Personaggi della nostra storia: Michele Cordaro

Lillo Ariosto
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Critico d’arte. Docente universitario.  Direttore dell’Istituto Centrale per il Restauro. Direttore del restauro della Torre di Pisa e della Basilica Superiore di San Francesco. Caltanissettese di nascita.

“Chi ha arte ha parte”. E’ un vecchio detto dal significato chiaro e saggio. Solo chi realmente conosce la materia di cui si parla dovrebbe permettersi di esporre un personale giudizio. E’ invece un vizio ricorrente quello di sentenziare su argomenti di cui si ha scarsa conoscenza.

La nostra epoca ne registra molti protagonisti. Non è il caso di un caltanissettese che ha raggiunto i massimi vertici nel difficile ambito del restauro e della critica delle opere d’arte, ricoprendo i più alti incarichi istituzionali. Michele Cordaro, un patronimico molto comune per una figura unica per le sue riconosciute competenze nel campo.

Michele Cordaro nasce a Caltanissetta il 19 maggio del 1943, qualche mese prima della invasione alleata del luglio di quell’anno. Conduce una vita tranquilla, ordinata, in apparenza monotona come tutte le esistenze di provincia. In serbo ha tuttavia uno spirito acuto, critico, dialettico.

Conseguita la maturità secondaria decide nel 1961 di iscriversi alla Facoltà di Lettere e Filosofia della Università di Palermo. Mostra subito qualità non comuni. Diventa discepolo di Cesare Brandi, massimo storico dell’arte di formazione crociana.

Nel febbraio del 1966 si laurea discutendo la tesi, per il tempo originale, Il film e le sue strutture formali. Gli viene suggerita la via dell’insegnamento ma dopo due anni, nel 1968, decide di fare il grande salto.

Ascolta il suo maestro e si iscrive a Roma alla Scuola di perfezionamento in Storia dell’Arte presso l’Università La Sapienza. La scuola è stata fondata nei primi del Novecento da Adolfo Venturi, considerato l’ideatore della disciplina storico-artistica a livello universitario in Italia. Frequenta il gotha del momento nel campo del pensiero critico dell’arte.

Marisa Dalai Emiliani, una delle massime ricercatrici sul rapporto tra arte e scienza ne ricorderà la passione e l’impegno, “Cordaro stupiva studenti e colleghi trasformando molto spesso l’interrogazione in un’avventura intellettuale… Possedeva la sorprendente capacità di coniugare la lezione di Brandi con quella di Argan”.

Le sue doti non passano inosservate. Nel 1974 è professore di Teoria e storia del restauro presso l’Università di Parma. Nello stesso anno è al Ministero per i Beni Culturali. Viene destinato alla Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici delle province di Parma e Piacenza. E’ una esperienza intensa. Gli si dedica con spirito di servizio.

Una scelta di vita che deriva dalla fede di operare per la tutela dei beni culturali avvertita come impegno civile. Lo dimostra non solo nel campo – alto – dell’attività di ricerca a livello universitario ma anche nelle esperienze – più modeste – però più pregnanti sotto l’aspetto socio-culturale come l’insegnamento speso in una scuola serale per studenti-lavoratori.

Si rivela un importante teorico, impegnato in campo istituzionale ma concretamente attivo nei cantieri di restauro. Nel 1975 diviene funzionario responsabile presso Istituto Centrale per il Restauro. L’attività di Cordaro a capo dell’Istituto è contrassegnata da importanti interventi.

Prosegue la linea tracciata dal suo maestro Brandi ma con autonomia e spirito critico, dando nuovo impulso all’attività dell’Istituto e allo sviluppo teorico-metodologico del restauro. Particolare è l’importanza che riserva alla interdisciplinarità, alla analisi materiale del testo figurativo, con riferimento alla valutazione storica ed estetica.

Sceglie la via della scienza, incrementando il contributo degli specialisti in chimica, fisica, biologia, informatica e documentazione, nel segno di una logica interdisciplinare.

All’interno dell’Istituto Centrale del Restauro opera nell’ottica del primato di una nuova professionalità, dalle radici storiche ma capace di accogliere la cultura scientifica e tecnologica.

Costante la convinzione che solo una strategia fondata sulla conoscenza tecnica e conservativa del patrimonio artistico sia capace di produrre una politica di salvaguardia adottando anche i criteri, sino ad allora pressoché sconosciuti, di prevenzione e programmazione.

Cordaro è anche innovatore nella attenzione che dedica agli ambiti disciplinari di frontiera. Da qui il suo interesse per le problematiche più nuove ed originali nel campo del restauro dell’arte contemporanea, con attenzione per i supporti sintetici di manufatti documentari o artistici, nonché per gli ambiti più nuovi come l’estetica del cinema.

Sua l’attitudine a vedere i problemi nella loro globalità e ad individuarne immediatamente i rimedi. La maggior parte della sua produzione è costituita da interventi che colgono l’essenza del problema e ne prospettano gli interventi idonei, incrementando in tal modo – sotto l’aspetto della tutela, della conservazione e del restauro – il campo della pertinente didattica.

Fedele a questa impostazione Cordaro svolge attività di educazione e insegnamento presso l’Università, prima con la Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte della Sapienza a Roma, dove per parecchi anni terrà l’insegnamento di Teoria e Storia del restauro delle opere d’arte e poi di Storia del restauro presso la Facoltà di Conservazione dell’Università di Viterbo.

Cordaro curerà i lavori di ripristino per importanti tele di Caravaggio, Raffaello e Rubens. Sue le indagini di completamento sui Bronzi di Riace. Cordaro personalmente guida e segue i lavori di stabilità della Torre di Pisa e la conclusione del ventennale restauro del “Cenacolo” di Leonardo da Vinci a Milano. Da ultimo, il più complesso, quello delle volte crollate della Basilica superiore di San Francesco ad Assisi a causa del terremoto nel 1997, nonché quello della Camera degli sposi” del Mantegna a Mantova.

Numerosi i suoi contributi su problemi di conservazione e restauro di materiali tradizionali o nuovi, su argomenti di critica brandiana, su riflessioni teoriche, in parte riuniti nella raccolta “Restauro e tutela”.

Molti suoi scritti sono divenuti capisaldi nel campo della conservazione, del restauro e della tutela. Testi che affrontano tematiche diverse e che, come ha scritto l’allora Ministro Giovanna Melandri in suo ricordo, sono “sempre illuminanti interventi, che colgono l’essenza del problema e ne prospettano le possibili soluzioni”.

Sono scritti spesso legati a problemi contingenti del vasto campo della conservazione ma che nel loro insieme ricostruiscono la storia di un momento importante della riflessione critica sul quel mondo, confermandone l’attualità di pensiero.

Cordaro muore a Roma, per un male incurabile, il 13 marzo del 2000. Ha cinquantasei anni.

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