Una riflessione del Prof. Tonino Calà:
Forse che dobbiamo gioire di un clima di contrapposizione politica che fagocita le coscienze e le soggettività razionali, teatro melodrammatico di una convivenza incivile fatta di accuse malevoli e mancate contestazioni ragionevoli, mercato caotico di voci e di opinioni confuse?
Una minoranza di cittadini riflette e, memore di una pedagogia illuminata, pensiamo a Don Milani e a Lucio Lombardo Radice, argomenta con saggezza: “Faccio molto bene a tenermi lontano dai contesti comunitari e dalle situazioni ambientali che non mi appartengono e che non mi riguardano”. Contestando, di fatto, un clima sociale che pedagogico non è, semmai sterile e senza calore umano.
Il detto mussoliniano “tanti nemici tanto onore” non ci è mai piaciuto e non lo capiamo, considerando le conseguenze drammatiche del suo imporsi come volontà distruttiva. Nemici perché, poi, nel discorso della scuola e per la scuola?
Esiste qualche decisione politica nata nei salotti bene della capitale o dell’assemblea regionale siciliana che desidera svuotare le periferie urbane e le aree interne della Sicilia, favorendo una nuova inevitabile emigrazione verso il nord Italia o altre forzate destinazioni? Non è degna l’isola di Trinacria del nostro affetto, della nostra entusiastica appartenenza?
Forse, è immaginabile un teatrino della politica che ancora una volta, per propri interessi di parte, cancella, chiude e azzera antichissime realtà antropologiche per calcolo politico, nell’indifferenza fatalista di un popolo sfiduciato?
Da un punto di vista etico e per retaggio culturale, le divisioni e i litigi non portano da nessuna parte, anche volendo interessare la sfera economica della “pecunia che olet”. Chiaramente, non si può dialogare con tutti perché parafrasando l’emerito presidente della Repubblica Sandro Pertini: “in democrazia, con chiunque mi posso confrontare ma non con i fascisti perché il fascismo è stata una ideologica politica violenta e tragica”.
Tutti conosciamo la fine funesta del duce a piazzale Loreto: fucilato prima, sputato e calpestato dalla folla, appeso a testa in giù alla pensilina di un distributore di benzina, dopo che tantissimi italiani lo avevano osannato, aspetto più tragico che comico di una italianità qualunquista e immorale. Per pari giudizio storico, la stessa fine tragica del fascismo hanno fatto gli altri due totalitarismi: nazismo tedesco e comunismo sovietico!
Ma lasciando da parte la politica, e a maggiore ragione, da educatore, e solamente in questa veste, dico decisamente che all’interno di una comunità educante devono essere praticati e testimoniati i valori dell’unità e della pace, indicando alle giovani generazioni atteggiamenti e comportamenti virtuosi che siano terreno comune di crescita nella diversità polifonica dei pensieri critici e delle opinioni personali.
La pedagogia non fa gli interessi della politica e i docenti devono cercare di essere terzi e neutrali rispetto all’agone e alla contesa delle parti, soprattutto se il clima che si è venuto a creare è avvelenato e intollerabile. Non vi può essere maturazione cognitiva, emotiva e affettiva degli alunni se il corpo docente non indica le strade di una sana convivenza dove la dialettica democratica è pane quotidiano. Dovrebbe essere lo scopo collettivo e il dovere prioritario di una classe politica che si definisce democratica e che invece ci sembra sfibrata, scolorata, asfittica e priva di speranze.
Tonino Calà
