Rimettere in ordine i pensieri, ridando senso alle parole

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Una riflessione del Prof. Claudio Vassallo

Da tempo assistiamo al lancio continuo di appelli, che alternativamente, a seconda del momento politico attraversato o delle risultanze dei sondaggi elettorali, paventano una “avanzata dei comunisti” da fermare o un “pericolo di deriva totalitaria” da scongiurare.

Chiamate alle armi che, nonostante il loro sapore di “reclutamento per la guerra santa”, nonché  l’enorme enfasi da cui sono accompagnate, in politica costituiscono poca cosa!

Insomma, richieste di mobilitazione per arginare un pericolo “grave e imminente”, che, però, non contengono nulla sul “cosa fare” a disastro evitato. Tutto ciò poichè la straodinarietà (rappresentata o raccontata) del momento fa sì che non ci sia mai il tempo per soffermarsi a ragionare sulle reali necessità del Paese, divenute, queste ultime, stante l’eccezionale criticità del momento, solo circostanze irrilevanti.

Ed è con questo spirito che, muniti di calcolatrice e sguarniti di idee, si teorizzano (in tutti i luoghi) “campi più o meno larghi”, definiti impavidamente “coalizioni politiche”, che in realtà sono solo mere sommatorie di voti, il cui interno risulta privo di progetti, di  visione della società da costruire, ed esclusivamente funzionale ad un perenne “vivere alla giornata”, che al massimo consente la gestione dell’immediato, ma che dimentica il futuro.

Ma ancora, questo ripetuto ricorso alla straordinarietà del momento, che porta a chiedere il concenso, non per realizzare qualcosa (un modello di società, un programma o, più semplicemente, una precisa azione politica), ma per evitare che altri vincano, ha, nel tempo, inevitabilmente sbiadito ogni posizione e confuso ogni cosa, poichè in un tale sistema non è più necessario definire sè stessi, essendo sufficiente il dichiararsi diversi dagli altri.     

Il quadro che abbiamo davanti impone di rimettere i tasselli della politica nel loro giusto ordine: prima idee e valori, che definiscono chi si è e in cosa si crede, poi un consequenziale progetto politico da proporre e sul quale richiedere il consenso.

Per fare ciò però occorre ridare il giusto significato politico alle parole e tra queste (anche perchè a me cara) inizierei da quella di cui, in questi anni si è abusato maggiormente, storpiandone il senso, se non addirittura violentata: moderato.

Infatti, è opportuno ribadire come non siano moderati coloro che non si arrabbiano mai e mantengono sempre toni pacati e civili, essendo questi semplicemente persone educate; ma come nemmeno i moderati siano persone che, non possedendo una visione chiara, oscillano a seconda del momento tra diverse posizioni, stante che essi sono solo degli indecisi o dei qualunquisti; ed infine non sono assolutamente moderati coloro che, utilizzando modi concilianti, si tengono equidistanti da ogni posizione, al fine di poter, in ogni circostanza, ricercare posizioni comode da ricoprire, poiché questi sono solo astuti mercanti.

I moderati al contrario sono in politica coloro che pur avendo una forte e radicata idea di società da realizzare, fondata su un preciso sistema valoriale, non elevano la loro idea a verità assoluta da imporre agli altri, ma che, ritenendo la società un bene comune, ammettono l’esistenza di visioni alternative e comprendono la necessità del costante confronto, al fine di ricercare punti di incontro costruttivi e non continue occasioni di sterili scontri.

In questo senso, i moderati, a differenza di come taluni credono, non sono superati dalla storia, ma al contrario possono fornire (a questo sono chiamati) oggi, nel contesto nazionale e internazionale complicato e conflittuale, un importante contributo.

Per fare ciò però occorre che essi ritornino a vestire il loro “abito politico” ed agiscano in maniera coerente, coesa ed autonoma.

Prof. Claudio Vassallo  

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