Una carriera napoleonica sempre all’ombra della politica: Daniela Faraoni, nuova assessora regionale alla Sanità, fresca di nomina del Presidente Renato Schifani, arriva al vertice del sistema-sanità prendendo il posto di Giovanna Volo, dimessasi per motivi personali dopo due anni faticosi, scanditi dalle cronache dei cento disservizi, con il gioco di fuoco degli ultimi giorni del Presidente Schifani impegnato nei blitz solitari negli ospedali dei casi più eclatanti con eco mediatica ben costruita.
La nuova assessora viene da Serradifalco, dove il figlio Leonardo Burgio è attualmente sindaco, oltre che coordinatore provinciale della Lega, e in quota Lega il manuale Cencelli della politica ha pensato di poterla ascrivere, secondo alcune ipotesi giornalistiche palermitane.
Ma i tempi non sono più quelli della prima Repubblica, quando le appartenenze erano codificate, militanti, coerenti nella fedeltà ai padrini e agli sponsor. L’itinerario politico della neo-assessora è di un dinamismo spettacolare, pari al tour delle ASP e delle Aziende sanitarie che ha amministrato in questi anni in mezza Sicilia.
Itinerario che si è dispiegato, va detto, sempre nell’ambito del centro-destra di lotta e di governo: inizi all’estrema destra quando comiziava per Alleanza Nazionale, poi vicina all’ecumenico Gianfranco Miccichè di Forza Italia e non solo, e poi la Lega con Luca Sammartino, ancora il forzista imperatore delle preferenze Edy Tamajo ed ora il Presidente Schifani, rispetto al quale non si sa se abbia dovuto onorare un debito post-elettorale proprio con Sammartino o stia acquisendo attraverso questa nomina un controllo ancora più diretto sul sistema-sanità, senza il bon ton dell’assessora Volo, senza fare più prigionieri.
E pensare che nella provincia della neo-assessora il padrone della sanità sembrava essere l’on. Michele Mancuso, forzista anche lui, tenuto fuori dal governo regionale nonostante il risultato elettorale spettacolare delle ultime elezioni regionali, quando era stato il parlamentare azzurro più votato della Sicilia. Dovrà accontentarsi ancora, chissà per quanto tempo, delle telefonate serali del Presidente Schifani, come fu per il Policlinico, come più recentemente per l’acqua, ma sempre dalla panchina, senza toccare palla, sempre più insidiato nel suo territorio da giovani leoni e da nuove promesse emergenti.
La Sanità in Sicilia, per tradizione e per budget, è il piatto forte del sistema di potere regionale, un sistema inefficiente nei servizi quanto funzionale agli equilibri tra i potentati economici e le correnti politiche. Può diventare un trampolino di lancio invincibile per chi in quel sistema si sa muovere, con determinazione e spregiudicatezza.
È strano però che il Presidente della Regione abbia scelto per guidare la Sanità siciliana chi ha diretto da più di cinque anni e fino a ieri proprio l’ASP in cui sono emerse le criticità più clamorose. O forse è normale: del resto tutti i commentatori hanno sottolineato la “comprovata esperienza” della nuova assessora.