La solita ricetta alla nissena: aria fritta in Casa Petitto

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Il Pd tace, il M5S sgomita e SI sta a guardare. Ma c’è una soluzione

Caltanissetta deve sentirsi privilegiata: è tornato, in splendida forma, il suo nume tutelare. Ci si era davvero preoccupati del tono sommesso che aveva salutato il suo ritorno alle scene pubbliche. Ma ora si è certi che quel momento sia stato soltanto frutto di uno stato di transizione non certo facile dopo la sconfitta elettorale. E si comprende bene quanto la propaganda, una volta esauritosi il rito della caccia al consenso, lasci dietro a sé una teoria di gravosi dilemmi.

Per questo motivo, adesso, si deve gioire, perché la consigliera Petitto non soltanto è ritornata più risoluta del tempo che fu, ma ha riscoperto quella volontà demiurgica volta a trasumanare ciò che i mortali non riescono proprio ad intendere. La si vuole ringraziare in anticipo, perciò, per aver precorso i tempi, svelando la natura della sua ultima fatica creativa.

La comunicazione di aver costituito una federazione politica, la cui originalità si scorge fin dalla medesima denominazione, Area Civica, e il cui scopo precipuo e abbastanza manifesto guarda alle prossime elezioni amministrative, difatti, non ha turbato l’opinione pubblica. Vuoi per negligenza o per pigrizia o per opportunismo o perché si è voluti attingere alla fonte del Lete e dimenticare gli orrori che si sono compiuti in nome del vota-il-meno- peggio. Ma quest’ultima ipotesi va sicuramente scartata, vista la penuria di acqua.

Volendo, dunque, fare un commento alla novità petittiana, a mo’ di promemoria per i futuri smemorati che ordiranno pretestuosi comunicati e che si strapperanno le delicate capigliature, dopo aver gozzovigliato nel silenzio, consta dire che la neoformazione Area Civica ha tutti gli ingredienti per palesarsi come la solita ricetta dal contenuto vago ed indefinito, ma che, al contrario della teoria leopardiana dell’infinito, presto farà emergere la finitudine ristretta delle proprie vedute politiche.

Senza più di tanto insistere sul carattere di una formazione chimerica che, volendo sembrare nuova, ha tutto il sapore del boccone stantio, ci si chiede perché mai il Partito Democratico di Caltanissetta stia tacendo di fronte a tali manovre che avrebbero del tutto la connotazione di un accerchiamento senza precedenti. Forse che il Pd voglia censurare sé stesso, per non scoperchiare contraddizioni irrisolte?

D’altronde non si capisce neppure l’orientamento del M5S in questa vicenda. Forse che si sta consumando uno sposalizio che sarà lecito fintantoché non scoppieranno le fisiologiche divergenze per la conquista della leadership non solo dell’opposizione consiliare, ma anche della prossima coalizione opposta all’attuale governo locale?

E Sinistra Italiana ha deciso di ritagliarsi soltanto un ruolo voyeuristico di osservatore, mentre i contendenti si dilacerano vicendevolmente, nell’attesa che la menzogna ripresenti il cliché della fine dei partiti, favorendo così la sceneggiatura ambigua di chi ha tutto l’interesse di governare le ricchezze cittadine?

Ma una soluzione appare possibile in un assetto politico, dove si mira, senza dubbio, al pasticcio, per impedire la rottura di schemi accomodanti tesi a privilegiare pochissimi sotto il vessillo del campanilismo.

I rappresentati cittadini dei partiti della Sinistra Parlamentare provino ad avviare un dialogo che curi le fratture che fanno stagnare un’azione politica collettiva, nel rispetto delle proprie convinzioni ideologiche/o programmatiche, in vista di un obiettivo che potrebbe lasciare il segno in questa città dormiente: una conferenza programmatica a più voci, libera ed indipendente.

Questa volta sì che sarebbe il caso di dire senza padrini e senza padroni.

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