Tutti poveri a causa di un io, “Io comando!”. Storie di ordinaria “follia”?

Tonino Cala
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Esiste una patologia del comandare? Chi vuole comandare, senza averne l’attitudine e la capacità, perché scambia il comandare con il governare, in realtà è il suo contrario: l’incapacità a governarsi e a governare. L’arte del governare è un’attività complessa che richiede molto consapevolezza di sé e la conoscenza dei propri limiti.

Sigmund Freud sosteneva che tre sono i mestieri impossibili: “curare, educare e governare”.
E quando il governare non è democratico si rischia di scivolare nell’autoritarismo dei regimi illiberali e dittatoriali. Tutti arrivano al governo della nazione con piglio garibaldino: “Lasciatemi fare, ci penso Io!”.

Per ultima Giorgia Meloni. Nessuno che dica: “Non lo so, vediamo, ci metterò tutto il mio impegno, so delle difficoltà che potrò incontrare! Cercherò di fare del mio meglio, non prometto nulla!”. Neanche per
sogno: “Ci penso Io!”. Follia. Non funziona così.

Ci vuole molta prudenza, moderazione, apertura mentale e la capacità di confrontarsi con un alto senso di responsabilità. Non si comanda, si governano i processi politico- amministrativi con spirito di umiltà e rivedendo gli errori compiuti.

Diceva lo psichiatra francese Jacques Lacan “Chi si crede un Io è un pazzo”. Si riferiva all’illusione dell’eccesso egocentrico e pulsionale. Cosa dire: “Povera Patria, povera Italia, povera Sicilia”.
Tutti poveri a causa di un io, “Io comando!”.

L’errore e il perdono, il desiderio di conoscersi e di rivedere autocriticamente la propria posizione fallace.
I docenti spiegano ai loro alunni che, se si può, bisogna avere il coraggio di ammettere l’errore che si fa e di chiedere scusa all’altro con senso di responsabilità.
Lo afferma la Pedagogia che sbagliando si impara ma si impara se il soggetto educando è disponibile a riconoscere l’errore.

Lo ha detto anche Papa Francesco e in tantissime occasioni. Per parole, opere ed omissioni si chiede il perdono.

Anche il Presidente della Repubblica Italiana on. Sergio Mattarella ha consigliato ai rappresentanti delle Istituzioni di tenere comportamenti adeguati di “onore e disciplina” e di sana autocritica per la carica che ricoprono.

Se si è consapevoli e si sa, è giusto chiedere scusa e perdono. Si sbaglia quando si fa finta di non avere alcuna consapevolezza del malinteso e non si vuole ammettere l’errore fatto. Non c’è nulla di male, basta dirlo con franchezza e senza flagellarsi addosso.

Noi laici, siamo contrari ai riti penitenziali, non crediamo alla mortificazione della carne e dello spirito. Possediamo un’etica umana che non è quella religiosa! Un’etica anche politica che fa riferimento al Diritto internazionale e ai desideri equilibrati e giusti delle coscienze. L’etica umanistica che è stata creata ed elaborata dall’Umanesimo integrale del Quattrocento rinascimentale e dalla Rivoluzione francese e illuminista del ‘700.

Senza dimenticare la grande spiritualità cristiana e le culture liberali e socialiste di segno democratico.
Non ci interessano le derive anarchiche e impazzite del plus-godere di un capitalismo selvaggio e disumanizzante, attraversato da un consumismo delle merci dove l’uomo stesso è una merce senza anima, senza alcuna qualità, smorto e defunto.

E ci possiamo forse rassegnare ad un materialismo privo di spiritualità e di cultura della vita, quello che si potrebbe cogliere, per fare un esempio, nell’abbraccio fraterno e sincero tra esseri umani denudati dai propri averi?

cques Lacan

Tonino Calà

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