E’ monograficamente dedicato alla storia zolfifera di Caltanissetta l’ultimo numero di Solidarietà, rivista di approfondimenti e ricerca di Casa Rosetta, ed è un compendio di saggi e interventi di vari autori in occasioni diverse: Filippo Falcone (“Zolfare siciliane dal secolo delle stragi al declino dell’Ente minerario siciliano”), Fiorella Falci (“La chiesa nissena e la società dello zolfo”), Luigi Bontà e Gabriella Camilleri (“La zolfara tra storia e letteratura”), Angelo La Rosa (“San Cataldo: un cammino nella storia dello zolfo attraverso il recupero e la realizzazione dell’antica miniera di Gabara”), Laura Zurli (presentazione del volume di Arcangelo Infuso “Zolfare e zolfatai in Sicilia dal 1900 a oggi”).
Nell’Ottocento le zolfare di Sicilia fornivano il 90 per cento dello zolfo consumato nel mondo. “Idee e tentativi di far sorgere anche un’industria chimica siciliana – scrive nell’introduzione il presidente di Casa Rosetta, Giorgio De Cristoforo – non si concretarono, e si andò avanti col vecchio modello: esportare il minerale, piuttosto che lavorarlo e trasformarlo qui. I proprietari delle miniere preferivano vivere negli agi di città affidando la gestione ai gabelloti che corrispondevano alti estagli ma esasperavano lo sfruttamento con ogni mezzo e si rivalevano a loro volta su capimastri e sorveglianti e picconieri. E in fondo alla piramide i carusi accumulavano stenti e vessazioni. Nelle miniere si annidava e prosperava anche la mafia, strumento di gestione e regolazione dei complessi rapporti non soltanto nel lavoro, e potere spesso unico a fronte della lontananza o dell’assenza delle autorità dello Stato”.
A metà del secolo scorso il sistema siciliano crollò, con la crisi conseguente alle nuove e più convenienti forme di approvvigionamento di minerale in altre parti del mondo. “Nei decenni scorsi lo zolfo e le zolfare – scrive ancora Giorgio De Cristoforo – sono stati qui soprattutto memoria letteraria, con visioni a volte oleografiche; e gli spunti e i tentativi di approfondimento sociale ed economico sono sfumati spesso in una sorta di inconscio desiderio collettivo di rimozione, se non anche di diffuso imbarazzo e senso di colpa sociale. È importante, ancora oggi, riflettere e interrogarci su quella lunga e decisiva parte della storia di questo territorio. E questo numero monografico di Solidarietà vuole offrire un contributo che serva anche ad ammaestrare per il futuro e non soltanto a leggere il passato”.