Il “mistero” della mensa universitaria

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La mensa universitaria a Caltanissetta è ormai un “giallo”, un mistero, doloroso, visto che per gli studenti universitari che frequentano in centro storico i corsi di Medicina e Infermieristica non c’è ancora la possibilità di usufruire di un servizio a cui hanno pieno diritto, come avviene in tutte le città universitarie.

La storia è nota: all’inizio dello scorso anno il Consorzio Universitario, quando era ancora nel plenum della sua composizione, discusse e deliberò, di concerto con l’Amministrazione Comunale all’epoca guidata da Roberto Gambino, di ubicare la mensa universitaria nei locali ex Caffè Romano, di fronte al Palazzo municipale, suscitando grande apprezzamento tra gli operatori economici per il segnale di inevitabile rivitalizzazione per tutto il centro storico che la scelta rappresentava.

Gli studenti di Medicina sono infatti circa 600 e quelli di Infermieristica, giunta ormai al triennio completo, circa 150.

Il Comune aveva deliberato un contributo di 20.000 euro e la Regione un intervento di 50.000 che sarebbero stati destinati ad approntare i locali, la cui gestione, come da normativa, sarebbe spettata all’ERSU, l’Ente pubblico che si occupa dei servizi per il diritto allo studio per gli universitari.

Dopo oltre un anno di distanza, e da sette mesi da quando il Consiglio di Amministrazione del Consorzio Universitario si è ridotto all’unica presenza dell’attuale vice-presidente, il rappresentante dell’Università di Palermo Prof. Francesco Marra, in carica per garantire l’ordinaria amministrazione, non ci sono stati passi avanti nella realizzazione della mensa.

Però, e questo appare interessante e sorprendente, si è avuto modo da parte dell’ERSU di stipulare una convenzione con un punto di ristoro privato per il pranzo degli studenti. È sorprendente perché il punto di ristoro in questione si trova agli antipodi rispetto alle sedi dei corsi universitari (centro storico e via Real Maestranza) a distanza di chilometri, che gli studenti dovrebbero percorrere, per raggiungere un punto di ristoro in cui i posti a sedere sono di numero molto ridotto rispetto all’utenza possibile, che avrebbe diritto, se lo volesse, a consumare i pasti in quella sede.

Non sappiamo quale procedura si sia seguita, per scegliere una soluzione nuova e diversa rispetto a quella che lo scorso anno si era ipotizzata. Una soluzione sicuramente poco vantaggiosa per gli studenti dal punto di vista logistico, a prescindere dalla efficacia del servizio che non è qui in discussione.

Il Sindaco Walter Tesauro, già presidente del Consorzio Universitario che aveva lo scorso anno deciso per la mensa in centro storico, ha tenuto per sé la delega all’Università, ma né il Comune ha dato seguito operativo allo stanziamento di 20.000 euro per l’adeguamento dei locali ex Romano, né si ha notizia di un contratto di affitto dei locali, che, riguardando una decisione deliberata dal CdA del Consorzio nel suo plenum, rientrerebbe nella normale amministrazione per la fase operativa.

Rimane pertanto il mistero, sul perché la mensa non si realizzi in centro storico e anche sul perché si sia stipulata invece una convenzione per i pranzi a kilometri di distanza dalle sedi universitarie.

O forse le due cose sono collegate?

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