Il Natale del Commissario Falconara 3° puntata

Lillo Ariosto
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Il mondo all’incontrario

Dopo la “confessione” di Tanino sulla comune “sofferenza”, Falconara aveva compreso di avere scoperto il secondo “mistero”.

La paura, se non terrore, del matrimonio.

Recuperò comunque un certo grado di tranquillità dal momento che Maria Stella non aveva mai fatto cenno a una unione formale, “con le carte scritte”. Pure lei era scottata. E lui neanche voleva scottarsi. Riprese il piglio del poliziotto e fece finta di non avere inteso.

– Tanino, allora! Continua e non divagare su fatti personali che non ti riguardano.

Tanino – soddisfatto di avere colpito nel segno – continuò, anche se con un ultimo accenno al timore “canonico” di Falconara.

– Commissario se lei ieri non avesse – solo – mandato le pattuglie a recuperare la refurtiva e ad arrestare i due fessacchiotti ma si fosse recato in chiesa – cosa di cui lei si scanta a morte – a quest’ora noi non fossimo qua.

Falconara sorvolò sulla pessima grammatica di Tanino e sulla allusione alla fobia ecclesiale, intimando all’informatore.

– Sono ladri Tanino. Non fessacchiotti. Sono ladri. Capito?

Tanino di rimando.

– No!

Commissario sono solo fessacchiotti, come avrà modo di scoprire.

E pure persone per bene.

Falconara sorrise.

– Tanino ma che dici? Sono ladri e basta. Che cosa devo scoprire? Come sono – poi – persone per bene?

Tanino imperterrito.

– Commissario stia tranquillo. Lei è bravo sbirro. Presto scoprirà che sono fessacchiotti. Sono due sciamuniti. Scimuniti in italiano. Scimuniti…. e brave persone.

Falconara questa volta non volle replicare e attese che Tanino continuasse e fornisse le informazioni sulle offerte della cassetta, rimandando a dopo la bontà delle sue dissertazioni sociologiche.

– Allora Tanino. Continua e non divagare.

Tanino con tono quasi catechistico riprese.

– Commissario se lei fosse andato in chiesa avrebbe verificato che la cassetta delle offerte era, come è, al suo posto. Io non le ho dato notizie sulla cassetta perché la cassetta è rimasta sempre in chiesa.

Falconara interruppe.

– Ma i soldi delle offerte?

Si sentì rispondere

– I soldi delle offerte sono nella cassetta.

Falconara stava per perdere la pazienza.

-Tanino, monsignore Incorvaia ha dichiarato che – ad occhio suo – dovevano esserci almeno mille e cinquecento euro nella cassetta. La messa era per la Vergine Immacolata, l’otto dicembre scorso, e tutti hanno fatto a gara a mettere le offerte con le banconote. I direttori delle due banche hanno fatto vedere chiaramente di mettere cinquanta euro ognuno. Così i componenti dei due consigli di amministrazione. A cinquanta euro ciascuno sono parecchi soldi. Il cavaliere Mistretta e il dottore Conigliaro ne hanno messo cento l’uno. La vedova del notaio Di Blasi ne ha messo altri cento. Così come la cognata e la professoressa La Monica. Come vedi siamo quasi a mille euro. Mettici il resto, con le offerte ordinarie. Come puoi vedere si arriva alla cifra che ha dato monsignore Incorvaia.

Tanino fece una smorfia di compiacimento che però, a naso, non piacque al commissario. Poi, con tono calmo e liscio, sparò un sonoro:

– Minkia u’ parrinu!!”

Falconara con finta irritazione.

 – Che significa Tanino? Vedi di essere più educato. Non ti azzardare a bestemmiare che ti arresto due volte.

Falconara non si aspettava una simile esclamazione da parte di Tanino.

– Commissario e perché se la sta prendendo tanto? E che dissi? La mia è stata una attestazione di meraviglia. E non una bestemmia.

Fu, questa volta, Falconara a sorprendersi per la parola “attestazione” che pensava non essere patrimonio lessicale di Tanino.

– Che significa? Non hai detto “Minkia u parrinu”? E ti sembra niente?

Tanino con calma e sodo, sodo.

– Commissario veramente dovrebbe essere il vescovo a far arrestare a padre Incorvaia (Tanino continuava a non volere riconoscere l’alto titolo al prelato che lo aveva condannato “alla cattiva sorte” al momento del matrimonio). 

Poi continuò.

– Ma questo parrino mentre celebrava la messa, faceva pure il ragioniere sulle offerte dei fedeli? Tutto concentrato alla preghiera era. Vero signor commissario? Che ci ha fatto la fotografia a tutte le offerte con i soldi di carta? Scommessa che conosce pure i numeri di serie?

Il commissario lo interruppe.

– Tanino queste sono cose che a te e a me non devono interessare. A noi serve sapere dove sono questi soldi.

Tanino, a questo punto, parse perdere la pazienza e si “annirboliò” tutto.

– Dottore se lei non ci vuole credere che devo fare? Che sono santo?

Tanino, poi, con fare più sereno si rivolse al commissario, prendendogli la mano. Quasi a rabbonirlo paternamente.

– Commissario, mi creda, vada a fare prendere la cassetta delle offerte e qui, in questura, contiamo i soldi. Perché i soldi – le assicuro – sono nella cassetta.

Falconara, quasi che la Madonna Immacolata, che “scioglie i nodi” lo avesse calmato e convinto, volle dare un’altra chance a Tanino.

-Tanino adesso mando una pattuglia a fare prendere la cassetta. Ma se mi hai imbrogliato ti getto in camera di sicurezza e butto la chiave.

Tanino sempre con calma anglo-calatorrese (pure i neologismi oltre gli ossimori), replicò.

– La chiave se la può tenere in sacchetta lei stesso. Non mi scanto! Anzi mi ci faccia accompagnare in camera di sicurezza che mi vado a riposare. Mi sono stancato. Questa minkia di seggia è una tortura. E io e lei lo sappiamo. E chiudiamola qua!

Falconara rimase sbalordito dalla faccia tosta di Tanino. Pure stanco si sentiva. Ripensò al mondo che stava andando all’incontrario. Ma questo era. E nessuno poteva fare qualcosa. “Signum temporum”.

Dopo meno di mezz’ora.

– Dottore, come da suo ordine, abbiamo ritirato la cassetta delle offerte. Naturalmente abbiamo avuto il consenso di monsignore Incorvaia. E’ stato molto gentile. Ci ha pure fatto firmare una ricevuta, dove c’era scritto che le offerte ”ivi contenute” ammontano ad “almeno millecinquecento euro”.

Falconara parse strammare.

– E voi avete firmato?

Si senti rispondere.

– Certo dottore. Regolare ricevuta. Come per legge.

Falconara non sapeva se sentirsi più avvilito o arrabbiato. In primis volle dimenticare o meglio non volle ricordare ai due agenti che non avevano bisogno di nessun consenso, essendo in corso una indagine di polizia giudiziaria. In secundis, volle dimenticare o meglio non volle ricordare quello che Tanino aveva detto sulle doti “divinatorie” di padre Incorvaia sull’ammontare delle offerte.

E questa volta anche Falconara non volle riconoscere altro alto rango al prelato.

Riacquista la calma professionale fece riportare Tanino nel suo ufficio. Tanino entrò nella stanza di Falconara, tenendo un contegno da detenuto modello. Ossequiò il commissario e attese che lo invitasse a sedersi. Falconara non lo invitò. Una piccola ripicca per le osservazioni ricevute sulla sedia da tortura. Fece arrivare l’agente Todesco per verbalizzare e alla presenza dei due che avevano prelevato Tanino e di quest’ultimo, tenuto in piedi accanto alla famigerata seggiola in legno, diede inizio alle operazioni.

– Si procede alla apertura della cassetta, refertata come corpo di reato numero cinque, mediante apposita chiave a due denti.

Falconara aprì la cassetta ed estrasse un notevole numero di banconote, constatando che due gruppi apparivano più nuove delle altre. Soprattutto risaltavano per il colore diverso. Il verde. Quindi iniziò a far verbalizzare dettando ad alta voce e contando i biglietti dei vari tagli di euro e le monete.

– Si procede alla separazione delle monete dalle banconote. Si contano n.28 pezzi da cinque euro, per un totale di centoquaranta euro. Si contano n.31 pezzi da dieci euro, per un totale di trecentodieci euro. Si contano n.18 pezzi da cinquanta euro, per un totale di novecento euro. Si contano n.16 pezzi da cento euro, per un totale di milleseicento euro. Si contano monete di vario taglio per un valore di seicento venti euro. Per un totale di tremila e cinquecentosettanta euro.

Falconara si meravigliò. Tanino aveva ragione. Padre Incorvaia non aveva saputo fare il ragioniere. Fece accomodare Tanino sulla seggiola di legno.

– Tanino spiegami come è possibile.

Tanino guardò con sufficienza il commissario. Poi procedette con la sua spiegazione piuttosto singolare ma con una sua logica. Logica “particolare” però.

– Deve sapere caro Commissario che ci sono cose possibili, cose impossibili e cose che diventano possibili?

Falconara, con pazienza, domandò.

– Che significa? Spiegati Tanino.

Tanino con aria da gran maestro iniziò a chiarire.

– Commissario padre Incorvaia aveva contato circa millecinquecento euro? Giusto?

Falconara confermò.

– Giusto.

Tanino di rimando.

– E questo è possibile. Giusto?

Falconara (ri)confermò.

– Giusto.

Tanino riprese.

– Lei ha contato tremila e cinquecentosettanta euro.

Quindi circa duemila euro in più di quanto dichiarato dal parrino. Giusto?

Falconara di nuovo confermò.

– Giusto.

Tanino di nuovo riprese.

– E’ anche questo è possibile. Giusto?

Falconara di nuovo (ri)confermò.

 – Giusto.

Il commissario a questo punto si rivolse a Tanino con tono inquisitorio.

– E gli altri duemila euro chi ce li ha messi?

Tanino mezzo infastidito.

– Commissario tutte cose vuole sapere. E non ci abbasta mai?

Quest’ultima frase fece ancora una volta venire il nervoso a Falconara, sempre in ricordo della stessa espressione usata dalla vedova Lo Celso per la presunta insidia erotica. Falconara sedò sul nascere il riflesso dei nervi e senza fare una piega intimò a Tanino e richiese.

Allora?

Tanino.

Allora, allora!? Eh! Commissario ma non lo capisce?

Falconara.

– Cosa?

Tanino, questa volta, tutto infastidito.

– Manco lei mi pare dottore. L’aumento di duemila euro nella cassetta delle offerte rientra fra le cose che – come le ho spiegato all’inizio – diventano possibili.

Falconara controllò di nuovo la raggia su questa nuova logica “aristotelica-taniniana” e ancora una volta con tono commissariale intimò a Tanino.

– Ora tu mi dici come facevi a sapere che i soldi erano nella cassetta e che anzi, come per miracolo, erano pure aumentati di duemila euro.

Anche Tanino, a suo modo, riprese la sua veste “professionale”.

– Commissario io nel mio lavoro sono serio. Io sono un informatore della Polizia. Io posso darvi un indizio ma non posso risolvervi il caso. E che sono la Polizia io? Che sono impiegato? Voi siete la Polizia. Anzi lei, è la Polizia. Lei lo deve risolvere il busillis. Per stipendio. Io al massimo ci posso dare un indizio. Questo è il mio mestiere. E questo io sono tenuto a fare. E l’ho fatto. Punto e basta!

Tanino si zittì. E non andò oltre. Il Commissario sapeva che il fato aveva voluto che svolgesse il suo lavoro nell’Isola. A Calatorre, per giunta. Non a Lugano. In Svizzera. Lì tutto ha un senso. Tutto è chiaro, limpido, cristallino. L’Isola era invece un’altra cosa.

La normalità nell’Isola è tutta al contrario. E’ necessario uno sforzo in più. Nell’Isola bisogna risolvere un rebus e poi un altro e un altro ancora. Superare un enigma dopo l’altro. Nell’Isola tutto è più criptico.  

Riprese dunque il gioco con l’informatore.

Andò al “servizio” come in un game di tennis, sperando di fare un ace.

– Tanino dove devo andare? Voglio sapere solo un indizio. Questo rientra nel tuo mestiere. Giusto?

Tanino assentì.

– Giusto.

L’ace era andato a segno. Tanino, a ulteriore conferma, chinò il capo verso il basso, e attese l’altro ace tennistico.

– Allora, dimmi, dove devo andare a cercare?

Tanino guardò Falconara e lo guardò questa volta con ammirazione. Sapeva che avrebbe compreso il rebus. Soddisfatto di avere perso il gioco, il game, la partita. Offrì quindi un’altra tessera dell’enigma.

– Deve tentare la fortuna. Deve comprare un gratta e vinci nella vecchia merceria che una volta era di donna Titina. Oggi c’è la un picciotto, bonaccione, che non c’entra niente con il furto ma che lo può aiutare. Assai. Lo può aiutare assai, assai.

Il commissario fece finta di non capire.

– Tanino lo sai che non gioco e che odio i gratta e vinci.

Anche Tanino fece finta.

– Vero è. Chiedo scusa. Mi sfuggì. Commissario però, se vuole risolvere il caso, deve tentare la fortuna. Si vada a compare un gratta e vinci.

Il commissario ancora più irritato.

– Tanino te lo ripeto. Non ho mai giocato alle lotterie. Io sono contrario a questo gioco d’azzardo di Stato.

Tanino assenti di nuovo.

– Lei ha ragione. Questa volta però fa male. Questa volta vada a comprarsi un gratta e vinci. Per una volta cerchi la fortuna. Può essere che le sia amica. Mi ascolti.

Falconara azionò il particolare metodo enigmistico-isolano.

Decise di tentare la sorte.

Ma a modo suo.

Continua……

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