Via Redentore, ancora non parte la richiesta alla Regione di calamità naturale: insipienza scandalosa

redazione
redazione 510 Views
4 Min Leggere

Dal 10 dicembre 2024 sono passati 83 giorni: da quel giorno 14 famiglie, 42 persone, i residenti negli edifici di via Redentore e vicolo Scilla, sono fuori di casa. Fino a poche settimane fa sono stati alloggiati a spese del Comune, poi, dal 10 febbraio, costretti a trovarsi una sistemazione a spese proprie.

Per ritornare a casa devono sostenere, sempre a spese proprie, costose analisi statiche che coinvolgono diverse professionalità tecniche, perché il Comune ha giudicato “privata” la loro vicenda e si rifiuta di intervenire con fondi pubblici per le verifiche di stabilità.

Nonostante un Consiglio comunale che aveva dettato una serie di impegni per risolvere la situazione, primo fra tutti la richiesta alla Regione della dichiarazione dello stato di calamità naturale, che permetterebbe l’intervento della Protezione Civile e la copertura delle spese da parte della Regione.

Abbiamo appreso da fonti ufficiali che la Regione il 23 gennaio ha proclamato lo stato di crisi e di emergenza per 116 Comuni siciliani colpiti dall’ondata di maltempo del 16 e 17 gennaio. Quindi appena 6 giorni dopo gli eventi, affidando alla Protezione Civile “in base alla relazione firmata dal dirigente generale del Dipartimento regionale della Protezione civile, Salvo Cocina. La declaratoria consentirà di attivare le iniziative necessarie a garantire i primi interventi per la messa in sicurezza del territorio nelle aree delle sei province interessate”. I danni ammonterebbero a circa 70 milioni euro. Dopo appena 7 giorni.

Invece ad oggi non abbiamo nessuna notizia della richiesta che il Comune di Caltanissetta avrebbe dovuto inoltrare alla Regione per lo stato di calamità naturale, e questo fatto, dopo 83 giorni dagli eventi calamitosi, è decisamente inqualificabile e inaccettabile.

Non si possono giustificare i tempi indefiniti nella capacità di risposta ad una emergenza drammatica, che rischia di sparire dall’attenzione mediatica, ricadendo tutta sulle spalle delle famiglie vittime dell’evento, e non responsabili di esso, dopo che, peraltro, sono stati spesi ben oltre 100.000 euro per l’ospitalità in strutture ricettive delle prime settimane.

Una mancanza intollerabile di visione dei problemi, di capacità di muovere e guidare la macchina amministrativa e burocratica, a cui invece è stato delegato tutto, attendendo, attendendo e ancora attendendo.

La responsabilità del governo di una città compete sempre all’Amministrazione che gli elettori hanno scelto, alla quale spetta il compito, avvalendosi anche del supporto tecnico degli uffici, di studiare le situazioni, pensare alle soluzioni possibili, costruire le risposte concrete e farle eseguire nei tempi più celeri, rispondendone alla città, giorno per giorno.

La sensazione che questa vicenda drammatica sta producendo, senza dimenticare mai il disagio e la sofferenza delle persone e delle famiglie che sono state abbandonate al loro destino, è quella di una città allo sbando, “nave sanza nocchiero in gran tempesta” come scriveva Dante, una nave in cui anche il comandante Schettino forse sarebbe una guida migliore rispetto all’insipienza presente.

Ieri la Croce Rossa nissena ha promosso una raccolta di fondi per aiutare le famiglie a sostenere le spese delle verifiche di stabilità. Apprezziamo sinceramente lo spirito solidale che ha mosso questa iniziativa, coerente con la storia e lo stile della Croce Rossa Italiana, alla quale personalmente e come redazione aderiamo, ma altrettanto sinceramente pensiamo che sia vergognoso che si lasci alla solidarietà dei privati il dovere di un intervento che la normativa consentirebbe di predisporre da parte della pubblica amministrazione.

Quando non si amministra con i paraocchi.

Condividi Questo Articolo