Non tutti i mali

Tonino Cala
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Non tutti i mali vengono per nuocere. Il dolore può essere creativo e rigenerante. Per cui bisogna sapere cogliere ed evidenziare ciò che è stato ed è positivo nelle esperienze che sono state negative. La maturità non si acquisisce leggendo i libri o ascoltando le conferenze, anche se la formazione culturale gioca un ruolo fondamentale nella crescita individuale e collettiva, quando la cultura non è mera erudizione. L’uomo colto sa cercare, sa scegliere e sa distinguere, mettendo in opera decisioni soggettive che sono collegate alla esperienza personale e alla libera maturazione dei propri desideri.

Non si tratta di essere buoni per professione o per farsi belli e per farsi vedere dagli altri. Di fatto, il male è stupido, è banale, come diceva Hannah Arendt.

Non scelgo il bene per fatto morale, perché lo dice la Chiesa, le religioni, le filosofie o altro. Non ho scelto di fare il bene per ricevere la ricompensa della vita eterna e per andare in paradiso; per me il paradiso è un luogo vuoto come l’inferno!

“L’inferno esiste ma è vuoto” afferma Hans Urs von Balthasar. Chiaramente, ciò aumenta la nostra responsabilità etica.

Ho scelto il bene perché mi fa stare bene, è conveniente, è un egoistico investimento economico all’interno del soggetto, perché genera un indubbio benessere individuale che rispetta il prossimo e non a discapito dell’altro, evitando di fare qualsiasi male all’altro. Cosa non semplice! Ci convince la parabola del Buon Samaritano.

Non insegno il bene perché qualcuno me lo dice, lo faccio perché mi conviene. Questo argomento è più forte di qualsiasi discorso moralistico o religioso perché parte da una scelta personale che non è eterodiretta, non è imposta da nessuno, è una libera scelta dell’individuo. Mi convince. Non solo. Il bene è gratificante.

Sappiamo per certo che il male appassiona gli uomini e li fa divertire. Esiste un evidente fascino del male, dimostrato dalla continua pubblicazione di libri che parlano del male! Freud stesso si rese conto che il male abita e possiede gli uomini.

E lo avevano capito i grandi scrittori. Cito per tutti “Delitto e castigo” di Fëdor Dostoevskij. La scrittura creativa, come la preghiera desiderante, ci consente di “educare” e di “ammorbidire” il male che viene trasformato dalla nostra invocazione di cura dedicata alla vita, per vivere serenamente e in pace con sé stessi.

Il bene e il male sono concetti relativi. Ciò che è bene per me può essere male per un altro e viceversa: in modo diverso i soggetti percepiscono il bene e il male. Si può ipotizzare che se esistono i concetti di bene e di male è molto probabile che esiste un assoluto infinito, per cui i concetti relativi di bene e di male si percepiscono nel divenire del tempo e dello spazio mentre l’assoluto è un presente infinito, al di là del tempo e dello spazio.

Sul piano pratico della morale comune ci sono persone che pur appartenendo a un gruppo o a una comunità perseguono la loro convenienza personale, andando contro l’interesse del gruppo comunità.

Tutti i giorni osserviamo tanti casi di persone irresponsabili che coltivano il proprio vantaggio egoistico a discapito del noi. A me è capitato tante volte. Angeli e demoni sono figurazioni e rappresentazioni psicologiche, nulla di metafisico o di religioso. Chi fa il bene è un angelo, chi fa il male è un demone. Concetti molto relativi che non significano nulla.

Per i greci e per la psicologia junghiana il demonio è una presenza intelligente e positiva che può dividere e separare o essere il demone socratico, il buon demone che guida la nostra coscienza e che liberamente gli fa compiere azioni virtuose. Altro discorso relativo. Nelle contraddizioni e nei paradossi si trovano le verità umane.

Noi lo sappiamo e non vogliamo ammettere che non esiste un netto confine tra il bene e il male. Per questo siamo indulgenti con noi stessi: la coscienza non può essere colpevole per i desideri umanamente legittimi che si provano.

Nei limiti stabiliti da un’etica del limite che argina gli eccessi.

Tonino Calà

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