Le “Mamme per l’acqua” in Prefettura a discutere sull’emergenza

redazione
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Cinque signore nissene in Prefettura, al tavolo dell’emergenza idrica convocato nel pomeriggio del 23 settembre, insieme alla Prefetta, al Sindaco, ai rappresentanti di ATI, Caltaqua e Siciliacque, ad affrontare un’emergenza che con l’ultima interruzione è diventata insostenibile ed esplosiva, provocando le proteste spontanee di centinaia di cittadini che hanno presidiato per cinque giorni i palazzi del potere, bloccando il traffico, fino ad impedire il rifornimento con le autobotti, retaggio di una storia umiliante che non si è più disposti a subire passivamente.

Le altre donne hanno atteso di fronte alla Prefettura, sotto la pioggia, con determinazione, con la pazienza perseverante di chi non si arrende e non si lascia più prendere per stanchezza, mentre le cinque componenti della delegazione esponevano finalmente di fronte ai responsabili che cosa significa vivere nelle famiglie, con i bambini, con i disabili, quando l’acqua non arriva per 7-8-9 giorni, e quando arriva è solo per poche ore, e ai piani più alti spesso è un filo flebile, che non dà il tempo neppure di riempire i recipienti e di fare il bucato, e fare una doccia diventa un privilegio sempre più raro, e quando saltano i turni nessuno ha informato per tempo, e anche i calendari della distribuzione non vengono rispettati con uniformità.

L’acqua a Caltanissetta non è uguale per tutti. I palazzi con le grandi autoclavi possono resistere per giorni o rimediare l’emergenza con le autobotti, a pagamento, ma nei vicoli del centro storico non riescono a passare neppure i furgoni e salire con i bidoni nelle case senza ascensore per i più fragili diventa un calvario.

La Prefetta Chiara Armenia ha ascoltato con attenzione, e ha chiesto alle società che forniscono l’acqua “massimo impegno e grande sensibilità verso la situazione diventata ormai insostenibile, dando anche atto ai sindaci dei vari Comuni del loro lavoro per cercare di sopperire ai disagi dovuti alla grave emergenza che il territorio siciliano sta vivendo”.

E anche le spiegazioni tecniche dei rappresentanti di Caltaqua e Siciliacque sono state ascoltate con attenzione dalle cittadine rappresentanti del movimento spontaneo, finalmente chiamate a conoscere con puntualità, a ragionare alla pari con i “signori dell’acqua”, a far sentire la propria narrazione della vita quotidiana insopportabile ed esasperante nelle condizioni in cui siamo.

Intanto la Prefetta ha sollecitato Caltaqua e Siciliacque a far funzionare un Call Center con operatori in grado di dare risposte immediate e informazioni dettagliate alle richieste dei cittadini.

“Io sono con voi – ha dichiarato il sindaco Walter Tesauro al termine della riunione –. Come amministrazione intendiamo prendere dei silos indipendentemente dai turni di erogazione e metterli in diversi punti della città, con il supporto di associazioni di volontariato, e permettere a chi ne ha bisogno di approvvigionarsi.”

Intanto la distribuzione idrica sembra essere stata ripristinata, iniziando dal centro storico, e le donne del movimento hanno annunciato che non calerà la loro attenzione fino a quando l’emergenza idrica non sarà definitivamente superata.

Nelle stesse ore in Consiglio comunale l’opposizione chiedeva di conoscere dal Sindaco l’esito della riunione in Prefettura, ma la seduta si è conclusa senza che il Sindaco arrivasse.

Non poteva essere più chiara la separazione tra il Palazzo e la società, e l’assenza di una politica autenticamente radicata nel territorio e nei suoi problemi, presente fisicamente e con la propria capacità di proposta, una politica che sia in grado di dare al disagio e all’esasperazione il respiro lungo di un progetto condiviso e conosciuto dai cittadini, legittimato da una partecipazione popolare consapevole, non solo sull’onda emotiva dell’esasperazione quando si raggiungono livelli intollerabili, ma capace di valorizzare l’energia positiva che i cittadini, finalmente, sembrano volere esprimere, portando le loro voci in tutte le sedi dove si decide, facendole contare, rendendole decisive.

Solo così la nostra democrazia si può rigenerare e la politica ritornare ad essere un’arte nobile, non una tecnica elettorale o una rappresentazione mediatica.

La lezione delle “mamme per l’acqua” saranno in grado di comprenderla ed elaborarla i protagonisti, grandi e piccoli, della nostra politica locale?

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