Pippo Baudo ha lasciato questo mondo a 89 anni. Una vita lunga e operosa dedicata allo spettacolo televisivo, con attenzione ai nuovi talenti da scoprire e da promuovere, con la cura di evitare la volgarità, anche quando, negli ultimi decenni, con l’irrompere delle televisioni commerciali, aveva cominciato a dilagare sugli schermi televisivi.
Ha rappresentato una sorta di “sogno americano” negli anni 60: un giovane laureato sconosciuto che arrivava a Roma da Militello in Val di Catania, che debutta quasi per caso con un programma nuovo in una fascia inedita, la domenica pomeriggio, “Settevoci”, e passo dopo passo si afferma fino a diventare il numero uno, Deus ex machina della televisione italiana: 13 Festival di Sanremo, Canzonissima, Fantastico e tutte le prime serate di prestigio che hanno segnato anche il linguaggio e l’antropologia del pubblico italiano medio.
Il suo archetipo di spettacolo televisivo è stato custode dei cambiamenti compatibili con gli equilibri del potere, portando nello show business anche le trasgressioni possibili: Roberto Benigni e Beppe Grillo ospiti dei suoi spettacoli all’inizio della loro carriera.. Più volte dichiarata la sua vicinanza politica al centro democratico-cristiano, ne ha interpretato lo spirito nel mondo dello spettacolo, resistendo ad ogni lusinga di impegno diretto in politica, producendo spettacoli di grande popolarità, suscitando sempre più consensi che critiche, veri e propri “ammortizzatori sociali” nelle stagioni più conflittuali e drammatiche della storia italiana.
Pippo Baudo è stato legato a Caltanissetta, non per ragioni professionali ma per i legami di amicizia con alcune famiglie nissene. Diverse volte ha partecipato al Giovedì Santo, sfilando con la vara insieme a Sergio D’Antoni, e qualche anno fa, insieme a Rosario Alessi, aveva seguito il Convegno di studi dedicato a Giuseppe Alessi e allo Statuto regionale siciliano al Teatro Margherita. Sempre senza atteggiarsi a superstar, ma come cittadino comune, che aveva un suo pensiero e una curiosità culturale sempre viva.
Con lui scompare una personalità che ha segnato il costume e la storia dello spettacolo televisivo italiano con competenza indiscussa ed equilibrio, mantenendo un profilo di autonomia professionale, dando il meglio di sé nella TV del servizio pubblico, nonostante le seduzioni, rapidamente superate, della televisione commerciale che per due volte lo aveva coinvolto.