Personaggi della nostra storia: Beppe Cino

Lillo Ariosto
Lillo Ariosto 616 Views
10 Min Leggere

“Cu nesci, arrinesci”, letteralmente: “Chi esce, riesce”.

La frase è riferita ai siciliani che emigra(va)no in cerca di fortuna. Affonda le sue radici nella millenaria cultura dell’Isola che ha visto passare “magnifiche civiltà eterogenee, tutte venute da fuori già complete e perfezionate, nessuna germogliata da noi stessi…. “(Don Fabrizio a Chevvalley, nel Gattopardo di Tomasi di Lampedusa).

Dalla Sicilia non ci si può semplicemente allontanare, se ne deve “uscire”, valicando confini sociali e culturali, spezzando un “cerchio di arretratezza, di convenzioni, di remore, di abitudini, di leggi” (Camilleri). L’espatrio come condizione necessaria alla propria affermazione.

La nostra città, naturalmente, non si è fatta mancare nulla nel campo. Tanti e importanti personaggi della nostra storia e della nostra cultura hanno avuto i natali a Caltanissetta, emigrando in tempo e riuscendo a (ri)plasmare la prospettiva della propria vita. Soprattutto dimenticando e facendo dimenticare la propria origine.

Fra questi costretti “dimentichi”, Beppe Cino. Regista e sceneggiatore nato a Caltanissetta il 3 febbraio 1947. Frequenta il liceo classico Ruggiero Settimo. Dopo la maturità si iscrive a Scienze Politiche e Filosofa presso la Sapienza di Roma. Nel 1970 – con un colpo di (ragionata) e spesso provvidenziale “pazzia” – si iscrive e viene ammesso al corso di regia del Centro sperimentale di cinematografa di Roma, con la presidenza di Roberto Rossellini.

Diplomandosi in regia, alla fine del biennio 1970/71 realizza il saggio “La Sicilia è il suo popolo”, un lungometraggio distribuito dai circoli Ottobre di Lotta Continua e dalla Comune di Dario Fo. L’opera viene presentata in concorso al Festival Internazionale del Cinema d’Autore di Sanremo (1972) e alle Giornate del Cinema Libero di Venezia.

Dopo questa prova “didattica”, Cino inizia la propria attività come aiuto regista di Roberto Rossellini col film “L’età di Cosimo dè Medici” (1972), prosegue con “Cartesius” (1973), “Rice University” (1973), “Anno Uno” (1974), “The World Population” (1974), “Il Messia” (1975).

Dalla seconda metà degli anni Settanta cambia il suo focus. E’ autore di diversi programmi d’inchiesta di carattere politico e sociale, girati in Africa, Medio Oriente, Nord Europa, per la RAI, la Tokyo Broadcastinc System (TBS), la NHK (Japan) e la SudWestFunk della Germania Federale . Nel 1981, per il Teatro Stabile di Heidelberg, realizza un breve film ispirato dal dramma “Juno and the Peacock”, dell’autore ottocentesco irlandese Sean O’Casey.

Nel 1982, scrive e dirige la sua opera prima “Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo”, con Paolo Bonacelli, Mirella D’Angelo, Lola Ledda. Il film partecipa nel 1983 alla Mostra del Cinema di Venezia e viene premiato nel 1985 con la targa di Cinema e Società.

Ancora nel 1983 realizza a Baden-Baden, presso gli Studi della SudWestFunk, la riduzione televisiva del dramma “Edward II,” del tragediografo inglese del XVI secolo Cristopher Marlowe. Nel 1986, scrive e dirige “La casa del buon ritorno”, un film di genere thriller psicologico, con Amanda Sandrelli, Stefano Cabrini e ancora Lola Ledda. Nello stesso anno il film partecipa alla Mostra del Cinema di Venezia e al Fanta Festival di Roma.

Nel 1987, per RaiUno, realizza cinque puntate di un programma dedicato a Roberto Rossellini: “Roberto Rossellini, dieci anni” . Sempre nel 1987 per l’Istituto LUCE realizza il film-documentario “C’era una volta Palermo”, con la collaborazione al testo di Gesualdo Bufalino. Nel 1988 è la volta di “Rosso di Sera” con Massimo Venturiello, Franco Citti, Cristiana Borghi, Eloisa Cino, ritratto drammatico della generazione del ‘68. Il film riceve il Premio della Stampa Estera nel corso del Festival di Sorrento organizzato da Gian Luigi Rondi.

Nel 1989 ancora per RaiUno è autore della serie di tredici episodi dal titolo “Gli Anni d’Oro”, con Giulio Brogi e Lucrezia Lante della Rovere.

Nel 1990, scrive e dirige “Diceria dell’untore”, liberamente tratto dal romanzo di Gesualdo Bufalino, con Franco Nero, Lucrezia Lante della Rovere, Fernando Rey, Vanessa Redgrave e Remo Girone. Il film partecipa a numerosi festival e rassegne cinematografiche. Riceve riconoscimenti a Los Angeles, Valencia, Porto Alegre. A Saint Vincent vince la Grolla d’Oro. Ad Annency, Cherbourg, Bruxelles riceve diversi encomi. A Villerupt, il premio della critica. Si rivela anche un successo in campo commerciale. Viene venduto in più di 40 paesi.

Nel 1991, su richiesta della prima rete Rai, elabora una sceneggiatura per il cinema dal libro “Le Parrocchie di Regalpetra”, di Leonardo Sciascia. Alla vigilia delle riprese, nell’estate del 1991, però il film viene sospeso e poi rinviato sine die.

Nel Tra il 1991 e il 1992 realizza “In Viaggio verso Est”, uno dei pochi film italiani sul post-comunismo, con Massimo Venturiello, Andrea Prodan, Ernestina Chinova, Kalina Kaltcheva. Anche quest’opera partecipa a svariati concorsi cinematografici in Italia e all’estero, ricevendo ampi consensi e allori.

Nel 1995, dirige per Mediaset la fiction in due puntate “La signora della città”, con un cast di eccezione: Remo Girone, Barbara Blanc, Dalila Di Lazzaro, Carroll Baker, Ethan Wayne, Anita Ekberg. Sempre per Mediaset nel 1996, dirige la mistery-fiction in due puntate “La Villa dei Misteri”, con Alberto Castagna, Eva Grimaldi, Gabriel Garko, Paola Quattrini.

Nel 1997,nel ventennale della morte di Roberto Rossellini, scrive e dirige per Rai Tre il film-documento “Roberto Rossellini, il mestiere di uomo”, con Isabella Rossellini. Il film-documento è presentato nello stesso anno alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Eventi.

Nel 1998, per il Corso di Cinema organizzato da Renzo Rossellini presso il Video Centro di Terni, è supervisore alla regia e direttore della fotografia del film di diploma degli allievi “Corti di cervello“.

Nel 2000 è autore e regista per Rai International di uno speciale dal titolo “Gaetano Martino, lo spirito dell’Europa”.

Il 2004 è l’anno del film “Miracolo a Palermo!”, che affronta il tema della mafia attraverso una cifra espressiva di tipo favolistico. Interpreti: Maria Grazia Cucinotta, Tony Sperandeo, Luigi Maria Burruano, Vincent Schiavelli. Il film verrà presentato nel giugno del 2004 fuori concorso al Festival Internazionale del Cinema di Taormina. Sarà distribuito in Francia nell’ottobre 2005.

Nel giugno del 2006, questa volta nel centenario della nascita di Roberto Rossellini, ritorna al suo mentore e dedica al suo Maestro un ritratto dal titolo “Buon Compleanno, Roberto!” Il film-documentario viene mostrato nell’ambito del Festival di Roma nell’ottobre del 2006. Verrà anche presentato dalla Cineteca Italiana e da altre Cineteche Europee nell’ambito delle rassegne organizzate per il centenario rosselliniano.

Fra il 2007 e il 2008 realizza “Quell’estate felice”, liberamente tratto dal romanzo “Argo il cieco” di Gesualdo Bufalino, dove più emerge la traccia che anima l’attività cinematografica dell’autore.

Il cinema di Beppe Cino è un esempio di cinema indipendente italiano. Scava nella memoria, raccontando, con amara nostalgia, gli anni Cinquanta di una Sicilia ancestrale e atavica. Nelle sue opere Beppe Cino realizza un omaggio personale alla sua terra, cercando di frantumare gli stereotipi attraverso i quali è stata troppo spesso descritta dal cinema e dalla letteratura.

Alcune sue opere, come proprio “Quell’estate felice”, oggi si rivelano opere-battistrada ai tanti film dei nostri giorni che descrivono situazioni di riscatto sociale di alcuni personaggi isolani, attraverso dolore e sacrifici.

Nell’opera richiamata, l’amore deve fare i conti con la nuova consapevolezza della donna, che con fatica abbandona la propria condizione di dipendenza, sia economica che affettiva. Il prezzo da pagare è alto, con i conseguenti sacrifici e costi che la conquista di una nuova condizione impone. Nel film (conosciuto anche come “Maria Venera”) Olivia Magnani interpreta una eroina sui generis che nella Sicilia degli anni Cinquanta ha il coraggio di affermare la propria indipendenza e la determinazione di donna disposta a mettere da parte i sentimenti per guardare al futuro.

Invero (a parte le serie televisive) le opere cinematografiche di Cino hanno stentato a trovare una distribuzione adeguata e il giusto riconoscimento del grande pubblico. Esse hanno avuto invece il merito di precedere e forse preparare il campo a opere che oggi hanno trovato un successo (forse inaspettato) ampio e diffuso: ad esempio “C’e ancora domani” di Paola Cortellesi. Come è possibile constatare un (enorme ma poco clamoroso) successo in indole caltanissettese: “sottotraccia”.

Un successo forse accompagnato da un involontario “peccato originale”.

Condividi Questo Articolo