In questi giorni stiamo assistendo ad una terribile serie di eventi dove protagonista è l’acqua. In alcune aree del Mediterraneo ne cade troppa (vedi la regione di Valencia in Spagna o in Emilia Romagna) in altre ne cade invece troppo poca.
Ma cosa sta succedendo al nostro territorio? La risposta è tanto facile quanto ovvia: Siamo al centro di una serie di eventi climatici estremi che non riusciamo più a gestire. O meglio, e questa è la vera realtà, che non abbiamo mai voluto gestire.
Facile dire si tratta di eventi causati dai cambiamenti climatici, è una buona scusa che allontana le responsabilità. La responsabilità dell’uomo è invece evidente e ritorna ciclicamente durante i periodi più rigidi quando gli eventi estremi si verificano.
A Valencia un’inondazione simile avvenne nel 1957 e prima ancora una serie interminabile di alluvioni che da secoli ci ricorda che l’uomo, edificando senza freno ha reso vulnerabile il territorio valenziano. I fiumi escono dagli argini e sommergono abitazioni e opifici che non dovrebbero essere lì. Piani e proposte per limitare i danni in passato ne erano state fatte ma, come spesso accade, non se ne è mai fatto niente o quasi.
In Sicilia invece di acqua attualmente non ne cade e viene indicato nella siccità l’evento calamitoso imprevedibile. Ma che si rischiava di arrivare a questo punto, dicono gli esperti, già negli anni scorsi ce ne erano tutte le premesse.
La Sicilia già in passato ha subito eventi siccitosi. I più recenti negli anni 70 e 80 e poi nel 2002. Fenomeni naturali che si susseguono nel tempo ed è per questo che si sarebbero dovuti gestire con una programmazione ed una pianificazione accorta e competente. Dighe mai terminate, condotte fatiscenti che subiscono continue rotture, dissalatori realizzati e mai utilizzati ed all’improvviso ritornati attuali, sono alcuni tra gli innumerevoli esempi in cui la mancanza di attuazione di una pianificazione protratta nel tempo diventa madre dell’ennesimo stato di crisi emergenziale.
Ma in realtà la Regione siciliana il problema della siccità se lo era posto già da alcuni anni ed aveva dato mandato all’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico della Sicilia di redigere un piano operativo per la lotta alla siccità cosa che l’Autorità di Bacino ha fatto puntualmente nel 2020 redigendo il “Piano regionale per la lotta alla siccità”. Basterebbe leggere tale piano per capire che l’attuale stato di emergenza idrica ha fatto riemergere tutte le lacune ormai acclarate del sistema di gestione dell’acqua in Sicilia.
Certamente tutto è migliorabile ma il piano già nella sua stesura generale riporta esattamente ciò che si sarebbe dovuto fare per non incorrere nell’ennesimo evento di crisi idrica. Il piano puntualmente affronta ogni problema e ne traccia le linee di intervento descrivendo quelli che devono essere a breve, medio e lungo termine.

Figura 1 – Estratto dal Piano regionale per la lotta alla siccità
Il piano è però rimasto ben conservato e in gran parte non applicato per oltre quattro anni. Era necessaria una crisi idrica senza precedenti perché la regione si rendesse conto che un piano per la lotta alla siccità esisteva già e doveva solo essere applicato per tempo? Era necessario arrivare a questo punto per predisporre il Piano idrico regionale da 1,6 miliardi recentemente approvato di cui però solo 96 milioni finanziati?
La risposta è sotto gli occhi di tutti. Si, nella terra del Gattopardo era necessaria una crisi idrica senza precedenti per scoprire che abbiamo perso quattro anni di pianificazione che avrebbero potuto e dovuto dare già da tempo le prime risposte alla grande arsura di questa povera Sicilia.