Montedoro: una piazza dedicata a Lucia Mantione, vittima di femminicidio 70 anni fa

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Montedoro ha celebrato con solennità la memoria di Lucia Mantione, Luciedda per tutti, uccisa a 13 anni durante un tentativo di violenza alla quale si era opposta con tutte le sue forze. Settant’anni dopo il femminicidio è stata dedicata a Lucia la piazzetta antistante la caserma dei Carabinieri e così il suo nome rimarrà per sempre presente nella vita quotidiana dei suoi concittadini.

Non aveva ancora 13 anni Luciedda, quando scomparve per tre giorni, il 6 gennaio del 1955, per essere ritrovata senza vita in un casolare diroccato alle porte del paese, e sepolta «senza tocco di campane» come dice un’antica canzone siciliana. Montedoro, il suo paese, che allora aveva poco più di 3.000 abitanti, quasi tutti contadini e zolfatai, oggi dimezzato dall’emigrazione, ha mantenuto viva per tutti questi anni la memoria della vita innocente di quella ragazzina bellissima e povera, spezzata dalla violenza, a cui aveva resistito (come dimostrò l’autopsia), ma che non aveva avuto neppure un funerale religioso, negatole perché «morta di morte violenta» e quindi senza assoluzione e sacramenti, nonostante le lacrime dei genitori.

La memoria tramandata sottovoce tra le famiglie del paese parlava di paura e di omertà, di colpevoli ‘eccellenti’ e di una verità che non si doveva trovare. E nemmeno cercare. Dopo oltre mezzo secolo, uno studioso di Montedoro, Calogero Messana, coetaneo di Luciedda, ha raccolto insieme al fratello Federico in un blog, notizie, articoli, spezzoni di testimonianze ricostruendo i fatti e soprattutto l’inspiegabile assenza di un processo nei confronti degli eventuali responsabili, che, si mormorava, fossero legati a poteri intoccabili. Anzi, il fascicolo dei Carabinieri che avevano svolto i primi accertamenti scomparve misteriosamente dall’archivio della Procura di Caltanissetta .

Messana voleva fare luce su quella tragica vicenda, chiedendo la riesumazione della salma e la riapertura delle indagini: il suo furgone è stato incendiato.

Soltanto nel 2021dopo 66 anni, per iniziativa del vescovo mons. Mario Russotto, si sono celebrate le esequie religiose.

La famiglia di Luciedda andò via da Montedoro, cercando lontano dal paese possibilità di lavoro e di una vita dignitosa, e soltanto dopo molti anni, per iniziativa del comitato Montedoresi nel mondo, è stata costruita per lei nel cimitero del paese una tomba con un piccolo monumento che possa ricordarla per sempre.

Qualche anno fa le è stata dedicata una panchina rossa per iniziativa dell’Amministrazione comunale e ieri, 13 marzo, l’inaugurazione solenne della piazzetta, con la benedizione del parroco, padre Massimiliano Novembre, alla presenza della Prefetta Chiara Armenia, visibilmente emozionata rievocando la storia di Lucia, che “finalmente può sorridere dal cielo”, con il Sindaco Renzo Bufalino e diversi sindaci dei comuni vicini, la Questora Pinuccia Albertina Agnello, autorità civili e militari e soprattutto i ragazzi delle scuole di Montedoro, simbolo di speranza di una comunità che finalmente assume con orgoglio la memoria di questa giovanissima vittima di femminicidio, decisa a difendere la sua integrità e uccisa forse proprio per questo.

Montedoro ha riabbracciato  ‘la sua Maria Goretti’, come tutti l’hanno sempre chiamata, coltivandone la memoria da una generazione all’altra, chiedendo per lei giustizia e rispetto. Senza fare mancare mai, in tutti questi anni, i fiori freschi sulla sua tomba, dove c’è anche la foto dei suoi genitori, emigrati per sempre dal paese.

Per 70 anni sulla storia di Lucia era scesa una cappa di silenzio, di omertà e di rimozione, oggi la comunità di Montedoro, riappropriandosi della sua memoria, la accoglie come simbolo di resistenza contro la violenza di genere, per la dignità e il rispetto di tutte le donne vittime di femminicidio.

(foto dalla pagina FB del Comune di Montedoro)

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