L’energia dell’universo custodita nelle forme dei vasi greco-romani in una sequenza che anche nella scansione degli spazi espositivi racconta il percorso millenario della generazione del cosmo dal caos.
Questo il filo conduttore di Archétypos, la mostra personale di Giko, che espone per la prima volta a Caltanissetta, negli spazi maestosi del Palazzo Moncada, le 88 opere che in quasi cinque anni di lavoro hanno scandito il suo viaggio espressivo dell’energia dell’universo.
Sono state disposte in un crescendo di dimensioni lungo il percorso espositivo, partendo dalle opere più piccole, il “bosone di Higgs”, la particella di Dio, il nucleo primordiale dal quale si è sprigionata l’energia evolutiva dell’universo, fino alle grandi tele degli Archetypoi che concludono la mostra, con un passaggio cromatico dal bianco e nero iniziale al rosso pompeiano, lava di vita e di morte, a definire dinamicamente il ciclo generativo, mai concluso, che prosegue, custodito e protetto, nelle anfore che ne contengono i colori in continua trasfigurazione, forme definitive per un contenuto di fluidità incontenibile.
Il bianco e nero diventa pulsare dinamico di luce e di buio, (e la dualità è l’altra costante chiave di lettura delle opere esposte), impreziosito da ricami di bulino fittissimi e tutti diversi tra loro, sfumature di polveri che circondano di aureole luminose i contorni delle figure, giochi di luce inimmaginabili nel bianco e nero, a creare profondità, abissali, che spesso contengono un “cuore” di luce.
L’energia cosmica diventa poi contenuto delle anfore, nel secondo step della mostra, con uno sfondo sempre contrastante, a rendere leggibile il rapporto tra le forme prodotte dalla cultura umana e la forza degli elementi naturali che vi sono ospitati, come un Vaso di Pandora, in cui rimane sempre, in fondo, un cuore luminoso di speranza, o come urne che custodiscono la materia preziosa della vita, non imprigionata ma protetta dalla bellezza che in quelle forme, da millenni, si esprime.
La luce parla attraverso il gioco delle ombre, per raccontare quello che nessun occhio umano può mai avere visto, nei millenni in cui si è generato l’universo, che con il tempo l’umanità ha imparato a rappresentare negli archetipi dell’immaginario collettivo e dell’inconscio collettivo, non con una rappresentazione razionale, ma con l’energia delle pulsioni primordiali che hanno prodotto le “forme originarie” della nostra capacità di leggere, comprendere e comunicare l’universo in cui siamo immersi.
Nella parte finale della mostra, i moduli, dittici, trittici e quadrittici, si richiamano a vicenda senza mai essere completamente speculari, regalando nuove profondità e nuove provocazioni visive. Effetto opposto rispetto ai moduli della Pop Art di Andy Warhol, bidimensionali, che affidano le sfumature alla sovrapposizione di colori pieni. I moduli archetypoi sono rielaborazione continua di una visione dialettica, che si muove dall’artista allo spettatore senza mai dare niente di scontato nella lettura delle immagini e dei significati, molteplici, che possono comunicare.
Giko, è un’artista siciliana, di formazione accademica e di esperienza internazionale, che dalla metà degli anni ’80 ha esposto dalla Sicilia a New York, da Firenze a Parigi, dalla Grecia al Giappone, dalla Romania agli Emirati Arabi, da Madrid a Londra, con una produzione diversificata e in continua evoluzione, ancorata, sempre, ad una identità mediterranea lontana dagli stereotipi, che si esprime nel suo saper rappresentare l’essenza, del logos e del caos, il senso primigenio della realtà visivamente osservata, che spesso bisogna squarciare, in profondità.
La mostra Archetypos sarà visitabile fino al 31 gennaio a Palazzo Moncada


