possa avere ragione della brutalità e dipanare la matassa della complessità dell’animo umano facendo vincere l’umanità.
Anche questo è importante nell’impegno civile che qualifica la letteratura contemporanea di cui Roberto Mistretta è un esponente di punta, rimanendo qui, nella sua Villabosco-Mussomeli, punto di osservazione di una periferia che permette di cogliere meglio, come con un grandangolo, l’orizzonte variegato e complesso in cui, come diceva Leonardo Sciascia, la realtà non è mai quella che appare.
foto di Giusy Bellino e Giuseppe Sollazzo


