Festival: “serie di manifestazioni e spettacoli, musicali, teatrali, cinematografici, etc”. così il vocabolario Treccani definisce il termine Festival, che sorprendentemente l’Amministrazione comunale di Caltanissetta ha annunciato di voler dedicare al lavoro e al 1° maggio.
Avevamo pensato quindi ad una serie di eventi intorno al tema del lavoro: del lavoro che non c’è e della sicurezza e dignità del lavoro che c’è nel nostro territorio, spesso insidiato dalla precarietà, dal sommerso e dal caporalato. Confronti con le istituzioni del lavoro, con le forze sociali, sindacali ed imprenditoriali, film, approfondimenti, spettacoli, teatrali e musicali, in una cornice di spessore, dato il tema, caldissimo e prioritario nel nostro territorio.
Del resto il nisseno può vantare una tradizione illustre in questo campo, e proprio alla tradizione del passato gli atti dell’amministrazione facevano riferimento nella loro premessa.
Invece… la montagna ha partorito il topolino!
Abbiamo letto sul sito del Comune di un Avviso pubblico-indagine esplorativa di mercato, con il quale “l’amministrazione intende acquisire manifestazioni di interesse per procedere successivamente all’individuazione di una o più Agenzie di organizzazione di iniziative artistiche-culturali-musicali”.
I tempi da blitz erano quelli a cui ormai il Comune ci ha abituato: pubblicato il 16 aprile, termine perentorio di scadenza per presentare le offerte le ore 13 del 22 aprile 2025. Tutto già pronto quindi, come al solito.
Quindi del pomposo “Festival” annunciato si voleva soltanto commissionare uno spettacolo di intrattenimento, o meglio, come recita solennemente l’Avviso, “iniziative che rappresentino un momento di intrattenimento destinato ad allietare i cittadini della nostra comunità”, e si cercano per questo le proposte di “Agenzie artistiche”.
Peraltro, e anche questo è ormai una costante, non si indicava alcun budget cui fare riferimento. Si potevano proporre dai Rolling Stones agli Amici dell’Osteria, indifferentemente.
Dalle locandine che sono già sui social apprendiamo oggi che il 1° maggio si terrà un concerto di musica leggera, con alcuni artisti anche di buona notorietà, sponsorizzato dalla Regione Siciliana.
Si poteva annunciare così, come un evento musicale, invece di ambire alla dimensione del “Festival”, ma evidentemente l’unico Festival presente alla mente dei nostri amministratori è quello, celeberrimo, di Sanremo.
Un Festival del Lavoro avrebbe dovuto esprimere innanzitutto una visione progettuale da parte di una Amministrazione comunale, proporre dati, approfondimenti, esperienze, coinvolgere i soggetti che sul tema del lavoro si impegnano quotidianamente, sollecitare, se lo si ritiene, produzioni artistiche dedicate, chiamare le associazioni cittadine ad animare percorsi ambientali, naturalistici, e anche, ma in conclusione, offrire un’occasione di socializzazione musicale e artistica che possa segnare anche gioiosamente la giornata (che è una delle festività civili più importanti del calendario della nostra Repubblica).
Nulla di tutto questo si intuisce dietro la solita procedura, propedeutica al solito “affidamento diretto” per un “evento” (mai parola è stata più malamente inflazionata nella prassi amministrativa della nostra città) che sceglie il 1° maggio soltanto come occasione cronologica, ignorandone completamente il significato sociale e culturale che rappresenta, in Sicilia, in Italia e nel mondo.
Si apprende dalle locandine sui social, che il “Festival” si terrà in viale Regina Margherita e quindi ci si potrebbe consolare pensando al desiderio, forse, di ispirarsi “in grande”, al Concertone del 1° maggio a Roma, a piazza S. Giovanni, uno degli eventi di maggiore richiamo della stagione.
Ma è mai possibile che non si riesca a concepire un evento tenendo insieme il pensiero, le parole e le azioni? costruendo occasioni di senso e di riflessione, almeno nelle occasioni proposte dal calendario? e si scada sempre nell’intrattenimento spicciolo, utile a fare “rumore” e dare un quarto d’ora di visibilità all’assessore di turno, sprecando non soltanto risorse economiche, ma soprattutto opportunità di socializzazione proficua, di costruzione di legami sociali, di senso della comunità tra i nostri cittadini?
Lo stereotipo borbonico del “Feste, Farina e Forca”, che da noi si può tradurre in “Eventi, Panelle e TARI” è ancora la stella polare di un’Amministrazione che, pur essendo di centro-destra, non è obbligatorio che debba scadere per forza nel populismo demagogico, ma potrebbe proporre una propria coerente visione al confronto pubblico anche sulla qualità dell’intrattenimento.
Altrimenti dobbiamo pensare che l’obiettivo strategico sia proprio quello di boicottare il pensiero… Non ne vale la pena
