Parlare di educazione alla sessualità e all’affettività spaventa tantissimi maschi perché mette in discussione la visione che hanno gli uomini della sessualità maschile e femminile, il loro pregiudizio fallocentrico di potere comandare sulla sessualità femminile, il singolare, ingovernabile e irriducibile godimento delle donne emancipate.
Diciamo subito che non vi può essere reale educazione alla sessualità che non sia all’affettività. E si può forse affermare che l’affettività è l’espressione colta ed evoluta della sessualità, anche se apparentemente le due cose possono sembrare distinte e separate.
Nel diverso approccio al tema, nelle sensibilità delle persone che sanno comprendere il vissuto emotivo e sentimentale troviamo esauriente risposta. Diversi studi di sessuologia, come dice il verso “e non c’è sesso senza amore” di “Ricordati di me” di Antonello Venditti, spiegano che la distinta diversità fisica e psichica non va bene, che si può fare sesso privati dell’amore come chi consuma un pasto gustoso e nulla più, presi da un frugale godimento che non lascia traccia affettiva.
In altri termini più prosaici, si vuole intendere che fare sesso non può essere l’atto meccanico praticato dagli animali, come riferiscono gli studi etologici, e che nella donna e nell’uomo c’è dentro di loro e si manifesta un sentimento che coinvolge i due partner e attribuisce al gesto erotico un significato d’amore, l’affetto per l’altro.
Quindi, l’educazione all’affettività diventa un discorso pienamente relazionale la cui cifra singolare è il rispetto reciproco tra gli amanti, anche se alcune vicende quotidiane della cronaca narrano una violenza sessuale dell’uno sull’altra, critica lettura di una psico-antropologia del maschio e della sua pulsione di dominio sul “sesso debole”.
Da tanto tempo e in diverse nazioni d’Europa, l’educazione all’affettività è prevista nelle scuole, a partire dalla primaria. Forse, non è accaduto in Italia perché una certa mentalità patriarcale e maschilista (moralistica, reazionaria e conservatrice) ha rallentato l’introduzione dell’educazione alla sessualità nell’ordinamento scolastico.
A chi fa paura la libertà sessuale delle donne? La loro libera autodeterminazione di soggetti autonomi che scelgono e decidono di desiderare da sé e per sé?
Finalmente, qualche mese fa, un’ottima proposta del deputato Magi di Più Europa, un emendamento sull’educazione sessuale da introdurre nelle scuole italiane. “La proposta di Magi ha un obiettivo duplice: da un lato, contrastare culturalmente la violenza di genere, dall’altro prevenire la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili.
Secondo un sondaggio di Skuola.net su oltre 15mila giovani tra gli 11 e i 24 anni, il 93,7% degli studenti sarebbe favorevole a introdurre l’educazione sessuale e affettiva come materia obbligatoria”.
Purtroppo, ben presto il governo, che in un primo momento aveva accolto la proposta, ha spostato la somma di 500mila euro, stanziati in manovra per promuovere corsi sull’educazione all’affettività, in un altro progetto per formare gli insegnanti “riguardo alle tematiche della fertilità maschile e femminile, con particolare riferimento all’ambito della prevenzione delle infertilità”.
Ciò ha provocato la reazione delle associazioni degli studenti che chiedono la creazione di “percorsi formativi rivolti a contrastare i fenomeni di bullismo e cyberbullismo tra i ragazzi e le ragazze e gli episodi di violenza contro le donne, anche minorenni. I casi sono infatti in aumento sia per quanto riguarda il bullismo che le aggressioni di genere”.
A chi lavora da tantissimi anni nelle scuole di diverso ordine e grado, è arcinota la domanda di formazione e di conoscenze di studenti e di famiglie che va sotto il nome di educazione alla sessualità, più ricca e definita di educazione all’affettività, per le implicazioni etiche e psicologiche che in essa sono presenti.
Una concreta aspettativa espressa dai ragazzi e dagli adulti quella di una educazione più coraggiosa, il cui valore intrinseco consiste in un patrimonio emotivo e sentimentale che può prevenire ed educare contro la violenza di genere e i tristi fenomeni del bullismo e del cyber bullismo.
Per una scuola moderna ed evoluta che sia capace di sconfiggere le paure dei ragazzi e di promuovere il loro benessere psicofisico all’interno di comunità scolastiche vocate all’armonia sentimentale e alla ricchezza dei vissuti individuali e collettivi.
Tonino Calà

