“Galassia stalking”: da un libro un’analisi a 360° su un fenomeno sempre più dilagante

redazione
redazione 365 Views
7 Min Leggere

Il 90% delle esperienze di stalking/atti persecutori, un reato che è tale in Italia soltanto dal 2009, non vengono denunciate: è il sommerso più tenebroso di un romanzo criminale che attraversa le nostre vite, a pochi passi da noi, in ambienti insospettabili, coinvolgendo tutti i ceti sociali.

Questo il primo dato clamoroso emerso dal convegno “Galassia stalking”, prima presentazione in Sicilia del libro omonimo di Alessandro Miconi, vice questore e dirigente anticrimine di Udine, venerdì 28 febbraio nell’Aula Magna del Consorzio Universitario gremita da operatori sociali e delle forze dell’ordine ma soprattutto da moltissimi studenti.

Particolarmente qualificato il parterre dei relatori, tutti nei tempi ottimamente scanditi dalla moderatrice Ivana Baiunco: oltre all’autore del testo, la Questora di Caltanissetta Pinuccia Albertina Agnello, il Dirigente Generale di Pubblica Sicurezza Emanuele Ricifari, già Questore di Caltanissetta, la prof. Agata Ciavola dell’UniKore, il Sostituto Procuratore Piera Anzalone, l’avvocata Valentina Matraxia presidente del centro anti-violenza Galatea, e la dott. Pina Ferraro Fazio sociologa criminologica e assistente sociale.

Il quadro del fenomeno che è stato ricostruito dagli interventi è estremamente preoccupante: la Sicilia è ai primi posti in Italia come regione in cui  lo stalking è più diffuso (2205 casi all’anno), la provincia di Caltanissetta è la terzultima tra le province siciliane, con 157 casi all’anno, i più numerosi a Caltanissetta e a Gela (rispettivamente 53 e 70), identici i dati che riguardano i maltrattamenti violenti, soprattutto in ambito familiare (227 all’anno).

Nell’ultimo anno la Questura di Caltanissetta ha disposto 88 ammonimenti per violenza domestica di propria iniziativa e 4 per atti persecutori, per i quali si può procedere soltanto su istanza della vittima.

Esiste un gruppo di lavoro permanente presso la prefettura, in cui periodicamente Questore, Prefetto e i due Comandanti provinciali delle forze armate fanno il punto sulle attività di prevenzione e di valutazione di quanto si sta svolgendo sul territorio.

Sette le proposte di sorveglianza speciale di pubblica sicurezza nell’ultimo anno, ha sottolineato la Questora Agnello, evidenziando come ci siano inedite affinità tra i reati di atti persecutori e quelli della criminalità mafiosa: entrambe le tipologie si fondano sull’omertà, spesso motivata dalla paura (sia della vittima che del persecutore) e sull’indifferenza del contesto sociale, dell’opinione pubblica.

Su quest’ultimo aspetto si è soffermata anche la prof. Agata Ciavola, sottolineando come la violenza e l’omertà siano strutturali sia ai crimini mafiosi che alla violenza di genere che si intreccia con lo stalking. Reati questi ultimi che innanzitutto vanno riconosciuti anche dalle forze dell’ordine, le quali negli ultimi anni hanno seguito una formazione molto puntuale, rendendo più raro il fenomeno della vittimizzazione secondaria, che colpevolizzava la vittima piuttosto che l’aggressore. Formazione che andrebbe estesa anche alla magistratura, ha evidenziato la prof. Ciavola, per evitare gli episodi di interrogatori suggestivi a cui talora si sottopongono testimoni vulnerabili e vittime degli stalker.

Considerare il fenomeno come “emergenziale” è un errore che i dati smentiscono: il problema è strutturale ed equamente diffuso in tutto il mondo e in tutti gli strati sociali, anche se è stato calcolato che soltanto il 10% denuncia gli atti persecutori e ancora più bassa è la percentuale delle denunce di uomini (2-3%) contro lo stalking femminile, che pure è stimato come un fenomeno diffusissimo, anche se meno pericoloso, in senso fisico, rispetto a quello maschile, come ha evidenziato il questore Ricifari.

Prevenzione, protezione, punizione, sono le tre P su cui si è soffermata la dott. Piera Anzalone, sottolineando come la chiave di tutto sia il rispetto e l’educazione al rispetto. Mentre la criticità maggiore successiva alla denuncia, quando avviene, sono i processi che si svolgono dopo troppo tempo rispetto ai fatti, depotenziandone l’offensività e rendendo difficile in sede processuale l’accertamento di quanto è avvenuto. Tenendo conto anche delle ritrattazioni e delle denunce strumentali.

Il questore Ricifari ha dedicato una attenzione particolare anche alla mediatizzazione del fenomeno, spesso fagocitato dal sensazionalismo commerciale dei media che fa da contraltare alla “legge bavaglio” che ha reso più difficile il lavoro dei giornalisti rispetto all’informazione sui fatti storici, che dovrebbe essere quella preferibile in un campo estremamente delicato, che ha un impatto devastante sulle vite delle persone coinvolte e non può essere oggetto di talk show. E invece esistono algoritmi che testano gli argomenti di maggiore “attrattiva” per il pubblico sui quali calibrare le tariffe pubblicitarie, e la violenza di stalking e maltrattamenti è al primo posto in questo tariffario.

L’esperienza del centro anti-violenza Galatea onlus, che opera a Caltanissetta da oltre un decennio, è stata illustrata dalla presidente, l’avv. Valentina Matraxia. Le donne dei paesi della provincia hanno difficoltà a raggiungere il centro e spesso si collegano soltanto telefonicamente, ma si registrano molte reticenze e il timore di denunciare, soprattutto per paura di perdere i figli, di cui il maltrattante si fa scudo per tenere sottomessa la vittima. Senza considerare il problema economico, che risulta essere la prima causa delle mancate denunce di donne che non hanno alternative alla coabitazione con il partner violento.  

La sociologa Pina Ferraro ha sottolineato come sia prioritario lavorare sul 90% delle persone che non denunciano gli atti persecutori subiti, e non con una politica fatta di spot, ma investendo in strutture di prevenzione, percorsi educativi nelle scuole per produrre un cambiamento culturale, senza il quale il fenomeno non potrà essere debellato.

Un testo unico delle normative sul fenomeno è stato infine auspicato dall’autore del saggio Galassia stalking, Alessandro Miconi, che ha evidenziato la complessità di questa tematica, che oggi ha classificato diverse tipologie di stalking e 5 tipi di stalker, intrecciando diritto e psicologia, e riflettendo una crisi più complessiva della società, della coesione sociale, delle relazioni familiari. Strategica è sempre la formazione, anche dei professori e dei dirigenti scolastici, perché gli atti persecutori si stanno diffondendo tra gli adolescenti e fuori dalle aule scolastiche, andando oltre il bullismo e infiltrando di violenza le relazioni sociali in tutte le età della vita.

foto Questura di Caltanissetta:

Condividi Questo Articolo