Premio Vigata a Silvana Grasso, autrice della lingua complessa della nostra anima nascosta
Il Premio Vigata, prima edizione di un evento pensato e realizzato a Gela per felice iniziativa delle Cantine Casa Grazia, nel centenario della nascita di Andrea Camilleri, per la letteratura e la filologia è stato assegnato a Silvana Grasso, scrittrice dominante nel panorama della narrativa internazionale, di assoluta originalità espressiva, studiata nelle università di tutto il mondo, alla quale sono state dedicate centinaia di tesi di laurea e di pubblicazioni.
È un premio di notevole spessore culturale: con il Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario camilleriano, in ricordo ed in virtù del primo riconoscimento a lui assegnato, proprio a Gela dall’Accademia Eschilea, nel 1982.
Prestigiosa la giuria del premio, presieduta da Sarah Zappulla Muscarà, filologa e critica letteraria, docente dell’Università di Catania e composta da Andrea Cassisi, giornalista di Avvenire, Felice Cavallaro, giornalista del Corriere della Sera, Maria Grazia Di Francesco Brunetti, Ceo di Casa Grazia, Francesco Liardo, CFO di Sicilsaldo Group.
Premiati anche Donata Agnello, direttrice responsabile di I love Sicilia, Mario Andreose, presidente de La nave di Teseo, Michele Brambilla, giornalista, per il libro “Non è successo niente di grave” (Baldini & Castoldi, 2025), Paolo Di Stefano, giornalista Corriere della Sera per il libro “Una giornata meravigliosa” (Feltrinelli, 2025).
La premiazione il 12 settembre, nella cornice suggestiva di Casa Grazia, accanto alla Riserva naturale del Lago Biviere, piccolo paradiso delle biodiversità. L’iniziativa è in partenariato con Comune di Gela (Assessorato alla Cultura), Centro di Cultura e Spiritualità Cristiana Salvatore Zuppardo, Istituto di Storia dello Spettacolo Siciliano e con l’Associazione Fondo Andrea Camilleri presieduta da Andreina Camilleri.
La scelta di Silvana Grasso premiata nella sezione Letteratura e Filologia non poteva essere più felice, in perfetta sintonia di metodo con l’autore a cui il premio è dedicato.
Infatti è proprio lo strumento linguistico uno dei punti di forza dell’autenticità della scrittrice, che ha creato un linguaggio originale, ricco di significati etimologici e simbolici, impastato della lingua del popolo e dell’aristocrazia della cultura, unico al mondo nella capacità di raccontare l’anima con lampi di senso.
La scrittura di Silvana Grasso scandaglia le profondità dell’inconscio per esprimere la verità tumultuosa del nostro essere, liberandola dalle catene invisibili del perbenismo borghese, la verità che ci possiede, invisibile, con potenza inquietante ed inequivocabile, senza spazi di assoluzione né di consolazione. A partire dalle parole.
Dai suoi personaggi emerge la forza degli archetipi tribali dell’umanità, il bene e il male esplicitati senza compromessi, carnalità e spiritualità, espressionismo dei corpi e delle anime, che nell’estremizzazione delle pulsioni e dei desideri rivelano l’essenza limpida di un’umanità che nell’ordinario non ha voce.
Il corpo, i corpi, sono gli spazi della comunicazione o dell’incomunicabilità totale dei personaggi e tra i personaggi, e della rappresentazione della loro identità, meravigliosamente tradotti in parola, con un “logos” capace di esprimere plasticamente tutto ciò che logos non è, con un procedimento che ricorda il metodo freudiano di verbalizzazione del groviglio inconfessabile dell’inconscio, entrando dentro i pensieri non detti, dentro la mente segreta degli uomini e delle donne.
La sua lingua permette di raccontare il tessuto inestricabile del nostro vissuto che in quell’intreccio si può riconoscere, non senza fatica, perché non si può guardare nello specchio dell’inconscio senza dolore, ma senza ipocrisia né opportunistica sublimazione. Semplicemente così come scorre nei nostri pensieri anche quando non ce ne accorgiamo, o non ce ne vogliamo accorgere perché ci interroga sul simulacro che ognuno costruisce di se stesso.
Tutte le nostre contraddizioni, le contorsioni della nostra anima, le mancanze e gli eccessi della nostra personalità trovano casa accogliente nella lingua letteraria di Silvana Grasso: possono emergere, dirsi senza nascondersi, se non a noi stessi, continuamente in lotta tra la realtà autentica e quella dichiarata, quasi a riprendere il dualismo tra fenomeno e noumeno di kantiana memoria, ma con la capacità post-kantiana di far conoscere il noumeno, l’essenza inesprimibile della nostra umanità, attraverso la potenza della parola che si dispiega, invincibile, rivelatrice spietata e misericordiosa della nostra finitudine.