Dopo una lunga riflessione, razionalmente e filosoficamente ritorno alle mie convinzioni etiche e psicologiche. Come affermavano Epicuro e Marx, gli uomini inventano gli dèi, le divinità, e attribuiscono a loro le qualità positive e gli aspetti negativi dell’uomo stesso.
La contraddizione è nell’uomo e viene proiettata fuori per diventare divina. Per cui, semplificando, abbiamo un Dio punitivo e vendicativo (Antico Testamento) e un Dio buono che ama e perdona (Nuovo Testamento).
Noi facciamo parlare Dio ma Dio parla il linguaggio dei nostri desideri, dei nostri sentimenti contraddittori: odio e amore. Quando Dio parla all’uomo è l’inconscio dell’uomo che parla!
La teologia negativa, quella seria, affermava che nulla si può dire di Dio perché lui è l’infinito, è la perfezione, qualcosa che ci sfugge e che non sappiamo, per cui “non nominare il nome di Dio invano”. Quando si parla di Dio si corre il rischio di bestemmiare!
Ma un figlio che si ritrova solo e smarrito che cosa fa? Prega il padre o la madre che lo possa aiutare, invoca l’intervento famigliare e divino. Desidera il suo genitore perché l’altro, qualunque altro, è la sua mancanza, il suo vuoto, il desiderio del desiderio dell’altro.
È stato desiderato dal suo genitore e lo cerca ancora perché ha nostalgia di lui, perché non sa dare una spiegazione alla sua esistenza, perché teme la morte dei suoi cari e la propria morte, teme la propria solitudine.
La vera filosofia non offre alcuna consolazione agli uomini. È tutto qui! Su questa terra! L’inconscio è strutturato come un linguaggio, l’uomo è strutturato come un linguaggio. Parla il desiderio dell’uomo, il figlio dell’uomo, anche quando sta zitto, anche quando è in silenzio. Cerco e desidero l’altro che non c’è.
Il desiderio è la linfa vitale dell’esistenza. Ma non tutto si può desiderare. Esiste un’etica del limite perché noi mortali siamo limitati e imperfetti. Il motore desiderante della nostra interiorità ci fa riflettere e ci fa affermare che Dio è l’infinito, il vuoto quantico è infinito, l’inconscio è Dio.
Ma noi esseri umani siamo mortali e possiamo parlare di noi stessi, di quello che siamo e di quello che sappiamo. Nel tempo abbiamo imparato cosa è il bene e cosa è il male, e senza credere che siamo Dio diventiamo consapevoli delle nostre contraddizioni umane.
Altro non esiste fuori di noi. L’uomo proietta le proprie luci e le proprie ombre sulla scena del mondo, con le sue rappresentazioni teatrali e filmiche, ma la vita non è uno spettacolo per bambini!
Ci si abitua all’idea della propria “finitudine”: senza illusioni e senza speranze. Ciò non esclude l’esistenza di qualcosa che non ci riguarda e che ha causato il mondo! “Ex nihilo nihil fit o De nilo nil”, perché come diceva Lucrezio «nulla viene dal nulla». Non lo sappiamo.
Alcuni scienziati sostengono che qualcosa può nascere dal nulla. Altri scienziati, oggi, pensano a Dio come causa prima dell’esistenza dell’universo.
Ci rimane l’etica umanistica che risale al mondo classico e afferma: “Primum non nŏcēre”, “per prima cosa, non nuocere”. E non è cosa di poco conto, in una società liquida e confusa dove il male è quotidianamente protagonista e il bene non fa notizia. Noi preferiamo fare notizia e, Dio o non Dio, desideriamo restare umani, siamo esseri umani.
Tonino Calà

