dalla pagina Facebook di Daniela Vullo Soprintendente ai BB.CC.AA. di Caltanissetta una riflessione che riteniamo interessante e meritevole di approfondimento:
Ho aspettato alcuni giorni per scrivere qualcosa sull’argomento “Antenna”, recente oggetto di innumerevoli post sui social, il quale mio malgrado mi ha vista protagonista di attacchi nel ruolo ma soprattutto personali. Ma non è di questo che voglio parlare poiché non è certamente la sede adatta, così come non intendo replicare a nessun commento, neanche ai più sgradevoli e offensivi. Se ho deciso di pubblicare questo post, a titolo assolutamente personale, è soltanto per esternare un paio di riflessioni dalle quali, mi auguro, possiate trarre spunto per successivi approfondimenti.
La prima riflessione riguarda l’argomento “sicurezza”. In tutti i post (o quasi ed al proposito a breve ne citerò uno controcorrente) tutti i vari e numerosi commentatori, improvvisatosi strutturisti, storici dell’arte, esperti di restauro, profondi conoscitori del Codice dei Beni Culturali nonché novelli poeti e scrittori ispirati dalla vicenda, non hanno mai fatto cenno alcuno alle conseguenze legate ad un possibile collasso strutturale dell’antenna e dico possibile non ipotetico perché acclarato da relazioni strutturali di altissimo livello e non solo “di parte” come qualcuno ha impropriamente detto. Come mai, mi chiedo, la sicurezza è ritenuta dai cittadini nisseni meno importante del valore identitario? L’autorevole e ripetuto intervento della Prefettura sull’argomento, citato anche nella recente sentenza del TAR, nonché le dichiarazioni sulla pericolosità del traliccio rilasciate dal Sindaco in conferenza stampa non sono state evidentemente ritenute veritiere dai tanti “leoni da tastiera” che in questi giorni si sono scatenati con discutibili commenti sulle mie capacità professionali. A questo punto invito tutti a guardare un video pubblicato, qualche giorno fa, dal titolare di una nota attività commerciale residente nella zona prossima all’antenna, che pur se con termini molto coloriti e utilizzo di toni spesso sopra le righe, non da tecnico ma da semplice cittadino ha reso chiaramente l’idea di ciò che significhi non sentirsi sicuri nella propria casa.
Il secondo argomento di riflessione è legato al fatto che nessuno parla di quanto è stato fatto e si sta facendo in città, da parte dell’Amministrazione che mi onoro di rappresentare, nel settore del restauro dei beni monumentali. Potrei dire tanto visto che ci lavoro da trentacinque anni ma preferisco soffermarmi sul presente e chiedere come mai nessun cittadino ha protestato per tutelare un bene fondamentale per la storia della nostra città quale la cinquecentesca chiesa dell’Assunta, per decenni chiusa poiché inagibile a causa delle infiltrazioni d’acqua provenienti dalla copertura dell’ex ospedale Vittorio Emanuele e attualmente in fase di restauro grazie ad un finanziamento di un milione di euro circa ottenuto dal Ministero dell’Interno a seguito di richieste continue e pressanti della Soprintendenza? E ancora qualcuno dei cittadini si è accorto che in questo momento in città stiamo restaurando, con ben due distinti ma contemporanei interventi (interno ed esterno), la chiesa di S.Croce? E quelle di San Francesco e della Provvidenza avete visto che sono interessate da lavori di restauro? Per non parlare del recupero del complesso conventuale di Santa Maria degli Angeli dove a breve ci trasferiremo, salvato da decenni di incuria, abbandono, vandalismo e usi impropri, adesso restituito alla città anche come spazio per pubbliche aggregazioni religiose e culturali. Non ricordo di aver mai visto o sentito proteste per il suo abbandono pur essendovi ubicata la chiesa più antica della città.
Preciso che non risponderò a nessun commento e continuerò in silenzio a seguire la mia strada e i miei obiettivi sperando che questi spunti di riflessione, ripeto espressi a titolo personale e non nel ruolo, possano essere utili in futuro a chi li leggerà, in particolare a coloro che, pur di essere protagonisti per un giorno, sparano a zero su tutto senza conoscere fatti e documenti.