Noi siamo corpi. Ciascuno di noi è un corpo. Un fatto molto concreto. La religione cristiana è la religione dei corpi, della resurrezione dei corpi e delle anime. Nulla di metafisico per i laici: qui ed ora! Anche se tutto viene proiettato nell’oltremondano per i credenti, dopo e per la divina eternità.
In realtà, il corpo è pulsionale, il corpo è politico, è la sede incontrollata della nostra soggettività, abitata dai sentimenti e dagli stati affettivi, dalle emozioni causate dagli eventi e dai traumi del passato, e non ultimo dal desiderio vocato a vivere l’esistenza.
Con la gioventù che non ritorna vanno via le ideologie, le passioni, i conflitti, i desideri della bella e spensierata giovinezza, le trascorse vicissitudini di un passato critico e tribolato.
E ci si fa saggi rispetto al flusso della vita e dei suoi accadimenti drammatici e tragici. Si diventa atarassici e non si vive più ciò che è stato. Nel silenzio della notte l’anima tace. La nostra anima che è il nostro corpo, due nell’Uno.
E scopriamo che una certa pedagogia, in odore di santità accademica, vuole ritornare indietro, volgersi al passato, come una celebre rappresentazione poetica, nella Divina Commedia, che indica un monito etico: “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa”.
Andare oltre, non fermarsi, raggiungere nuovi traguardi per dare vigore e dignità alla vita individuale e collettiva. E uscire dalla oscura selva dantesca per andare verso la luce dell’amore, dell’amicizia e della ragionevole saggezza, campo condiviso di credenti e non credenti, spazio brillante e ricco di cordiali relazioni umane.
Il motto “Dio, patria e famiglia” porta male e fa male. Lo abbiamo già studiato e sperimentato, provando l’orrore di una banalità: la cattiva abitudine di non pensare e di delegare agli altri la propria esistenza di uomini e di cittadini. Conoscere il passato non significa conservare la “tradizione”, semmai si conosce il passato per andare avanti “criticamente” nella storia, nella civiltà e nella scienza.
Non si può fare come il gambero che cammina all’indietro. La storia, nel bene e nel male, si evolve, non è statica. La scienza è progresso nella conoscenza, non avrebbe senso una scienza che non sia motore della ricerca e della sperimentazione per il progresso dei saperi.
Tutti i giorni apprendiamo notizie e informazioni sulle nuove scoperte in campo scientifico. E perché mai la Storia non dovrebbe essere come la Scienza? Non si può essere progressisti in campo scientifico e reazionari nella storia umana e politica: è una contraddizione in termini!
Se poi si pretende di leggere la Bibbia o altra opera della tradizione letteraria per volontà di legge e con la coercizione pedagogica, Bibbia che è giusto studiare perché fa parte della universale cultura umana, si corre il rischio di mortificare e di uccidere il desiderio vitale dell’innovazione democratica.
Non c’è bisogno di alcuna coercizione educativa perché il passato si studia e si insegna, come è giusto studiare il presente e il futuro, nella speranza che non vi sia l’illusione e l’abbaglio propagandistico dell’avvenire, a causa di una scelta ipostatica e ripetitiva.
L’ideologia politica conservatrice e reazionaria non va bene per l’evoluzione etica dell’umano, perché è un’ideologia nostalgica del passato, portata a costruire muri sociali e pregiudizi personali.
Nella coercizione pedagogica cogliamo il pericolo di una dittatura dell’omologazione del consenso popolare e una sterilizzazione della vivacità umana nelle relazioni sociali.
Dio ci guardi dai soloni ammuffiti e arrugginiti della tradizione “Dio, patria e famiglia”. A loro non può andare il nostro affettuoso pensiero. Lo diciamo anche per loro che bisogna comprendere e riflettere, ricordando a tutti noi il buon senso, ragionevole e illuminato, della nostra equilibrata Costituzione italiana.
Tonino Calà
