Una sala gremita, un’atmosfera incantata e la sensazione che l’arte, la memoria e la bellezza potessero davvero dialogare tra loro. Così si è presentata ieri sera Palazzo Giordano, appena riaperto al pubblico con i suoi saloni ottocenteschi, in occasione de Le Vie dei Tesori 2025 e restituito alla fruizione dei nisseni dopo anni di silenzio.
Un luogo carico di storia: qui, nel 1838, dormì Re Ferdinando di Borbone.
E proprio in quelle stesse stanze, quasi due secoli dopo, è tornato a dormire con la memoria il protagonista della serata, Raffaello Piraino, classe 1938, autore del volume L’airone bianco. Una vita per l’arte, appena ripubblicato da Edizioni Ex Libris in una nuova veste editoriale.
Appena arrivato, prima ancora di sedersi, il professore ha guardato stupito intorno e ha esclamato con un sorriso: «Qui ci ho dormito! Settant’anni fa!»
Era la Settimana Santa di settant’anni fa, infatti, quando il giovane Piraino – allora poco più che ventenne – soggiornò in quelle stanze, ospite delle sorelle Manzella, mentre per le strade di Caltanissetta passavano le vare e risuonavano le musiche delle processioni.
Erano i giorni in cui, da poco, aveva inaugurato a Palermo una sua galleria d’arte. Con l’entusiasmo e la curiosità di chi inizia un’avventura, aveva inviato centinaia di inviti in tutta la Sicilia, servendosi di un elenco di nomi che gli aveva fornito un professore.
Tra le risposte, una lettera lo colpì particolarmente:
“Mi dispiace non esserci, spero di venirla a trovare non appena sarò a Palermo.”
Firmata Leonardo Sciascia.
Fu l’inizio di un’amicizia che avrebbe segnato la sua vita. Durante quella stessa Settimana Santa, il giovane Piraino telefonò al numero riportato nella lettera, e così conobbe Sciascia nella sua casa di via Redentore, una dimora che – come ha raccontato ieri sera con affetto – era “piena, anzi stracolma di libri fino al soffitto”.
Il legame tra Piraino e Caltanissetta è rimasto vivo negli anni: la città ospitò una sua mostra personale nel 2018, e ne ospiterà un’altra nel 2026, a testimonianza di un rapporto fatto di stima e reciproca appartenenza.
Nel libro, infatti, Piraino rievoca un itinerario umano e professionale ricco di incontri e collaborazioni: da Renato Guttuso a Ignazio Buttitta, dai maestri Bruno Caruso e Mino Maccari al surrealista Sebastián Matta.
Tra le pagine scorrono anche i suoi anni di insegnamento di Storia del costume all’Accademia di Belle Arti di Palermo e l’esperienza di scenografo e costumista al Teatro Massimo, in un continuo dialogo tra arte, teatro e memoria.
Il libro è un mosaico di aneddoti familiari e memorie collettive: dallo zio scultore al nonno fascista che parlava con la statua di Mussolini “come a un santo”, fino alla sua lontana parentela con Madre Teresa di Calcutta. E poi la moglie, bella, anzi bellissima.
E poi c’è quel ricordo dolcissimo del palchetto al Teatro Massimo di Palermo, che il padre affittava per ascoltare la musica portando a turno i figli: una scuola di vita e di arte, perché – come dice Piraino – “la vita, in fondo, è un’opera d’arte”.
La serata, introdotta dalla padrona di casa, signora Leto, si è aperta con un saluto caloroso ai presenti, sottolineando la gioia di rivedere il palazzo animato da voci, luci e cultura, e da Pasquale Tornatore, referente delle Vie dei Tesori per Caltanissetta.
Durante la serata, la Soprintendente Daniela Vullo ha sottolineato come L’airone bianco sia “una mostra scritta”: un racconto in cui la descrizione di gioielli, abiti e accessori diventa quasi visiva, restituendo l’emozione tattile della materia.
L’architetto Francesco Piazza, direttore della Casa Museo Raffaello Piraino di Palermo, ha ricordato che oggi il museo custodisce migliaia di pezzi, straordinaria testimonianza dell’evoluzione della moda e del costume attraverso i secoli.
Un patrimonio che, proprio in questi mesi, sta vivendo una nuova stagione digitale: presto sarà consultabile online da studiosi e appassionati di tutto il mondo.
A chiusura della serata, il professore ha offerto una riflessione che racchiude la sua filosofia di vita:
“Dietro ogni vestito ci sono infiniti perché. Io ho passato una vita a raccoglierli tutti.”
E ieri, tra gli applausi e i sorrisi di chi ha avuto il privilegio di ascoltarlo, è stato chiaro a tutti che quell’airone bianco, simbolo di eleganza e purezza, continua a volare alto sopra le terre e le storie di Sicilia.




