Il Leone perduto nell’ombra
Le note di Shower the people di un lontano James Taylor sommessamente inondavano il tinello-studio di Falconara. Il cicalino del citofono si unì alla melodia del songwriter bostoniano.
“Si?”
“Cosa fai? Mi apri?”
Era la voce di Maria Stella che bene si abbinava al simultaneo passaggio del refrain del brano. Pigiò il pulsante che liberava la serratura del pesante portone in legno che concedeva l’accesso allo scalone condominiale. Il clac del comando elettrico annunciò il via libera. La cabina dell’ascensore, in vago e vano stile art decò, le si presentò al piano di ingresso. Entrò. Spinse il pulsante. Le vennero in mente le rime di una canzone interpretata in un concerto della Pausini, “Destinazione paradiso”.
Il lieve cigolio delle ante annunciò il suo arrivo a Falconara. Le prime increspature odorose di Le Jardin de Monsieur Lì abbracciarono le narici del commissario. Un minuto appresso si riproposero con il sorriso di Maria Stella. Falconara le sfiorò il viso con un lieve tocco di labbra. Le prese la mano e la scortò all’interno.
“James Taylor? Sei in cerca di quiete vedo?” Esordì Maria Stella, sfoderando uno sguardo assassino all’indirizzo del (suo) commissario.
“Volevo creare l’atmosfera”. Rispose un Falconara insolitamente ammiccante.
“Ci sei riuscito. Questo brano è perfetto per accomodarmi sul divano e rilassarmi mentre ti vai a preparare. Mi devi accompagnare in quel palazzo accanto alla gioielleria Anna Sella. Ho un appuntamento per fare vedere l’appartamento all’ultimo piano a un cliente. Un tipo particolare. E’ venuto in agenzia. Educato, elegante, discretamente agghindato di gadget elettronici. Smart watch al polso. Zainetto con computer sulla spalla. Interessante”.
Falconara, un pò stizzito, di rimando. “E cosa devo venire a fare? Di mura e soffitti sei tu l’intenditrice”.
Maria Stella, come in un game di tennis, di rovescio in topspin rispose.
“Si. Ma tu ti intendi di tipi. Ti voglio con me. L’appartamento, poi, è particolare. Lo devi vedere. Non si sa mai. Potrebbe interessarti. Magari qualche indagine. Qualche mistero”.
Su quest’ultimo passo, Maria Stella lanciò un altro dei suoi sorrisi invincibili a cui Falconara abdicava senza resistenza alcuna.
”Ok. Ma dopo andiamo a cena”.
“Va bene, poi vediamo. Intanto vatti a preparare. E cerca di metterti qualcosa fuori ordinanza. Non ti vestire da commissario. Mi raccomando. Non essere impettito come al solito”.
A Falconara la parola impettito dava piacevolmente ai nervi (un quasi ossimoro in agguato). Da un canto gli dispiaceva, dall’altro lo inorgogliva. Per lui era una nota di distinzione. Un differenziarsi dal “global dress” imperante. Volle comunque fintamente cedere alla richiesta.
“No, tranquilla. Sarò un incrocio tra Richard Gere e George Clooney”.
Maria Stella, di rimando, con una perfetta demivolée. “Non mi incanti. Non mi vanno nessuno dei due. Sono vecchi ormai. E poi ho sempre avuto un amore segreto per Kevin Costner. Almeno quando era giovane”.
Falconara non volle replicare, cedendo il punto. Si presentò con pantalone cinque tasche di velluto chiaro. Camicia chequered in british style. Maglioncino girocollo bleu. Impermeabile chiaro, con sottostante sciarpa artist stripe di Paul Smith. Mocassino inglese Church’s in leggero marrone.
A Maria Stella brillarono gli occhi. Non se ne fece accorgere. O almeno tentò.
I due uscirono, reticenti sulle reciproche compiacenze. Attraversarono il cortile interno e si tuffarono nella Golf bianca del commissario. Si avviarono in direzione dell’ufficio di Maria Stella. Il traffico era leggero. Raggiunsero presto lo stabile dove aveva sede l’agenzia immobiliare. Venne incontro alla coppia Alfredo, il portiere che con sorriso e baffetto alla Errol Flyn allungò a Maria Stella la cartella dove stavano i documenti dell’appartamento da far visitare. Lo ringraziò unendo uno sguardo a un sorriso.
“Alfredo è sempre gentile”. Esordì Maria Stella, anticipando la reazione sospettosa di Falconara. “E’ stato lui a indicare l’agenzia al tipo che devo incontrare. Lo aveva visto in zona mentre leggeva i vari “Affittasi”. Lo ha notato. Gli è parso abbastanza indeciso e lo ha portato in ufficio”.
“Provvigione?”
-“Un regalino se va bene l’affare. Gli si fa pigliare un caffè”.
“Do ut des” Sentenziò Falconara.
“Tu fai troppo il commissario. Rilassati. Non sono ancora scomparsi i rapporti di cortesia. Non è che è tutto un imbroglio. Esistono ancora gesti disinteressati di semplice generosità”.
“Ma quali disinteressati. Quello si propone come un procacciatore di affari e tu parli di gentilezza!”
“E va bè. Vuol dire che se chiudo l’affare e gli offrirò il caffè mi farò fare la ricevuta. Ti va bene così, commissario?”
Maria Stella chiuse il discorso e mise una cancellata fra i due. Falconara si morse le labbra per la solita minkiata che aveva sminkiato la serata. Capì che doveva recuperare ma non sapeva come. Pensò di mostrarsi attratto dall’appartamento da visitare.
Giunsero nei pressi del palazzo. Parcheggiarono nella vicina piazzetta intitolata all’Hidalgo di Cervantes e fecero a piedi il breve tratto di strada che li separava dal portone di ingresso del palazzo da oltre un secolo di nobile proprietà umbertina. Mancava mezz’ora all’appuntamento. Decisero di salire.
Procedettero ancora in silenzio. Giunsero al piano. Aprirono una delle due ante di entrata. Un enorme stupendo lampadario controllava il disimpegno che si slacciava su una sala con il balcone finto patrizio sul corso. I due, senza rumore, procedettero per le altre sale. Falconara ne approfittò per spezzare il clima invernale che era calato poco prima tra i due.
“Non è male, però? Particolare. Queste mura chissà cosa avranno visto? Di appartamenti come questo non se ne trovano più. Se il cliente che aspetti è come me lo hai descritto, credo che abbia trovato quello che cerca. Non credi?”
Maria Stella comprese perfettamente lo scopo conciliatorio degli apprezzamenti. Anche se era consapevole che in quel che diceva Falconara c’era qualcosa di sincero. Lui aveva sempre avuto una attrazione per i luoghi dove riteneva fossero accaduti avvenimenti fuori dall’ordinario. Decise di perdonargli la gaffe di poco prima.
“Si, certamente qualcosa di straordinario sarà accaduto in quasi un secolo e mezzo. Il palazzo è della prima metà dell’Ottocento. La facciata è stata rifatta, inglobando alcuni corpi di case che si affacciavano sulla via. Il vecchio proprietario, signore di miniere e ricco senza merito, a quanto pare era amante di riti particolari. Si dice che si tenessero riunioni segrete su importanti decisioni da prendere in loco. Pare che qui si sia tenuta un incontro tra le famiglie più potenti del circondario, alla presenza della badessa di uno dei conventi più ricchi della città, sua parente, e un emissario della Corona britannica per decidere se e come passare, al tempo della venuta di Garibaldi, dalla corona dei Borboni a quella dei Piemontesi.
Maria Stella sapeva che avrebbe toccato le giuste corde, conoscendo la passione per la storia del commissario e come la pensava lui su – “quel cornuto” – di Garibaldi.
“Ti immagini!?”
Solo questo pronunciò Falconara, anche se nella sua mente sfilavano scenari di indicibili infedeltà istituzionali che a Calatorre si sarebbero ripetute nel tempo. Ad un tratto sentì la voce di Maria Stella provenire dal grande salone in fondo al corridoio. Quasi un lamento.
“Che peccato!”
Falconara la raggiunse un po’ allarmato. “Guarda. Che parete. Come è bella. E’ magnifica. Sontuosa direi. Quante stelle, quante lettere, quante foglie. Guarda questo leone che domina la scena. Come è maestoso. Che sguardo fiero avrà avuto. Se non avesse quell’occhio deturpato. Sembra che gli manchi qualcosa. Cosa sarà mai?”
Falconara, di colpo, si sentì percorrere la schiena da un brivido caldo (l’ossimoro mancava da un po’). Conosceva quei segni. Percepì istintivamente quel qualcosa di indecifrabile che gli si manifestava ogni volta che si stava trovando in prossimità di un evento nascosto, di qualcosa di turpe, di un inconfessato mistero. Sentiva l’approssimarsi di qualcosa di pericoloso. Non conosceva a quale inaspettato e rischioso enigma stava andando incontro.
Continua…..


