CONSIGLIO COMUNALE SENZA INTERLOCUTORI. LA BUONA VOLONTA’ NON BASTA

fiorellafalci
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Questa volta il presidente Schifani non ha fatto neanche una telefonata all’on. Mancuso, come per il Policlinico. Anzi, non c’era neppure Mancuso, il patron del centro-destra nisseno, al Consiglio comunale aperto sull’emergenza idrica, dopo una attenzione mediatica che per una volta ha acceso i riflettori nazionali sulla drammatica violazione del diritto fondamentale per la salute, l’economia e la sicurezza dei cittadini.

La seduta del Consiglio comunale aperto, dedicata alla crisi idrica, è iniziata con un rimpallo di responsabilità sul mancato invito del governo regionale e nazionale tra l’opposizione e la Presidenza del Consiglio comunale che si appellava ad una riunione dei capi-gruppo, che avrebbe approvato l’elenco degli invitati illustri far partecipare. Ma neppure dei senatori e deputati ufficialmente invitati c’era l’ombra, soltanto il senatore Lorefice collegato da remoto e l’on. Provenzano che comunicava al consigliere Vegginelli di non aver ricevuto la email con l’invito.

Un Consiglio comunale così importante, dopo settimane di emergenza che continua, non si convoca con un giro di email inviate dagli uffici. La maggioranza di centro-destra che amministra la città ha più volte, in campagna elettorale, vantato rapporti politicamente privilegiati con tutti i livelli di governo nazionale e regionale, per cui sarebbe stato quanto meno doveroso metterli a frutto nell’interesse della città e  preparare la seduta pubblica del Consiglio con inviti personali, telefonate, coordinamento delle agende, oltre allo scambio di dati, informazioni di prima mano, ipotesi progettuali, da portare all’attenzione dei consiglieri e delle aggregazioni sociali presenti.

Evidentemente questo rapporto non è poi così privilegiato, anzi, proprio non ci considerano come nisseni i maggiorenti del centro-destra del globo terracqueo, così come non hanno manifestato neppure la presenza i responsabili tecnici di Caltaqua, Siciliacque e Cabina di Regia per l’emergenza idrica regionale, costoro sì invitati, ma tutti clamorosamente assenti ingiustificati

Un’altra anomalia la dissociazione evidente tra Giunta comunale e presidenza del Consiglio, come se su un argomento del genere non fosse assolutamente necessario coordinarsi, e presentarsi in Consiglio con una introduzione a cura dell’Amministrazione in carica, anche solo un report dettagliato di tutte le iniziative che si stanno portando avanti da parte del Sindaco. Non bastano i post sui social per informare il popolo sovrano sulle attività insonni di chi governa.

Invece si è iniziato invitando i presentatori della richiesta di convocazione del Consiglio comunale ad illustrarne le motivazioni, come se chi governa non avesse un suo schema per incardinare la discussione, e il consigliere Armando Turturici, uno dei presentatori della richiesta di convocazione del Consiglio, ha presentato sinteticamente le criticità della situazione che la città sta vivendo.

È un modo di abitare le istituzioni abbastanza straniante e dilettantistico, e purtroppo sembra persino involontario, non frutto di astuzia diabolica ma semplicemente di improvvisazione.

Inizialmente Carlo Vagginelli ha proposto un ordine dei lavori che partisse dagli interventi degli ospiti, poi comunicazioni del Sindaco e quindi dibattito consiliare, e, nonostante la resistenza iniziale del Presidente, questa sequenza è stata approvata all’unanimità.

Soltanto tre gli interventi di cittadini che si erano prenotati: Sergio Cirlinci (Associazione “Caltanissetta si cura”), Michele D’Oro (Comitato residenti contrada Niscima) e Salvatore Antonio Giglio (Comitato di quartiere Due Fontane).

“Seguite le autobotti, anche con i droni, troverete i pozzi!” Questa l’indicazione di Cirlinci nel suo intervento, per sottolineare le speculazioni sulla vendita dell’acqua con le autobotti private, che pure attingono acqua nelle vicinanze della città, sottraendola evidentemente alla distribuzione generale.

Requisire i pozzi privati finché dura lo stato di calamità, ha proposto Michele D’Oro, e revisione del contratto con Caltaqua.

Il Sindaco Walter Tesauro si è dichiarato disponibile a riesaminare il contratto con Caltaqua per individuarne le eventuali inadempienze, come proposto dall’opposizione, e ha invitato Caltaqua (contumace in Consiglio) a verificare l’equità della distribuzione, ha girato ai Carabinieri l’interrogazione di Turturici e Vagginelli sui prezzi esosi “perché ritengo che la pirateria in queste occasioni è ingiustificata e ingiustificabile”  e lamentato che i cittadini sono spesso indisponibili a fare ispezionare i pozzi privati, segnalando le “porte in faccia” ricevute durante i suoi sopralluoghi.

 “Se qualcuno conosce i pozzi lo segnali” ha concluso  “in contrada Niscima ci sono una serie di pozzi, anche clandestini, c’è tanta acqua”, così come nelle contrade vicine a Serradifalco, proprio vicino alle condutture di Siciliacque. La Protezione Civile ha messo a disposizione le somme per le trivellazioni per ricercare l’acqua nei pressi del territorio cittadino.

Altrimenti i pozzi si potranno requisire, “abbiamo la possibilità di farlo e lo faremo” ha concluso il Sindaco.

Quanto alle speculazioni sul prezzo delle autobotti private, ha invitato i cittadini a comunicare all’autorità giudiziaria ogni notizia utile.

L’assessore alla Protezione civile Oscar Ajello ha invece mostrato l’elenco ufficiale dei pozzi (almeno quelli  autorizzati con regolare concessione) regolarmente censiti, ricevuto poche ore prima dal Genio Civile, rivelando il paradosso dei 20 pozzi realizzati dal Consorzio di Bonifica con soldi pubblici, mai utilizzati, alcuni recintati dai privati che se ne sono appropriati e ora ne rivendicano il possesso.

Salomonica e democratica la sua conclusione: “Se avete soluzioni e proposte, sentiamoci perché è un problema che riguarda tutti”.

Non un dossier, non un report da parte dell’Amministrazione comunale di confronto tra i dati di questi mesi: quanti metri cubi di acqua arrivavano ed arrivano ogni giorno e da quali fonti, quanti litri al secondo, scansione della distribuzione per zone, quali differenze di pressione tra una zona e l’altra, quali esigenze per l’agricoltura e la zootecnia nel territorio comunale, quali impegni con Siciliacque per garantire l’approvvigionamento della città, quali infrastrutture necessarie progettate, cantierabili o in via di realizzazione. Niente di tutto questo.

Uno stile elementare, conversativo, improntato alla buona volontà, ma senza studio organizzato razionalmente, tanta approssimazione e soprattutto nessuna notizia degli impegni del Governo regionale per fare fronte all’emergenza, diversamente da quanto è avvenuto nei territori di Agrigento e Trapani, come è noto dalle notizie di stampa.

Più precisi e documentati gli interventi dei Consiglieri di opposizione.

Roberto Gambino, sottolineando come in Sicilia la gestione dell’acqua è stata sempre una fonte di potere,  ha ricordato come il complesso del Blufi, che avrebbe dovuto risolvere definitivamente il problema nisseno, è stato costruito negli anni ’80 con un enorme impianto di potabilizzazione ma senza la diga, senza acqua, nel deserto. Esempio di come si programma nella Regione siciliana, dove le dighe che contengono l’acqua non sono collegate ai tubi  e i tubi non collegano le dighe tra loro per intervenire nelle emergenze. Dighe non bonificate dal fango, che raggiunge anche i 12 metri di livello, riducendone ulteriormente la portata.

L’acqua si trova nei territori alla base delle Madonie, (secondo i report dei geologi esperti in materia), dove si dovrebbe trivellare per portarla al potabilizzatore del Blufi e quindi a Caltanissetta, dove potrebbe garantire più di 100 litri al secondo. Ma non ci sono notizie di progetti in questa direzione.

Annalisa Petitto ha rilevato come, dalle stesse dichiarazioni del presidente Renato Schifani alla stampa, sia emerso che, a differenza di tutte le altre province siciliane, non una sola opera risulta progettata e cantierata nel territorio di Caltanissetta, ed è giusto ricercarne le responsabilità.

Vincenzo Cancelleri ha riproposto la revisione del contratto trentennale tra il Comune e Caltaqua, indicando le inadempienze già riferibili al contratto vigente.

Felice Dierna, lamentando il colpevole isolamento politico della città, ha proposto l’istituzione di una task force che informi ogni 15 giorni i cittadini sullo stato dell’arte, che coinvolga anche i consiglieri di opposizione e assicuri la massima trasparenza.

Calogero Palermo ha ricordato i 32 progetti su 32 presentati in materia idrica dal governo regionale presieduto da Nello Musumeci, tutti bocciati e respinti al mittente, che hanno fatto perdere alla Sicilia la grande occasione dei fondi PNRR.

Carlo Vagginelli, segnalando come i cambiamenti climatici e la desertificazione  non siano emergenze, ma fenomeni da gestire con programmazione, ha rilevato il paradosso della Regione che è socio e contemporaneamente controllore in Siciliacque, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, e ha ricordato come l’acqua sia un diritto umano universale, insieme a sanità, mobilità e asili nido, da assicurare a tutti con equità, e come negare questo diritto possa spezzare il patto di cittadinanza che tiene unita la città con pericolose conseguenze.

Ha proposto di convocare le aziende di autobotti private, confrontare le fatturazioni prima e dopo l’emergenza e chiedere le motivazioni degli aumenti, informando, se necessario l’autorità antitrust, e di programmare un più efficace trattamento  del ciclo dell’acqua a partire dai depuratori delle acque reflue e piovane.

Per la maggioranza di centro-destra sono intervenuti Angelo Scalia, che ha rilevato la necessità di cambiamenti strutturali, non più emergenziali: non bastano i pozzi a livello locale, occorre cambiare le nostre abitudini allo spreco. Le dighe non collaudate vengono riempite ai livelli più bassi, perdendo milioni di metri cubi d’acqua.

Fabrizio Di Dio ha indicato quattro criticità: infrastrutture obsolete, pochi investimenti, mala gestione e cultura dello spreco.

Il senatore Pietro Lorefice (Movimento 5 stelle) collegato da remoto, ha ricordato come la Commissione Parlamentare Antimafia ha collegato in più occasioni la questione dell’acqua in Sicilia con i reati delle ecomafie, ed ha proposto un gruppo di lavoro o una Commissione comunale permanente sul problema, che non spenga l’attenzione anche dopo la fase emergenziale.

Dopo quattro ore di discussione il Consiglio comunale si è concluso con i ringraziamenti ecumenici del presidente Bruzzaniti e l’appello finale alla coesione del Sindaco Tesauro:

 “E’ necessario lavorare in sinergia per poter individuare inefficienze dannose, condizioni di illegalità o strategie d’azione propositive per gestire la contingente crisi idrica e risolvere il problema dello scarso approvvigionamento idrico non solo per quest’anno ma anche per le future generazioni”.

Nessun cronoprogramma sulle iniziative da intraprendere, nessuna piattaforma di obiettivi prioritari da raggiungere, nessuna intesa annunciata con gli organismi tecnici, la Cabina di Regia regionale, nè Siciliacque o Caltaqua, che hanno snobbato la seduta consiliare con negligenza imperdonabile.

Buone intenzioni locali, nell’isolamento dalle istituzioni regionali e nazionali. Un isolamento che avvolge e soffoca l’intera città, non penalizza soltanto la classe dirigente locale.

Dal sito dell’Assemblea Regionale si è appreso che le attività si erano concluse alle 18,49: i deputati regionali avrebbero quindi potuto essere presenti alla seduta del Consiglio comunale sulla crisi idrica. Se lo avessero voluto.

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