È vero: l’attuale processione delle Vare a Caltanissetta è intimamente legata al mondo delle miniere. Ed è pur vero che la prima vara realizzata dai Biangardi nacque come risposta a un disastro minerario, trasformando il dolore collettivo in rito di fede e memoria. Ma questo, più che un inizio, fu un nuovo inizio.
Perché la storia delle Vare comincia molto prima.
Già nell’Ottocento, prima dell’arrivo dei Biangardi e della costruzione di alcune vare legate al mondo dei minatori, altre statue, altre storie popolavano le strade della città. Dopo che nel 1801 si era tenuta l’ultima processione dei “Misteri”, furono due uomini visionari, Giuseppe Alesso e suo figlio Michele, a riportare in vita quell’usanza. Dal 1840 i Misteri tornarono a muoversi: inizialmente sette, poi divenuti quattordici.
Oggi, 14 settembre, festa dell’Esaltazione della Santa Croce, volgiamo lo sguardo a una di quelle opere rimaste nell’ombra, ma ancora viva: il Crocifisso di Santa Lucia in Campagna: pochi sanno che era una delle antiche 14 vare, costruita dagli Alesso nel 1844.
La chiesa di contrada Santa Lucia, dedicata al Signore della Campagna e appartenente alla parrocchia San Giuseppe, guidata da padre Angelo Spilla, è in questi giorni il fulcro di una tre giorni di celebrazioni, dal 12 al 14 settembre, in onore del SS. Crocifisso e di Maria SS. Addolorata.
E proprio lì, ancora oggi, quel Crocifisso esce in processione: non come reliquia, ma come parte viva della fede di una comunità.
Nel 1875 la maestranza dei macellai commissionò allo scultore Scimone due figure da collocare sotto quel Crocifisso: un San Giovanni e una Addolorata. L’artista realizzò soltanto teste, mani e piedi, mentre i corpi furono rivestiti di stoffa, secondo l’uso dell’epoca.
Bisognerà attendere il 1891 per la vara che tutti conosciamo oggi, opera del solo Francesco Biangardi.
Eppure, il Crocifisso degli Alesso resiste. Più piccolo, più semplice, ma prezioso: vero e proprio antenato delle Vare moderne. Un’opera che, pur diversa dalle grandi creazioni biangardiane, ha aperto la strada a quella tradizione che oggi rappresenta l’anima del Giovedì Santo nisseno.
C’è quindi una memoria viva di una fede che precede i Biangardi e le miniere, e che racconta come la città sia stata intimamente legata alla Croce.
È il Crocifisso degli Alesso, l’antenato silenzioso che continua a camminare.